Archeologia a colpo d’occhio. Scopre nel campo dell’Alto Garda due bellissime teste di leone. A quando risalgono? A cosa serve quel gancio? Rispondono gli esperti

Due raffinati oggetti sono stati trovati da ricercatori, in questi giorni, in Trentino. I reperti potrebbero trarre in inganno per la loro evidente “romanità”. Ma l’osservazione del materiale e della modalità produttiva inizia a farci collocare le ascisse del tempo…

Nel cuore dell’Alto Garda, in provincia di Trento, un affascinante frammento di storia è tornato alla luce grazie al lavoro del gruppo di ricerca Aviation Archaeology Taa -Atcheologia Aeronautica Trentino-Alto Adige – .

Durante una campagna di ricerca, in questi giorni, un membro del team ha rinvenuto due “borchie” in metallo raffiguranti teste di leone, appartenenti al mantello di un ufficiale del Regio Esercito Italiano durante la Prima Guerra Mondiale.

Un simbolo di autorità e prestigio

Le chiusure ritrovate non erano semplici elementi funzionali dell’uniforme, ma simboli di prestigio e comando. Realizzate in ottone o in altri metalli resistenti, queste fibbie servivano a fissare saldamente il mantello dell’ufficiale, proteggendolo dalle intemperie mentre si trovava sul campo. Il motivo del leone, emblema di forza, coraggio e autorità, era frequentemente utilizzato nelle decorazioni militari e contribuiva a conferire eleganza alla divisa.

Una delle chiusure rinvenute è ancora completa del suo gancio originale, mentre l’altra ha perso la catena che collegava le due estremità del mantello. Il ritrovamento di questi manufatti non solo arricchisce il patrimonio storico della Prima Guerra Mondiale, ma permette di comprendere meglio le dotazioni e l’estetica delle uniformi degli ufficiali dell’epoca.

L’importanza del ritrovamento

Gli oggetti ritrovati rappresentano una testimonianza tangibile delle dotazioni in uso presso il Regio Esercito Italiano nei primi decenni del Novecento. Le uniformi degli ufficiali erano caratterizzate da elementi distintivi che ne sottolineavano il grado e il ruolo all’interno della gerarchia militare. Il mantello con chiusure a testa di leone era una parte integrante di queste divise, utilizzato per proteggere gli ufficiali durante le operazioni nei rigidi scenari alpini.

Il ritrovamento si inserisce nel più ampio contesto delle ricerche condotte dal gruppo Aviation Archaeology Taa che si occupa dello studio e della valorizzazione di reperti legati alla storia militare e aeronautica della regione. La loro attività, basata su un rigoroso metodo di indagine storica e sul recupero rispettoso dei manufatti, contribuisce a preservare e documentare episodi spesso dimenticati della Grande Guerra.

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Maurizio Bernardelli Curuz
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