Là dove il calcare si frattura in cornici e fenditure, s’apre una cavità antica, sospesa nel silenzio del tempo. Gli uomini hanno razionalizzato la forma della cavità naturale. L’hanno chiusa con un muro. A 300 metri dal suolo della piana, il posto doveva essere davvero difficilmente raggiungibile.
Sull’orlo vertiginoso del cirque de Navacelles, la Baume Auriol osserva da secoli il lento farsi del paesaggio. Un tempo era rifugio, poi punto strategico, oggi si mostra come memoria incisa nella roccia. Nascosta e potente, la sua storia emerge tra le ombre delle falesie e la luce che filtra attraverso il belvedere. Qui la pietra conserva ancora impronte umane, fumo, vita, difesa.

Su incarico del Drac Occitanie, gli archeologi dell’INRAP hanno ora condotto un’operazione diagnostica sulla grotta fortificata di Baume Auriol, in vista di un progetto di riqualificazione e messa in sicurezza del sito da parte della Comunità di Comuni di Lodévois e Larzac, proprietaria del sito. Questo studio ha messo in luce un fenomeno poco documentato nell’entroterra dell’Hérault: quello delle grotte fortificate medievali. Durante la JEA del 2025, il sito sarà aperto e saranno offerte visite guidate alla grotta dall’INRAP.
Grazie alle indagini archeologiche e a un attento restauro, la Baume Auriol rivela finalmente la sua identità medievale.
Le analisi stratigrafiche, la lettura delle murature e le datazioni al radiocarbonio raccontano di una fortificazione risalente all’XI-XII secolo, eretta in un contesto di tensioni territoriali fra diocesi rivali e concepita come presidio e rifugio in un paesaggio scolpito dall’acqua e dal potere.
Un nome antico, una storia dimenticata
L’origine toponomastica e la memoria nel cartulario dell’abbazia di Gellone
La Baume Auriol prende il nome dal termine occitano bauma – che designa una grotta o un riparo sotto roccia – unito al cognome della famiglia Auriol, attestata nel settore di Saint-Maurice Navacelles tra XI e XV secolo. Documentata nel cartulario dell’abbazia di Gellone fin dal 1217 come Balma de Aurioli, la denominazione viene stabilizzata nel XIII secolo come Balma Aurioli, e si riferisce inizialmente alla sola grotta, prima di estendersi al mas (maniero agricolo) oggi sede della Maison du Grand Site du Cirque de Navacelles.
Un osservatorio sulla geologia millenaria
Il contesto naturale del cirque de Navacelles
La cavità si apre nella parte sommitale del Causse du Larzac, a strapiombo sul canyon scavato dal fiume Vis. Questa gola profonda e scenografica separa il Causse de Blandas da quello del Larzac e deriva da un meandro abbandonato dal fiume, eroso e interrato dai depositi di tufo nel corso di milioni di anni. Le pareti calcaree, stratificate, raccontano un’evoluzione geologica che precede di gran lunga l’intervento umano.
Una grotta con una funzione difensiva
Il corridoio d’accesso, le strutture murarie e le strategie medievali
La cavità si raggiunge attraverso un corridoio lungo 28 metri, scavato nel substrato a seguito dell’erosione che ha intercettato un antico condotto sotterraneo. Questo condotto conduce a una sala lunga 12 metri, un tempo colmata da sedimenti calcarei gélifiés, oggi liberata dai depositi per effetto degli scavi e degli interventi contemporanei. L’interno si presenta coperto da un pavimento di terra, con crolli di volta e sassi sparsi, testimonianza di un uso abitativo.
Il muro di chiusura – eretto nel Medioevo e visibile fino al XX secolo – rappresentava l’elemento chiave di fortificazione. Demolito parzialmente negli anni Cinquanta per costruire un belvedere turistico, fu smontato e i materiali furono riutilizzati in loco. Nonostante ciò, porzioni murarie originali sono tuttora in situ: realizzate in moellons di calcare ben squadrati e assestati, con archi in pietra di tufo che definivano le finestre, oggi solo parzialmente leggibili.
Una struttura abitata e difesa
Gli indizi di un insediamento organizzato
L’analisi dei paramenti murari ha evidenziato nicchie per l’illuminazione (probabilmente usate per le candele), fori di incasso per travi lignee – indicanti l’esistenza di un piano superiore – e resti di una porta sopraelevata, accessibile tramite una scala scolpita nella roccia ancora visibile. Da questa porta si accedeva a una passerella esterna in legno, oggi scomparsa, ma indispensabile per un accesso protetto e controllato.
Le tracce materiali della presenza umana
Sondaggio archeologico e datazioni al radiocarbonio
I sondaggi condotti all’interno della grotta hanno rivelato livelli di occupazione: strati di terra battuta, ceneri, ceramiche, tegole canalari e resti faunistici (suini e ovini). Due frammenti ossei hanno restituito datazioni compatibili con un’occupazione databile fra XI e XII secolo. Questo dato colloca la costruzione del muro di chiusura in un’epoca cruciale per la formazione del paesaggio signorile e il consolidamento del jus munitionis, ovvero il diritto, esteso ai vassalli, di costruire opere fortificate.
Un’opera senza committente noto, ma strategica
Una fortificazione posta in un nodo territoriale conteso
L’identità dell’artefice della fortificazione resta ignota. Tuttavia, il sito si trova su una via di comunicazione antica che collega i due versanti del “cerchio”, ed è collocato sul confine tra i territori diocesani di Nîmes e Lodève. In questo contesto, la costruzione potrebbe rappresentare una manifestazione di potere, ma anche un rifugio di emergenza in un’epoca di instabilità. Il paesaggio difeso è lo stesso che oggi ammiriamo, addolcito dallo scorrere del tempo, ma allora segnato da tensioni e diritti feudali. La struttura potrebbe apparire, considerata la posizione di difficile accesso, come una sorta di recetto o di luogo di riparo, da utilizzare specialmente durante le scorrerie dei nemici o nel caso di contese territoriali violente. La grotta potrebbe essere stata adattata proprio come estremo presidio di sicurezza.
La valorizzazione del sito: archeologia e architettura in dialogo
Un restauro basato su rigore scientifico
Nel 2008, sotto la direzione dell’architetto Frédéric Fiore, la grotta è stata oggetto di un intervento di restauro conservativo. I dati raccolti dall’équipe dell’Inrap hanno permesso di ricostruire fedelmente parti della struttura, come l’arco in tufo di una delle finestre e il profilo delle aperture. L’intervento ha mantenuto coerenza con le evidenze archeologiche, evitando interpretazioni arbitrarie e restituendo al pubblico un esempio di architettura rupestre medievale nel pieno rispetto della sua autenticità.
Un progetto di restituzione culturale
Baume Auriol come parte della narrazione territoriale
Oggi la Baume Auriol fa parte del progetto di valorizzazione del Cirque de Navacelles, e la sua storia arricchisce la narrazione culturale del sito. Il restauro ne ha fatto non solo un punto panoramico ma anche un documento accessibile, leggibile nella pietra. La grotta dialoga visivamente e idealmente con quella del Roc du Midi, situata sul versante opposto, in un rapporto paesaggistico e funzionale che si ipotizza attivo sin dal Medioevo.
Aperture straordinarie e iniziative culturali
Le Giornate Europee dell’Archeologia 2025
In occasione delle Giornate europee dell’archeologia 2025, il belvedere sarà aperto al pubblico con eventi speciali domenica 15 giugno. Il sito verrà animato da attività per grandi e piccoli, con visite guidate, ricostruzioni, laboratori didattici e approfondimenti scientifici che permetteranno di comprendere appieno la funzione e la trasformazione della grotta attraverso i secoli.