Nel 2025 ricorrono i 400 anni dalla morte di Jan Brueghel il Vecchio. Ecco perché i suoi quadri minuziosi, spirituali e ricchissimi di dettagli parlano ancora oggi al nostro immaginario
1. Era figlio di Pieter Bruegel, ma trovò una sua voce poetica
Meno visionario del padre, ma più raffinato e simbolico
Jan Brueghel il Vecchio nacque nel 1568 ad Anversa, pochi anni prima della morte del padre, Pieter Bruegel il Vecchio, autore di scene contadine e infernali passate alla storia. Ma Jan non seguì quella linea grottesca: preferì la bellezza minuta della natura, le allegorie raffinate, le composizioni poetiche. Il suo soprannome? “Brueghel dei velluti”, per la morbidezza dei suoi paesaggi e la delicatezza del suo stile.
2. Dipingeva anche su rame, vetro e avorio
Materiali preziosi per collezionisti raffinati
I suoi quadri non erano solo opere da cavalletto: Jan Brueghel amava dipingere su superfici lisce e rare, come il rame, l’avorio o il vetro, per ottenere effetti ottici sorprendenti. I colori così risultavano più brillanti e compatti, perfetti per le ricche dimore barocche e le collezioni da “Wunderkammer”, le camere delle meraviglie dell’epoca.

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3. Era amico personale del cardinale Federico Borromeo
Un artista al servizio della spiritualità e della scienza
Durante il suo soggiorno in Italia, Jan fu notato da Federico Borromeo, che divenne suo mecenate e amico. Il cardinale collezionò decine di sue opere, convinto che la natura dipinta con precisione potesse rivelare la gloria di Dio. I due mantennero un fitto carteggio, oggi conservato alla Biblioteca Ambrosiana di Milano.
4. Inventò le prime “enciclopedie pittoriche” della natura
Conchiglie, fiori, pesci, gemme: un mondo intero in un quadro
Molti suoi dipinti — come il celebre Vaso di fiori con gioiello, monete e conchiglie — sono cataloghi visivi della natura, pieni di specie botaniche e oggetti rari. Non si tratta solo di virtuosismi: Brueghel voleva rappresentare la creazione in tutta la sua varietà, mescolando arte, fede e scienza. Un vero “naturalista con il pennello”.
5. Collaborava con altri pittori… per completare le sue opere
Un pittore collettivo: lui i paesaggi, gli altri le figure
In molte opere Brueghel lavorava in team. I paesaggi, le architetture e gli sfondi erano opera sua; le figure venivano spesso aggiunte da artisti come Peter Paul Rubens o Frans Francken. Una forma di collaborazione che oggi definiremmo “ibrida”, ma che all’epoca era segno di stima reciproca.
6. I suoi quadri sono così pieni di dettagli da sembrare digitali
Osservarli oggi è come usare uno zoom ad alta definizione
Guardando da vicino i suoi dipinti — soprattutto gli oli su rame — si resta colpiti dalla quantità incredibile di particolari: insetti, riflessi, fili d’erba, oggetti minuscoli. È come osservare una scena al microscopio: non a caso molti visitatori moderni li considerano “iperrealisti” ante litteram.

7. È protagonista di un nuovo allestimento alla Pinacoteca Ambrosiana
Milano celebra i 400 anni con arte e tecnologia
Nel 2025, per celebrare i 400 anni dalla morte di Jan Brueghel il Vecchio, la Pinacoteca Ambrosiana di Milano ha completamente rinnovato la sua sala 7, dedicata ai pittori fiamminghi. Oltre a 32 capolavori disposti secondo criteri monografici, il percorso include una installazione multimediale con schermi touch che permettono di esplorare i quadri nel dettaglio, scoprendo simboli e materiali.
Un modo perfetto per tornare a osservare il mondo con lo sguardo curioso di Brueghel.
Vuoi vederli dal vivo?
📍 Dove: Pinacoteca Ambrosiana, Milano – Sala 7
📅 Cosa: Riallestimento in occasione dei 400 anni dalla morte di Jan Brueghel il Vecchio
🌐 Sito ufficiale: www.ambrosiana.it
Perché Jan Brueghel si discostò dall’arte del padre?
Una scelta consapevole tra bellezza naturale e inquietudine morale

Jan Brueghel il Vecchio si allontanò dallo stile del padre non per caso, ma per una scelta estetica e culturale ben precisa. Mentre Pieter Bruegel il Vecchio si concentrava sulla rappresentazione cruda, ironica e spesso tragica dell’umanità — tra contadini grotteschi, proverbi visivi e paesaggi infernali — Jan cercò un’arte più raffinata, pacificata, vicina alla contemplazione del creato. La sua pittura non voleva provocare o ammonire, ma elevare: non attraverso la denuncia, ma tramite l’armonia visiva.
In un’epoca segnata dal dibattito tra scienza, religione e arte, Jan scelse di dipingere ciò che poteva esprimere ordine e meraviglia, come un giardino, un bouquet, un cielo limpido o un paradiso terrestre. Dove il padre aveva mostrato la follia umana, lui preferì mettere in luce l’intelligenza divina della natura, riflesso di una fede colta e luminosa. Non fu un semplice cambiamento di stile, ma una visione del mondo radicalmente diversa.
Jan Brueghel il Vecchio, pittore della meraviglia e della precisione
Nato a Bruxelles nel 1568, Jan Brueghel il Vecchio fu figlio del celebre Pieter Bruegel il Vecchio e fratello di Pieter il Giovane, ma seppe distinguersi presto per uno stile del tutto personale. Cresciuto in un ambiente artistico ricco e colto, Jan si formò ad Anversa e viaggiò in Italia, dove fu influenzato dall’arte rinascimentale e strinse un rapporto profondo con il cardinale Federico Borromeo. La sua pittura, attentissima ai dettagli e alla resa della natura, si esprimeva su supporti insoliti come il rame, il vetro o l’avorio, che gli permettevano di ottenere una luminosità straordinaria. Il suo soprannome, “Brueghel dei velluti”, richiama proprio la raffinatezza della sua pennellata.
Specializzato in nature morte floreali, paesaggi idilliaci, allegorie complesse e scene bibliche, Brueghel fu anche un innovatore del lavoro d’équipe: molte sue opere, infatti, vennero realizzate in collaborazione con artisti come Rubens, che vi aggiungevano figure umane o divine. La sua pittura è stata letta come una forma di teologia visiva: nei fiori, nei pesci, nelle gemme e nelle conchiglie egli cercava di rappresentare non solo la bellezza del creato, ma il riflesso della gloria divina. Morì ad Anversa nel 1625, durante un’epidemia di peste, lasciando un’eredità artistica che ancora oggi stupisce per precisione, grazia e profondità spirituale.