Archeologia. Caduta dei Romani in Britannia. Fu il cambiamento climatico? Cosa avvenne? Perché tanto sangue? Qual è la risposta nascosta negli anelli degli alberi? Un nuovo studio svela le pieghe del crollo. Ecco le scoperte

Non solo una causa causò il crollo dell’Impero romano. Ma un susseguirsi di “tempeste perfette”, in parte collegate ai cicli della natura, in parte connesse con l’insaziabilità umana o alla fame estrema, in parte a guerre civili e alla perdita di elementi unificanti profondi, in parte alla vastità dell’impero e a immigrazioni incontrollabili. Certo è il fatto che uno dei motivi per i quali la Britannia iniziò a vacillare sotto gli attacchi degli avversari fu legata al cielo, intenso nella sua connotazione meteorologica.

Resti di una torre del Vallo di Adriano. Rielaborazione grafica da una foto diAdam Cuerden/ Wikimedia Commons


Introduzione: un impero sull’orlo

L’anno è il 367 d.C. La provincia romana di Britannia, periferica ma strategicamente fondamentale, è scossa da una crisi che ha pochi precedenti. Bande di Pitti calano dal nord, gli Scoti attraversano il Mare d’Irlanda, i Sassoni sbarcano dalle coste del continente. Non si tratta di scaramucce locali, ma di un’offensiva congiunta, brutale e devastante: è quella che i cronisti romani battezzano come “conspiratio barbarica”, la cospirazione barbarica.

La nuova ricerca dell’Università di Cambridge fornisce ora una chiave di lettura sorprendente: furono tre anni consecutivi di siccità estrema – dal 364 al 366 d.C. – a minare le fondamenta economiche, militari e sociali della provincia, facilitando l’irruzione dei nemici.

Una grande organizzazione come quella romana aveva bisogno di ingenti risorse. Maggiori di quelle di popolazioni


Gli anelli degli alberi: archivio del clima

Lo studio si basa sulla dendrocronologia, ovvero l’analisi degli anelli di crescita degli alberi – in questo caso querce secolari – che fungono da registratori climatici naturali. come ben sappiamo gli anelli del tronco degli alberi segnano lo sviluppo della pianta stessa. Ogni anello, un anno. Ma non tutti gli anelli di accrescimento sono uguali. Ci sono anni più favorevoli in cui tutte le piante di una regione o di più aree crescono di più e pertanto i cerchi sono più larghi e anni di crisi di accrescimento, provocate da condizioni climatiche avverse, che vengono segnate da cerchi meno ampi. Gli studiosi del Dipartimento di Geografia di Cambridge, guidati da Charles Norman e Ulf Büntgen, hanno ricostruito l’andamento pluviometrico della Britannia meridionale nel periodo tra il 350 e il 500 d.C., individuando un’anomalia fortissima: una triplice estate siccitosa con precipitazioni medie mensili durante la stagione di crescita (aprile-luglio) inferiori ai 30 mm, contro una media storica di 51 mm.

Mai, nell’arco di oltre 150 anni, si erano registrati tre anni consecutivi di siccità paragonabile. Nemmeno tra il 1836 e il 2024 – epoca documentata con metodi meteorologici moderni – si trova un triennio così arido.

Triennio di siccità significa, a quei tempi, esaurimento delle scorte alimentari.


Gli effetti sul sistema romano

I riflessi della siccità furono devastanti. In Britannia, la coltivazione dei cereali si basava in gran parte sulla semina primaverile, resa necessaria dal clima generalmente umido. Tuttavia, la mancanza di piogge nelle fasi critiche della crescita portò a fallimenti agricoli totali, in particolare per colture chiave come il farro e l’orzo a sei file.

La carenza di cibo colpì innanzitutto l’apparato militare romano, che dipendeva dalla tassazione in natura delle popolazioni locali. Le truppe dislocate lungo il Vallo di Adriano, demoralizzate e affamate, si ribellarono: alcune guarnigioni consentirono addirittura il passaggio dei Pitti. Lo stesso Ammiano Marcellino, fonte primaria dell’epoca, descrive una situazione caotica, con generali catturati, soldati disertori e razzie incontrastate che insanguinavano la campagna britannica.


Un impero incapace di reagire

A peggiorare la situazione, Roma era in un momento di debolezza interna. L’Imperatore Valentiniano I, impegnato sul continente, fu costretto a inviare in Britannia i generali Teodosio il Vecchio e Severo per ristabilire l’ordine, ma ci vollero due anni interi per riprendere il controllo. Eppure, molti studiosi ritengono che la Britannia non si riprese mai del tutto: l’autorità romana fu ormai compromessa, e appena quarant’anni dopo – nel 410 – l’Impero abbandonò ufficialmente la provincia.


Clima e conflitto: un legame strutturale

L’aspetto forse più rilevante della ricerca è il collegamento – oggi sempre più studiato – tra stress climatico ed esplosione dei conflitti. Secondo la dott.ssa Tatiana Bebchuk, coautrice dello studio, “il nostro lavoro mostra come una crisi ambientale possa fungere da catalizzatore per crolli sociali. Fame, tensioni interne, frammentazione militare: tutte conseguenze dirette della scarsità d’acqua”.

Questa lettura si inserisce in un filone interdisciplinare che unisce storia, geografia, climatologia e scienze sociali. Gli autori dello studio fanno notare che episodi simili si verificarono in altri contesti: ad esempio, un aumento delle battaglie in Europa occidentale spesso coincide con annate siccitose, suggerendo una relazione sistemica tra clima e violenza politica.


Un monito per il presente

La portata del lavoro, pubblicato su Climatic Change, va ben oltre la storia antica. In un’epoca segnata da mutamenti climatici accelerati, fenomeni come quello del 367 d.C. assumono un significato nuovo. La storia della Britannia romana insegna che non è necessario un crollo improvviso per perdere il controllo di una regione: basta l’intersezione tra fragilità sistemica e fattori ambientali.

Come conclude Ulf Büntgen: “Studiare il passato con strumenti scientifici avanzati ci permette di leggere la storia non solo come un susseguirsi di eventi politici, ma come un ecosistema di relazioni tra natura e società. E ci ricorda che i collassi non sono mai un destino inevitabile, ma spesso il risultato di piccole crepe ignorate troppo a lungo”.


Fonti e approfondimenti

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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa