Archeologia. Che emozione! Roma. A lato della via Appia ecco cos’è stato scoperto oggi. 1800 anni; bello come un Kandiskij. Cosa rappresenta? Cosa sono quei fori? Servivano per alimentare i defunti? Rispondono gli esperti

L’eco delle mani che hanno posato le tessere, delle voci che hanno invocato i defunti, dei gesti che hanno versato libagioni sopra quei fori ci raggiunge ancora oggi, come un filo invisibile che lega il nostro presente alla profondità abissale del tempo.

Roma, Via Appia Antica, civico 39. In un tratto della Regina Viarum ricco di secoli e silenzi, uno scavo archeologico sta sollevando il velo su un capitolo del dialogo tra i vivi e i morti nell’antica Roma. E proprio in queste ore è emerso un nuovo pavimento musivo che, per freschezza inventiva e profondità simbolica, pare sospendere il tempo.
Un mosaico bicromo – nero su bianco, nel severo eppur vivacissimo stile romano – rivela geometrie complesse, dinamiche, greche, motivi vegetali stilizzati ma anche immagini astratte, sospese, che in alcuni tratti paiono addirittura precorrere, per ritmo e libertà compositiva, le figure di Kandinskij o le sculture mobili di Calder. Guardate!

Il cantiere di Appiantica39

Il cantiere in corso al numero 39 della Via Appia Antica è un progetto di scavo archeologico sistematico, portato avanti con rigore e passione da un’équipe di studiosi che documentano, giorno dopo giorno, ogni nuova scoperta. L’area investigata appartiene a un contesto funerario tardoantico, in cui il rapporto tra architettura, ritualità e memoria dei defunti si rivela straordinariamente articolato.
L’obiettivo del team è restituire una mappa dettagliata delle trasformazioni che l’area ha subito nel corso dei secoli: ampliamenti, rifacimenti, riutilizzi. E il mosaico affiorato in questi giorni ne è un testimone preziosissimo.

Un mosaico vivo, un mosaico vissuto

Non siamo davanti a una pavimentazione statica o di maniera. Il mosaico racconta una storia di usura, adattamenti, restauri. Già in antico – come avvenne anche per il mosaico scoperto nello stesso sito nel settembre 2023 – il tappeto musivo subì numerosi rimaneggiamenti: lastre spostate, sezioni tagliate e riparate, motivi decorativi modificati per aprire nuove fosse funerarie.
La vitalità del cantiere sepolcrale è tutta qui: le esigenze pratiche della comunità dei vivi si intrecciano con la devozione verso i defunti, in una costante negoziazione tra conservazione e innovazione.

Il mosaico attuale si distingue per una prevalenza di motivi geometrici – rombi, losanghe, intrecci – alcuni dei quali, fanno notare gli archeologi, potrebbero alludere a strumenti di lavoro o emblemi professionali. Questo apre interrogativi affascinanti sulla personalità o sulle occupazioni di chi riposava sotto quel suolo, una volta vivo protagonista della società romana.

In un angolo – precisamente a sud-ovest – una scoperta particolarmente significativa: una piccola iscrizione musiva aggiunta in un secondo momento, forse per tramandare il nome del nuovo titolare delle sepolture, rinnovando così il patto memoriale tra defunto e comunità.

I fori delle libagioni: nutrire i morti

Altro elemento di notevole interesse è costituito dai due fori scoperti in corrispondenza dell’ingresso all’ambiente, incorniciati da lastre di marmo accuratamente sagomate. Si tratta di libationes, cioè canaletti attraverso i quali i vivi potevano versare offerte liquide – latte, vino, miele, profumi – direttamente nella terra che custodiva i loro cari.

Questo tipo di pratica, comune nell’antichità romana, era molto più di un atto devozionale: rappresentava un canale di comunicazione vitale, un modo per mantenere i defunti partecipe alla vita dei familiari, rinnovando il vincolo affettivo al di là della morte.


Il cantiere di Appiantica39: un laboratorio di archeologia pubblica

Lo scavo di Via Appia Antica 39 è condotto dal laboratorio ECeC – Eredità Culturali e Comunità dell’Università degli Studi di Ferrara, sotto la direzione scientifica della professoressa Rachele Dubbini, docente di Archeologia Classica. Il cantiere è affidato al dottor Fabio Turchetta e si avvale della collaborazione di un’équipe interdisciplinare composta da archeologi, restauratori, antropologi, architetti e studenti, in un contesto di archeologia partecipata e pubblica.

Il progetto, attivo dal 2022, si svolge in un’area finora mai indagata archeologicamente, situata a poche centinaia di metri fuori le Mura Aureliane, nel cuore del Parco Archeologico e del Parco Regionale dell’Appia Antica. Chi volesse seguire gli scavi può restare collegato con il gruppo Appiantica39 – Scavo Archeologico di Via Appia Antica 39, Roma 


Tecniche musive bicrome: eleganza e funzionalità

Il mosaico emerso a Via Appia Antica 39 è realizzato con la tecnica bicroma, utilizzando tessere di colore nero e bianco. Questa scelta cromatica, tipica dell’età romana, conferisce al pavimento un’eleganza sobria e raffinata, esaltando i motivi geometrici e simbolici delle origini La tecnica bicroma era particolarmente apprezzata per la sua capacità di creare effetti visivi dinamici, per i costi più contenuti rispetto ai mosaici policromi e per la facilità di manutenzione.


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Redazione
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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa