The Vindolanda Trust ha comunicato, in questi giorni, una scoperta di rilievo, avvenuta durante gli scavi, in corso, nei resti della caserma del Forte di Vindolanda, nei pressi del Vallo di Adriano, in Gran Bretagna.
“Il nostro team – dicono gli archeologi – ha portato alla luce una falera d’argento (decorazione militare) raffigurante la testa di Medusa. La falera è stata scoperta sul pavimento di una caserma, risalente al periodo di occupazione coincidente con l’impero di Adriano”.
La fàlera era in origine un disco laterale dell’elmo cui si fissavano i lacci per assicurare l’elmo stesso alla testa del guerriero.. Il termine falera designa per esteso un disco in metallo che serviva come semplice elemento decorativo, atto a ornare sia le corazze degli uomini sia la bardatura dei cavalli, oppure come decorazione al valor militare, in varie epoche e presso diverse popolazioni (celtiche, etrusche e romane).
Nei tempi di Roma arcaica le falere furono utilizzate come ricompense militari romane per gli ambasciatori esteri, specialmente di origine gallica. Erano utilizzate dagli Etruschi e furono introdotte a Roma dal quinto re, Tarquinio Prisco. Al tempo di Polibio, in età repubblicana, le decorazioni erano concesse al cavaliere che aveva riportate le spoglie di un nemico, mentre in età imperiale, alla truppa, ovvero legionari e ausiliari (falerati) che si erano distinti in battaglia. Erano concesse anche collettivamente ad ali e coorti. Sui monumenti romani appaiono di solito nel numero di nove, unità geometricamente uniforme. In dosso ai soldati erano disposte su tre linee, legate con corregge ortogonali a formare un pettorale, indossato poi sulla corazza, in modo da essere agganciate. Le falere potevano essere anche sfoggiate sulle insegne (vexilla e signa) dei reparti militari.