Veniva da lontano, quel quarantenne che, dopo la morte, fu consegnato al rogo. Un uomo strettamente legato al mondo dei gladiatori. E in particolare a uno spettacolo epico, un combattimento che figura sul vaso che fu poi utilizzato per porre le sue ceneri. Le figure rappresentate su quella ceramica – dotate di nomi, incisi, e qualifiche – erano quelle di combattenti di diverse categorie che si erano fronteggiati, davvero, in un dato giorno. Chi era, allora, quell’uomo che veniva da lontano? E chi erano i gladiatori? Lui era uno di costoro? O, piuttosto, l’impresario che ne aveva organizzato lo spettacolo o uno sponsor che aveva offerto lo spettacolo stesso?

Uno nuovo studio interdisciplinare pone sotto la lente il Vaso di Colchester e gli spettacoli gladiatori nella provincia romana della Britannia. Questo manufatto, un vaso in ceramica databile tra il 160 e il 200 d.C., rappresenta una testimonianza unica della presenza di combattimenti tra gladiatori nella città di Camulodunum, l’attuale Colchester. La ricerca, condotta da Glynn J.C. Davis e John Pearce, in collaborazione con esperti in archeologia, epigrafia e analisi isotopica ha permesso di reinterpretare il significato di questo reperto, portando alla luce nuovi dettagli sulla cultura gladiatoria dell’epoca.
Un documento visivo ed epigrafico unico
Secondo lo studio pubblicato su Britannia (Davis et al.), il Vaso di Colchester non era semplicemente un oggetto decorativo, ma una vera e propria cronaca visiva di un combattimento realmente avvenuto. L’iscrizione incisa prima della cottura include i nomi dei gladiatori rappresentati in rilievo, indicando che si trattava di personaggi storici piuttosto che di figure mitologiche o generiche.
Uno dei nomi più significativi emersi dall’iscrizione è Memnone, identificato come un secutor, un gladiatore specializzato nel duello contro i retiarii, armati di rete e tridente. Il nome Memnone, di origine greca, rimanda al leggendario re etiope della guerra di Troia e potrebbe essere stato un nome d’arte, pratica diffusa tra i gladiatori. L’iscrizione suggerisce che Memnone avesse già combattuto in almeno nove scontri, attestando una carriera di successo negli spettacoli romani.

Un altro nome degno di nota è Valentinus, associato alla Legio XXX Ulpia Victrix, di stanza a Xanten, nell’attuale Germania. Questo elemento apre nuove prospettive sulla relazione tra gladiatori e esercito romano, poiché è stato ipotizzato che alcune legioni mantenessero i propri gruppi di combattenti. Il fatto che l’iscrizione non riporti alcun combattimento di Valentinus potrebbe indicare che si trattasse di un novizio, pronto a esordire nell’arena.
Il contesto della scoperta
Il Vaso di Colchester venne scoperto nel 1853 in una tomba situata nella parte occidentale della città, dove era stato riutilizzato come urna funeraria. L’analisi degli isotopi di stronzio, condotta dall’Università di Durham e riportata nello studio di Davis et al. (2024), ha rivelato che i resti cremati appartenevano a un uomo sulla quarantina, non originario della regione. Sebbene sia improbabile che i resti appartengano a uno dei gladiatori menzionati, si ipotizza che il defunto potesse essere uno sponsor degli spettacoli, un lanista (allenatore di gladiatori) o un editore (organizzatore di giochi).
L’analisi delle ossa ha rivelato segni di osteoartrite e lesioni all’anca, indicando una vita caratterizzata da intensa attività fisica. Il metodo di cremazione dei resti fornisce inoltre preziose informazioni sulle pratiche funerarie della Britannia romana, suggerendo che il rito fosse eseguito da specialisti piuttosto che dai parenti del defunto.
Lo studio ha riguardato anche i minerali presenti nei denti per cercare di stabilire dove questa persona fosse cresciuta. L’uomo non era di Colchester. Veniva da un altro luogo, forse anche dall’Italia cisalpina. “La città ebbe fin dall’inizio legami con la Legio XX , che reclutava soldati sia dall’Italia che da altre province del Mediterraneo. – scrivono Joanna Moore, Geoff Nowell e Janet Montgomery – Oltre a una potenziale origine altrove in Gran Bretagna, i rapporti isotopici di stronzio più elevati osservati nell’individuo COL_18 dal vaso di Colchester potrebbero anche suggerire origini infantili al di fuori della Gran Bretagna in altre regioni dell’Impero romano, come l’Italia settentrionale, la Grecia settentrionale, la Pannonia e la Baviera”.
La cultura degli spettacoli a Colchester
Il Vaso di Colchester si aggiunge a una serie di reperti che attestano la pratica degli spettacoli romani nella città. Sono stati trovati frammenti di affreschi raffiguranti gladiatori, calchi di figure in rilievo e persino un coltello con un’impugnatura scolpita a forma di mirmillo, un altro tipo di gladiatore (Davis et al., 2024).
Sebbene a Colchester non sia stato rinvenuto alcun anfiteatro, la presenza di un circo romano, l’unico conosciuto in Gran Bretagna, rafforza l’ipotesi che la città fosse un centro di intrattenimento pubblico. Qui, oltre alle corse dei carri, i combattimenti tra gladiatori potrebbero aver avuto un ruolo di primo piano nella vita quotidiana.
Le connessioni commerciali e militari tra Colchester e il Basso Reno avrebbero facilitato il trasporto di gladiatori e animali per gli spettacoli. Documenti epigrafici provenienti dalla Germania suggeriscono che orsi venissero catturati per le venationes, i combattimenti con animali selvatici, un elemento che potrebbe spiegare la scena di caccia raffigurata sul vaso.
Conclusioni
La nuova analisi del Vaso di Colchester, pubblicata su Britannia (Davis et al.), conferma la sua importanza come testimonianza diretta delle lotte gladiatorie in Britannia. Il reperto non solo documenta la presenza di combattenti reali a Colchester, ma suggerisce anche legami tra l’esercito e il mondo degli spettacoli. La sua scoperta e il suo studio continuo aggiungono ulteriori tasselli alla comprensione della società romana nelle province, rivelando come l’intrattenimento fosse parte integrante della vita pubblica anche nei territori più lontani dall’Urbe.