Archeologia. Accanto al fiume scopre una pietra strana. Chiama gli archeologi. “E’ un reperto di 6000 anni fa”. Madre, amore, abbraccio gioia? Chi è il personaggio raffigurato?

Un corpo scolpito e inciso. Un volto con minimi lineamenti ma con potenza magnetica. Il ventre lievemente prominente. Oggi, gli studiosi presentano questa scoperta. La piccola scultura avrebbe 6.000 anni. Una figura enigmatica torna a parlarci di amore, desiderio, maternità e mistero. Ma chi l’ha creata? E perché?

Un incontro casuale tra un uomo, una pietra e un mondo scomparso

Era una mattina fredda. I campi spogli di Podczele, sobborgo orientale di Kołobrzeg (località marittima di 45.000 abitanti affacciata sul Baltico), si stendevano silenziosi tra nebbia e brina. Lungo l’ansa del fiume Parsęta, un agricoltore del posto stava ripulendo il greto dopo una piena.

Fu allora che notò un oggetto sporgere dal limo umido, vicino alla radice divelta di un ontano. Lo raccolse con la punta delle dita, passandolo tra i palmi: pesava, era liscio e stranamente proporzionato. Sembrava un corpo. Un corpo inciso nella pietra.

L’uomo, incuriosito, portò l’oggetto alla locale associazione Parsęta, un gruppo civico di recupero della memoria storica. E lì, mentre la figura veniva lavata con delicatezza sotto un filo d’acqua tiepida, prese forma un volto senza occhi, un ventre pieno, un’antichissima madre di pietra.


Un corpo che parla di abbondanza

Linee semplici, significati profondi

Alta circa 12 centimetri, la statuetta è scolpita in calcare fossile beige, percorso da conchiglie pietrificate e incrostazioni marine. I seni sono pieni, la pancia gonfia, i fianchi larghi, il volto è ridotto a una curvatura liscia..

La pietra sostituisce la più comune argilla e pare evocare un’idea di eternità.

“I fossili nella pietra – ha spiegato la geologa Barbara Studencka – erano visibili anche per l’uomo del Neolitico. Scelsero questa materia perché dentro c’era la vita. Una vita antica, nascosta e sacra.” La statuetta è stata decontestualizzata dal sito in cui fu deposta, probabilmente a causa delle piene del fiume. Attorno, gli archeologi non hanno trovato altro. La datazione non è avvenuta pertanto con l’analisi del materiale organico dello strato, ma con diagnostica sui dati stilistici poiché la statuetta è materiale di riaffioro alluvionale. Gli archeologi ritengono che essa sia stata gettata originariamente tra le acque del fiume, ma non sono rari i casi in cui questi materiali finiscono nelle acque da ripari o punti più elevati sottoposti ad erosione.


Un’archetipa europea

Le “Veneri” tra simbolo e funzione, da Malta all’Ucraina

La Venere di Kołobrzeg si inserisce in una tradizione iconografica che attraversa l’Europa neolitica, ma lo fa con tratti propri. Le cosiddette “Veneri” – termine moderno mutuato da un’interpretazione estetica ottocentesca – sono statuette femminili che compaiono in vari contesti dal Paleolitico al Neolitico.

A differenza delle più antiche Veneri paleolitiche, come quelle di Willendorf (Austria) o Lespugue (Francia), legate probabilmente a culti di caccia e fecondità, le figure neolitiche appartengono a società sedentarie, agricole, in cui la donna assume un ruolo centrale nella mitologia della terra-madre e della casa.

In Europa orientale, figure simili si trovano nei siti della cultura Cucuteni-Trypillia (Romania-Ucraina), mentre nel Mediterraneo spiccano i corpi generosi e immobili delle Dee dormienti di Malta. Ma in Pomerania? Mai nulla di simile era emerso. Questa statuetta è un unicum, non solo per il materiale (pietra) ma anche per il luogo di ritrovamento: il letto di un fiume, al limite tra la terra e l’acqua.


Neolitico in Pomerania

Un’epoca di transizione, tra natura e comunità

Tra il V e il IV millennio a.C., le comunità neolitiche della Pomerania occidentale vivevano di agricoltura, pesca e raccolta. Le capanne erano costruite in legno e argilla, spesso su terrazzi fluviali, con spazi dedicati al fuoco, alla preparazione del cibo, alla sepoltura dei morti.

Il fiume Parsęta, vicino al quale è stata rinvenuta la statuetta, costituiva una linea di vita. E forse proprio lì, alla riva, si svolgevano rituali connessi alla fertilità: offerte, immersioni, preghiere silenziose.

“La Venere di pietra – hanno detto gli archeologi, durante la presentazione della scoperta – gettata o deposta con cura nelle acque, poteva rappresentare una richiesta: pioggia per i campi, figli per le madri, protezione per il villaggio”.


Un’anomalia ricca di senso

Non argilla, ma pietra: un unicum nella regione

In tutta la Polonia nord-occidentale, gli oggetti neolitici scolpiti in pietra sono rarissimi. La scelta di questo materiale – calcare fossile – è significativa. Pesante, resistente, “vivo” nella sua struttura marina, dona alla figura una solidità totemica.

Il confronto con le statuette in argilla, più diffuse nel Neolitico polacco, rende la Venere di Kołobrzeg ancora più speciale: sembra un oggetto destinato a durare nel tempo, forse trasmesso tra generazioni, forse creato da mani esperte in uno stile consapevole e codificato.


Un’eredità per la comunità

Dalla terra al museo: quando il passato diventa futuro

Il 13 giugno 2025, nella sala grande del Museo delle Armi di Kołobrzeg, la statuetta è stata presentata ufficialmente alla stampa. Il direttore Aleksander Ostasz ha annunciato la nascita di una nuova sezione preistorica, mentre la sindaca Anna Mieczkowska ha sottolineato il valore della scoperta per l’identità cittadina e per il turismo culturale.

L’oggetto sarà esposto con un allestimento immersivo che unisce suoni della natura, giochi di luce e riproduzioni tattili. Presto saranno avviati anche laboratori didattici per bambini, con l’idea di raccontare la “Madre della Parsęta” come simbolo vivo, vicino e identitario.


Una donna che attraversa i millenni

Fertile, muta, potente: chi è davvero la Venere di Kołobrzeg?

Non sappiamo il suo nome. Non sappiamo chi la scolpì, con quali strumenti, in quale luogo. Ma oggi quella figura ci guarda ancora, senza occhi, attraverso la pietra. È il simbolo di un desiderio primordiale: il nutrimento, la nascita, la continuità della vita.

Forse era un dono, un talismano, una preghiera scolpita. Ma oggi è anche una chiave. Una chiave che ci riapre la porta del tempo e ci fa sentire, per un istante, l’eco del battito del cuore neolitico.



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Redazione
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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa