Archeologia. Bellissimo ritrovamento. Medievale. Realizzato a Venezia. Scoperto in un campo lontano. Cos’è? Cosa rappresenta? Come fu prodotto? Perché ha il colore dell’olio d’oliva? Rispondono gli archeologi

Una mano, contro il cielo luminoso, solleva una piccola gemma di vetro verde, che, alla luce piena, cangia in oro. E’ come olio. Santo. D’oliva. L’oggetto è appena stato recuperato dal terreno, in uno strato medievale ancora piuttosto superficiale, rispetto al piano di campagna. Il reperto non ha richiesto grandi scavi proprio perché l’area in cui è stato scoperto non presenta manipolazioni e non si trova in una zona alluvionale. Ma lo strato è certamente medievale, intatto. L’ovale di vetro istoriato rivela, nella breve pulitura, affrontata con i polpastrelli, la propria natura. Il bel verde diventa dorato, contro la luce del sole, evidenziando tre figure. “Un modello bizantino, probabilmente prodotto a Venezia” sussurrano gli archeologi, rigirandolo contro la luce.

Una scoperta straordinaria sulla costa del Suffolk

Il piccolo cammeo vitreo, rinvenuto da Oxford archaeology durante gli scavi per il progetto Sizewell C, vicino a Leiston (Suffolk), è un oggetto tanto minuto quanto straordinario. Misura appena 26 millimetri di altezza – meno della falangetta di una mano – ma concentra in sé una potente carica emotiva e simbolica.

Il cammeo vitreo. Maria, Cristo in Croce e Giovanni @ Oxford Archaeology

Realizzato in vetro verde, in rilievo, il cammeo vitreo raffigura Cristo e, ai lati, la Vergine e San Giovanni. E’ un momento particolare, probabilmente, quello colto da chi produsse lo stampo dell’oggetto. Le braccia di Cristo, ricordano sì, il Crocifisso, ma anche la gioia della Resurrezione. Le stesse braccia che proteggono e quasi sospingono, uno verso l’altra, la Madonna e Giovanni. Gesù affida Maria alle cure del proprio apostolo prediletto. Un gesto d’amore, umano e divino. Sopra il capo del Redentore campeggiano le lettere IC e XC, abbreviazione greca per “Gesù Cristo” (Ιησούς Χριστός), utilizzata diffusamente nell’iconografia cristiana orientale. Ma il modellato, nell’insieme, sembra già occidentale, tendente al realismo gotico di Giotto. Giotto che dipinse a Padova. Giotto che, nel proprio crocifisso fiorentino, riprende lo stesso istante, collocando però Maria e Giovanni all’interno dei bracci orizzontali del Crocifisso.

Sebbene siano conosciuti circa 200 cammei vitrei medievali simili – provenienti da circa 60 stampi diversi – ogni ritrovamento dischiude un mondo di fede, arte e commerci antichi. La particolarità di questo pezzo, ritrovato in un contesto archeologico integro, offre preziose opportunità di studio.


Leiston Abbey: il monastero e la possibile storia di un oggetto perduto

La presenza del cammeo a Leiston non è casuale. Sorgeva, a pochi chilometri dal luogo del ritrovamento, l’Abbazia di Leiston, fondata nel 1182 da Ranulf de Glanville, giurista e uomo di potere alla corte di Enrico II.

Il monastero, appartenente ai canonici agostiniani, era non solo un centro spirituale, ma anche un crocevia di pellegrinaggi, cultura e scambi. Non è difficile immaginare un devoto – forse un monaco, forse un pellegrino – che portava questo piccolo cammeo come oggetto devozionale, incastonato in un anello o appeso a una catena.


Da Bisanzio a Venezia: la lunga via dei cammei vitrei

I primi cammei vitrei a tema cristiano risalgono alla cultura bizantina dell’XI e XII secolo. Realizzati soprattutto a Costantinopoli, fungevano da reliquiari tascabili, amuleti protettivi o souvenir per pellegrini.

Tra la fine del XII secolo e il XIII secolo, la produzione di tali oggetti si diffuse anche a Venezia, che in quegli anni stava rafforzando intensi rapporti politici, economici e culturali con l’Oriente bizantino, specialmente dopo il sacco di Costantinopoli del 1204.

Una ricerca aggiornata conferma che Venezia, e in particolare Murano, divenne nel XIII secolo centro di produzione di vetri artistici, inclusi i cammei vitrei devozionali. Quindi non solo vetri per la quotidianità. Murano definì se stesso anche per la liturgia e per la decorazione.

Non è del tutto chiaro se i vetrai veneziani utilizzassero antichi stampi bizantini trafugati o se ne producessero di nuovi: più probabilmente, ripresero modelli iconografici bizantini, rielaborandoli con la loro maestria tecnica.


Come venivano prodotti i cammei vitrei?

Veniamo ora alla tua osservazione: il metodo di produzione.

Contrariamente a quanto avviene nei cammei in pietra dura o in corniola, nei quali il rilievo si ottiene scolpendo a mano strati sovrapposti, o nei cammei vitrei più raffinati, in cui si tese a mantenere l’arte dell’incisione, i cammei vitrei medievali ordinari erano ottenuti prevalentemente per fusione in uno stampo.

Ecco il procedimento più probabile :

  1. Si realizzava uno stampo negativo in pietra, terracotta refrattaria o bronzo, inciso con l’immagine desiderata in negativo
  2. Si riscaldava il vetro fino a renderlo viscoso, ma non completamente liquido.
  3. Il vetro veniva pressato o colato nello stampo, riempiendo ogni dettaglio.
  4. Una volta raffreddato, il pezzo veniva estratto, rifinito manualmente e, talvolta, lucidato.
  5. Il retro veniva accuratamente smussato o sagomato per facilitarne l’inserimento in montature di metallo o altri materiali.

Questo spiega anche perché i cammei vitrei appaiano generalmente “ripetibili” in molteplici esemplari identici o molto simili: lo stampo era riutilizzabile.

Il mutamento di colore del cammeo vitreo, osservato controluce Oxford Archaeology

Il risultato finale, quando il reperto viene osservato in controluce come nella foto scattata dagli archeologi, è pura magia: la trasparenza colorata del vetro esalta la raffinatezza del rilievo. Forse era proprio alzando dalla collana questo grano di vetro verso la luce o verso il cielo che il devoto vedeva con nettezza i destinatari delle proprie preghiere: Gesù, Maria e Giovanni. Il cammeo portato così, vicino all’occhio, diveniva percettivamente grande come un’immagine d’altare o come una sacra vetrata.

Gli elementi proporzionali indicherebbero l’origine occidentale delle figure. Interessante il notevole mutamento del colore, in diverse condizioni di luce Oxford Archaeology

L’ovale aveva il colore dell’olio; era cangiante come il succo di oliva. Come l’olio santo, il crisma. Una coincidenza o il colore venne cercato proprio in questa specificità cromatica, che poteva offrire un ulteriore piano simbolico?


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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa