La Cena in Emmaus è un olio su tela (147 × 305 cm) dipinto da Alessandro Bonvicino detto il Moretto, databile al 1526 circa e conservato nella Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia. Esso rappresenta un episodio fondamentale nell’ambito della spiritualità cristiana. Gesù è stato crocifisso. Due discepoli vagano, devastati. Lungo la strada, verso sera, incontrano un viandante, che si unisce a loro. I tre, contro l’oscurità che sta giungendo per avvolgere il mondo, entrano in una locanda, dove si accingono a consumare la cena. Il viandante sconosciuto spezzerà il pane e, in quell’atto, rivelerà, con il gesto, la propria identità. E’ Cristo.
STILETTATE
di Tonino Zana
I cattolici vivono un tempo di confusione, di diminuzione, di dispersione. Un Papa si è dimesso e vive a Roma, il Papa ufficiale nomina cardinali nuovi dalla mattina alla sera e il più giovane è un vescovo italiano, capo dei cattolici in Mongolia. E’ italiano e ha 48 anni.
Conta milleottocento cattolici, la Mongolia, messi insieme in trent’anni di vita, di missione e si rappresenta in termini diplomatici con una Nunziatura che ha sede in Corea, avete capito bene, in Corea.
Spese, vocazioni tramortite, cacciate e minacce di eresie, scismi, rottura tra chiesa della campagna e chiesa della città, l’impressione è che il carisma dei Pastori sia venuto meno. Un conto è predicare, un conto è obbedire, un conto è patire e un conto è bivaccare in canoniche più grandi dieci volte delle case dei poveri. La chiesa o torna alla dimensione dei bisogni dei suoi fedeli oppure non serve. La chiesa, strumento della religione rischia di sparire con il patrimonio della fede.
Nei paesi e nelle città non circolano sacerdoti, dico di una circolazione fisica, come se avessero il timore di esistere e quella che è stata la religione più forte d’Europa, in un’Italia tutta cattolica fino alla fine degli anni Ottanta e oltre, adesso fatica a testimoniare minimamente la sua immensa storia millenaria.
I cattolici hanno accusato e si sono accusati di tutti i loro vizi e non hanno controbilanciato con le virtù, intanto che altre religioni, molto o tanto quanto invischiate negli stessi errori, non si sono interrogate, non sono scappate, anzi hanno alzato i loro stendardi.
Parliamo dieci volte al minuto di sostenibilità, ma che sostenibilità può mai mettere fuori la testa se non si sostiene, chi in un modo chi in un altro, la religione, la chiesa, i riti, le preghiere, la liturgia a cui si è appartenuti? Vi parla un cattolico di quarta segata, pieno di lividi morali. Guai, però, a togliermi di mezzo l’oratorio dove sono nato e le speranze affidate a una chiesa a cui appartengo. Nella disperazione dei giorni, nelle pause serene di un’ora. Prego, ogni sera, con le parole della mia religione. La fede è un dono e chi lo possiede, beato lui.