Archeologia. Affascinante. Stabiliti ora il primato e la comprensione. Questo è il monumento (e non è Stonehenge) più antico costruito dall’uomo in Europa. Come l’hanno datato con precisione? Dov’è? A cosa serviva?

Un esercito di grandi pietre nere, come spiriti antichi o divinità silenziose, si staglia maestoso nel paesaggio bretone. Allineate con rigore millenario, queste pietre incutono soggezione, suscitando stupore e mistero. Il loro silenzio custodisce storie dimenticate e segreti ancora da svelare. Tra nebbie e vento, il loro richiamo attraversa i millenni, evocando riti e credenze di un tempo remoto. Chi furono i loro costruttori e quale scopo nasconde questa straordinaria architettura megalitica?

Allineamenti di Le Menec a carnac Foto:  Steffen Heilfort / CC BY-SA 3.0













Carnac e la Baia del Morbihan: il cuore pulsante del Neolitico europeo

Dove il tempo incontra la pietra in una danza millenaria

Nel cuore della Bretagna meridionale, nella regione della Morbihan, si estende uno dei paesaggi megalitici più affascinanti e misteriosi del continente europeo: Carnac. Situata a circa 20 km a sud-ovest di Vannes e affacciata sulla Baia del Morbihan, questa terra è nota da secoli per le sue imponenti pietre erette, menhir e dolmen che disegnano lunghe linee lungo i campi e le colline, tracciando un enigmatico dialogo tra uomo e natura. Con più di 3.000 monoliti distribuiti su circa 10 chilometri di costa, Carnac rappresenta un patrimonio archeologico di valore inestimabile, capace di stupire e interrogare studiosi e visitatori con la sua maestosità e complessità.

Ma chi erano gli artefici di queste straordinarie opere? E soprattutto, quanto antichi sono questi monumenti? Le risposte a queste domande, lunghe decenni in attesa, sono state recentemente illuminate da un nuovo studio franco-svedese, frutto della collaborazione nell’ambito del progetto NEOSEA, finanziato dal Consiglio Europeo della Ricerca (ERC), che ha portato alla luce dati straordinari e una nuova cronologia per questo paesaggio megalitico.


Il progetto NEOSEA e la scoperta di Le Plasker: una finestra sul passato remoto

Scavare il tempo attraverso focolari, sedimenti e ossa carbonizzate

Il cuore dello studio è rappresentato dal sito di Le Plasker, una sezione recentemente individuata del complesso megalitico di Carnac, ubicata nel comune di Plouharnel, non lontano dalla più nota località di Carnac stessa. Gli archeologi dell’Università di Göteborg, della società francese Archeodunum e dell’Università di Nantes, sotto la guida di Audrey Blanchard, hanno condotto una campagna di scavi sistematici con l’obiettivo di ottenere una datazione precisa delle strutture presenti.

Quello che hanno trovato è un paesaggio stratificato: allineamenti di pietre erette su fosse profonde, accanto a residui di focolari e tracce di attività antropiche antichissime. Non si trattava solo di pietre erette, ma di un sistema complesso di rituali e pratiche sociali legate alla costruzione e all’uso dei megaliti.

Attraverso un’approfondita analisi stratigrafica, combinata con la datazione al radiocarbonio di quasi 50 campioni (legno carbonizzato, carbone vegetale, resti organici), gli studiosi hanno potuto costruire una cronologia estremamente precisa. Il modello statistico bayesiano, una metodologia avanzata che integra dati multipli per affinare la datazione, ha collocato l’erezione degli allineamenti tra il 4600 e il 4300 a.C., dunque in pieno Neolitico antico, rendendo Carnac uno dei siti più antichi d’Europa per quanto riguarda la monumentalità in pietra.


I menhir di Carnac: un linguaggio antico di pietra e orientamenti simbolici

Oltre la forma, verso un paesaggio sacro e comunitario

Gli oltre tremila menhir sparsi lungo il territorio di Carnac sono allineati in file lunghe e talvolta sinuose, non disposte casualmente ma con un orientamento costante da nord-nordovest a sud-sudest, un dettaglio che fa ipotizzare intenzioni simboliche e astronomiche precise. Se Stonehenge e altri siti sono famosi per la loro forma circolare, Carnac si distingue per queste linee rigorose, forse un tempo percorse in processioni rituali o utilizzate come indicatori di cicli stagionali.

La presenza di fosse di interro, ovvero le buche scavate per piantare i menhir, ha permesso agli archeologi di raccogliere materiali organici e sedimenti oggi fondamentali per le datazioni. Questi elementi testimoniano non solo l’antichità del sito ma anche la cura e la tecnica con cui venivano eretti i monoliti, che non erano semplici pietre, ma veri e propri simboli di identità collettiva e appartenenza territoriale.


Il fuoco e la comunità: focolari come centri di aggregazione sociale e rito

Il calore della pietra e dell’incontro umano nel Neolitico antico

Uno degli aspetti più sorprendenti emersi da Le Plasker è la scoperta di fosse per il fuoco e focolari accanto agli allineamenti. Questi elementi, di cui l’uso preciso resta ancora parzialmente oscuro, suggeriscono però un legame forte tra la costruzione dei megaliti e attività sociali legate al fuoco, come banchetti rituali, cerimonie o forse momenti di condivisione comunitaria.

Il fuoco, simbolo di trasformazione e purificazione, sembra aver giocato un ruolo centrale, forse unendo gli individui attorno a pratiche sacre che accompagnavano l’erezione e la venerazione delle pietre. L’associazione tra pietra e fuoco rafforza l’idea di un paesaggio vivo, dove ogni elemento – naturale e antropico – dialogava in un sistema complesso di significati.


Un monumento funerario prima dei megaliti: il passaggio dal Mesolitico al Neolitico

Architettura funeraria monumentale e continuità culturale

Sotto il livello delle pietre, gli archeologi hanno identificato una tomba monumentale datata intorno al 4720 a.C., costruita su una capanna mesolitica abitata da cacciatori-raccoglitori. Questo reperto, uno dei primi esempi di architettura funeraria monumentale nella regione, rappresenta un ponte tra due epoche, il passaggio da comunità nomadi a società stanziali complesse.

La presenza di questa tomba suggerisce che Carnac non era solo un sito di pietre erette, ma un luogo di memoria e identità ancestrale, dove si stratificavano culture e pratiche rituali. La monumentalità non era quindi solo uno sfoggio di potere, ma una forma di continuità e di legame con i defunti, un tema che attraverserà tutta la preistoria europea.


La Baia di Morbihan come culla del megalitismo europeo

Un epicentro culturale che ha plasmato il continente

Con questa nuova datazione, la Baia di Morbihan emerge come la regione più antica in Europa per la costruzione di monumenti megalitici. Ciò ribalta molte interpretazioni precedenti che avevano collocato la culla del megalitismo nelle Isole Britanniche o in altre zone. Carnac diventa così il centro di diffusione di una tradizione millenaria, un nodo da cui si irradiano idee, pratiche e simboli che si ritroveranno nei megaliti di tutta Europa.

La monumentalità di Carnac parla di un popolo che ha investito ingenti risorse nella costruzione di un paesaggio rituale, unendo le comunità attraverso la pietra, il fuoco e la memoria.


Il protocollo scientifico dietro la datazione: dal campo al modello bayesiano

Precisione e affidabilità nella cronologia di Carnac

Fondamentale per la rivoluzione cronologica è stato l’impiego di un protocollo scientifico rigoroso: dalla raccolta sistematica dei campioni organici, attraverso il controllo stratigrafico e la datazione al radiocarbonio, fino all’analisi statistica con modelli bayesiani che hanno permesso di incrociare i dati e affinare le stime temporali. Questo approccio ha ridotto al minimo le incertezze, restituendo una cronologia dettagliata che rende il sito di Carnac un vero e proprio faro per la ricerca sul Neolitico europeo.


Quale significato per Carnac? Domande aperte e prospettive future

Un paesaggio vivo di pietra, fuoco e mistero

Nonostante i progressi, il senso ultimo degli allineamenti resta ancora enigmatico. Erano linee di confine, percorsi cerimoniali, strumenti astronomici o un intreccio di tutto questo? Probabilmente un paesaggio rituale complesso e dinamico, riflesso di una cultura che aveva compreso il valore simbolico della pietra e del fuoco come elementi di unione sociale e cosmica.

La scoperta di Le Plasker apre nuove strade di ricerca e invita a ripensare il ruolo di Carnac non solo come monumento, ma come spazio culturale vivo, carico di significati e desideri di comunità e memoria, che ancora oggi risvegliano in noi stupore e curiosità.


Riferimenti bibliografici

Blanchard, A., Guyodo, J.-N., Paulsson, B.S., Montassier, F. (2025). Le Plasker a Plouharnel (V millennio a.C.): una sezione di recente scoperta del complesso megalitico di Carnac. Antiquity, 1–20. doi:10.15184/aqy.2025.10123


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Redazione
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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa