Archeologia. Bellissimo. Riemerge il fiore di pietra della Sardegna di 3000 anni fa. Le acque defluiscono e liberano la cupola multicolore della Fonte Sacra di Noddule. La storia, i simboli. I segreti costruttivi

Una straordinaria epifania archeologica a Nuoro: annunciata proprio in queste ore la ricomparsa, dopo mesi di immersione, della cupola policroma della fonte nuragica di Noddule. Un prodigio ciclico di pietra e acqua che incanta da tremila anni.


È accaduto di nuovo. Proprio in queste ore, il sito archeologico di Noddule ha annunciato che le acque che da mesi sommergevano la camera sotterranea della fonte sacra si sono ritirate, lasciando emergere, come in una lenta e solenne epifania, la celebre cupola litica a thòlos. Un’opera sublime, composta da blocchi di trachite di colorazioni differenti, posati con tale perfezione da creare l’immagine di una rosa di pietra, una corolla scolpita nel cuore della terra, che fiorisce solo in primavera. Ma pure un occhio divini, che guarda e che conserva il luogo, scrutandone, nel profondo, gli antichi fruitori.

Un evento raro e simbolico che si ripete ogni anno, ma mai identico a sé stesso, come la stagione che rappresenta. Un prodigio litico e idrico che ha spinto la direzione del complesso a condividere la notizia con toni emozionati:

“Ci teniamo a informarvi che dopo mesi di immersione la cupola policroma della Fonte Sacra nuragica di Noddule è nuovamente visibile – recita l’annuncio della direzione dei siti nuragici, diffuso oggi –. L’acqua sta piano piano tornando dentro la camera a pozzo e finalmente ci si può avvicinare abbastanza all’ingresso per ammirarne la volta. Un gioiello architettonico estremamente raffinato e ancora perfetto dopo oltre 3000 anni, così riemerge come ogni anno ciclicamente dopo la piena stagionale. Una celebrazione di abbondanza, di fertilità, degli elementi naturali e del ciclo della vita”.

Il ritorno della cupola alla luce non è solo un’occasione per ammirare un capolavoro dell’architettura preistorica, ma anche un potente simbolo della ciclicità del tempo, dell’equilibrio tra uomo e natura, tra cielo e terra.

Fonte sacra di Noddule @ Zaenith Fonte sacra di Noddule CC BY-SA 4.0

Un’opera litica che celebra la rinascita

Ciò che appare oggi, sotto gli occhi dei visitatori più fortunati, è un’opera che sfida i millenni: una volta a falsa cupola costruita con conci perfettamente squadrati di trachite rossa, verde e grigia, disposti in modo da formare una struttura compatta e armoniosa, dove ogni elemento litico gioca un ruolo simbolico oltre che statico.

Nell’ultimo anello della cupola compare una decorazione a spina di pesce (chevron), motivo diffuso nell’arte sacra protosarda, mentre al centro del concio di chiusura è visibile un incavo oculiforme, forse un richiamo simbolico all’occhio divino o al potere vivificante dell’acqua.

L’effetto complessivo è quello di un fiore in pietra, un’architettura che sembra sbocciare dal ventre della terra, sacralizzando l’acqua che da essa sgorga e suggellando una concezione del mondo fondata sulla rigenerazione continua.

Il cuore di un santuario millenario

La fonte si trova all’interno del Complesso Nuragico di Noddule, in località Su Linnamene, sull’altopiano di Sa Serra, presso Nuoro. Si tratta di uno dei siti più articolati della Sardegna centrale, per la varietà e la stratificazione delle sue strutture.

All’ingresso si incontrano due grandi circoli megalitici e lunghe muraglie in pietra. Il fulcro è rappresentato da un nuraghe trilobato (con quattro torri, due delle quali addossate a quella principale) e da una capanna circolare monumentale del diametro di 10 metri, probabilmente adibita a funzioni assembleari o cultuali.

Ma il punto più suggestivo del sito resta la fonte sacra, vera e propria macchina liturgica scolpita nella roccia, che grazie alla sua sofisticata tecnica costruttiva continua a raccogliere e filtrare l’acqua da oltre tre millenni. La lavorazione interna dei conci, a risega, la colloca tra il 1200 e il 1000 a.C., in piena età del Bronzo.

Un luogo sacro frequentato per secoli

L’eccezionale longevità del sito è testimoniata dai numerosi reperti ceramici rinvenuti durante gli scavi: ceramiche punico-romane, ellenistiche, etrusco-campane, e perfino una lucerna del III secolo a.C., a conferma che la fonte continuò a essere frequentata ben oltre l’età nuragica. Poco distante si trova anche la Tomba dei Giganti di Noddule, indagata da Editta Castaldi a metà Novecento.

Gli scavi più rilevanti furono diretti da Ercole Contu negli anni 1961-1962. Dopo un lungo abbandono, nel 2008 si tornò a indagare l’area sacra grazie a Giovanna Congiu, che portò alla luce il temenos e ambienti circolari interpretabili come capanne rituali o botteghe votive. Dal 2018, finalmente, il sito è stato aperto al pubblico e può essere visitato grazie a un servizio di guide locali.

L’annuncio di oggi e il significato profondo del “fiore”

La notizia diffusa oggi dalla direzione del complesso archeologico segna un momento di grande suggestione. La cupola, riemersa dopo mesi di oscurità liquida, si presenta intatta e luminosa, come un fiore di pietra che sboccia in ritardo, ma con la forza silenziosa di un simbolo eterno.

La sua riapparizione è molto più di un fenomeno idraulico stagionale: è un messaggio ancestrale, un segnale che la terra sarda continua a parlare con le sue architetture sacre, e che i gesti degli uomini nuragici — fatti di pietre, acqua e cielo — sono ancora capaci di commuovere, ispirare e interrogare chi sa ascoltarli.


Epilogo: la primavera delle pietre

Nella profondità della terra, dove la luce filtra con parsimonia, il tempo sembra essersi fermato. Eppure, a Noddule, ogni primavera il tempo riprende a scorrere in modo speciale: non secondo le lancette degli orologi, ma secondo il respiro delle acque, il disegno delle pietre, la luce che accarezza la cupola come fosse la corolla di un fiore appena nato.

In quel momento, e solo in quel momento, la Sardegna arcaica si manifesta in tutta la sua poesia. E lo fa oggi, annunciando che il suo fiore di pietra è tornato a fiorire.

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Redazione
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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa