Archeologia. Geni e ghiandole degli eroi della Sardegna. “I giganti di Mont’e Prama avevano una disfunzione endocrinologica”. Un’indagine di studiosi medici fornisce ora la diagnosi. Quale? Rispondono gli esperti

Nel cuore della Sardegna, tra le colline del Sinis, si trovano quelle che sono annoverate tra i misteri più affascinanti dell’archeologia mediterranea: le statue colossali di Mont’e Prama. Realizzate dalla civiltà nuragica in un’epoca di transizione, esse conservano tratti enigmatici che da decenni sfidano studiosi di ogni disciplina. Uno studio recentissimo compiuto da un’equipe di endocrinologi rilancia il dibattito, proponendo una nuova e inaspettata chiave di lettura morfologica. La loro imponenza, finora letta in termini simbolici o rituali, potrebbe celare molto di più.

Dettaglio testa di un Gigante di Monte Prama Foto di Prc90 Creative Commons 4.0

Il 7 maggio 2025, sulla rivista scientifica Journal of Endocrinological Investigation, è stato pubblicato uno studio destinato a suscitare un vivace dibattito tanto tra archeologi quanto tra medici. L’articolo, firmato da Valentino Marino Picciola, Maria Rosaria Ambrosio e Maria Chiara Zatelli, propone una nuova ipotesi morfologica e patologica per interpretare l’enigmatica fisionomia dei celebri “Giganti” di Mont’e Prama: statue colossali della Sardegna nuragica che, secondo gli autori, potrebbero raffigurare individui affetti da acromegalia.

La scoperta dei Giganti: cronaca di un ritrovamento straordinario

Uno dei giganti di Mont’e Prama, in Sardegna. Foto di Sailko. Creative Commons Attribuzione 3.0

Nel marzo del 1974, nei campi arati nei pressi della località di Mont’e Prama, in agro di Cabras, nel Sinis (provincia di Oristano), alcuni contadini urtarono con l’aratro delle grosse pietre scolpite. In breve, si rivelarono essere frammenti di statue colossali: busti, teste, scudi, spade, occhi scolpiti con cerchi concentrici, in uno stile arcaico ma riconoscibile.

Da allora, le campagne di scavo – condotte prima dalla Soprintendenza Archeologica di Cagliari e poi da varie equipe – hanno riportato alla luce decine di statue (oltre 40 ricomposte), tombe a pozzetto con lastroni, modelli di nuraghe e reperti che riscrivono profondamente la percezione dell’arte e dell’organizzazione sociale sarda dell’Età del Ferro. L’area si rivelò essere una necropoli monumentale, la cui monumentalità era testimoniata anche da una vera e propria “schiera” di statue poste, con ogni probabilità, a fare da custodi onorifici ai sepolcri. La datazione delle statue di Mont’e Prama è stata oggetto di ampio dibattito tra archeologi, ma gli studi più recenti le collocano tra la fine del IX secolo a.C. e la prima metà dell’VIII secolo a.C., cioè nell’ambito della prima Età del Ferro sarda.

Le statue – alte tra i 2 e i 2,5 metri – raffigurano arcieri, pugilatori e guerrieri armati. L’unicità del repertorio iconografico, l’imponenza dei corpi, la regolarità dei tratti e l’assenza di esempi paragonabili nel contesto italico coevo hanno sempre reso l’origine e il significato delle statue oggetto di interrogativi irrisolti.

Che cos’è l’acromegalia? Un disturbo raro con effetti macroscopici

L’acromegalia è una patologia cronica causata dall’iperproduzione dell’ormone della crescita (GH) da parte dell’ipofisi, generalmente dovuta a un adenoma benigno. Quando questo eccesso ormonale si manifesta dopo la saldatura delle cartilagini epifisarie (cioè dopo la pubertà), si verifica un ingrossamento progressivo delle estremità e dei tessuti molli.

Le caratteristiche cliniche includono:

  • ingrandimento di mani e piedi;
  • fronte prominente;
  • arcate sopraccigliari sporgenti;
  • mascella inferiore avanzata (prognatismo);
  • naso e labbra ispessiti;
  • ingrossamento della lingua e delle corde vocali (che conferisce voce cavernosa);
  • ipertrofia muscolare apparente.

L’acromegalia ha una prevalenza stimata di 60 casi per milione di abitanti e viene spesso diagnosticata tardi, a causa della lentezza del suo sviluppo. Può avere complicanze serie: diabete, ipertensione, apnee notturne, cardiopatie.

Nell’antichità, casi di acromegalia o gigantismo (quando il disturbo inizia prima della pubertà) erano rari ma esistenti. In epoca moderna ricordiamo il caso famoso di Robert Wadlow, l’uomo più alto documentato nella storia moderna (2,72 m), affetto da gigantismo ipofisario.

Le statue nuragiche e i tratti dell’acromegalia

Lo studio pubblicato ora ipotizza che alcuni tratti delle statue di Mont’e Prama possano riflettere caratteristiche riconducibili all’acromegalia. Le teste mostrano:

  • una fronte sporgente;
  • zigomi molto pronunciati;
  • mascelle squadrate e accentuate;
  • nasi marcati;
  • colli robusti e trapezi molto sviluppati;
  • mani e piedi grandi;
  • muscolature fortemente evidenziate.

Naturalmente, si tratta di stilizzazioni artistiche, non di ritratti realistici. Tuttavia, la ricorrenza e la coerenza iconografica di questi tratti suggerisce che i modelli potrebbero essere stati individui reali appartenenti a un’elite guerriera, alcuni dei quali affetti da una condizione fisica fuori dal comune.

Gli autori citano analoghi nell’arte greca e ellenistica: statuette di terracotta, rilievi e pitture che mostrano tratti riconducibili a forme di dismorfismo osseo, spesso integrate in contesti satirici o grotteschi, ma talvolta anche di natura celebrativa o devozionale.

Arte e malattia: dalla fisiologia alla simbologia

L’ipotesi dell’acromegalia non si esaurisce in un’interpretazione medica. Lo studio suggerisce che i Giganti possano rappresentare tanto individui con caratteristiche straordinarie quanto simboli culturali del potere, della forza e dell’eccezionalità. La loro collocazione in ambito funerario potrebbe indicare un intento apotropaico o celebrativo: raffigurazioni idealizzate dei defunti, eroi mitici, antenati divinizzati.

La dualità simbolico-reale è ben nota nella storia dell’arte: Michelangelo ritrasse spesso corpi muscolosi e sovradimensionati; nelle culture mesoamericane esistono sculture che esaltano la deformazione cranica e le peculiarità fisiche. È plausibile che, anche nella cultura nuragica, alcuni tratti biologici particolari potessero essere interpretati come segni di potenza divina o ascendenza mitologica.

Un enigma ancora aperto

Nonostante gli oltre cinquant’anni di ricerche, la necropoli di Mont’e Prama rimane un cantiere di misteri. Chi distrusse le statue e perché? I Cartaginesi? Conflitti interni? Una damnatio memoriae? Le ultime datazioni collocano l’uso della necropoli tra la fine del IX e la prima metà dell’VIII secolo a.C., in un momento di transizione e di conflitto tra poteri locali e nuove influenze esterne (fenici in primis).

Lo studio suggerisce la necessità di approcci interdisciplinari: solo una sinergia tra archeologia, antropologia, endocrinologia e genetica potrà chiarire se tra i resti umani rinvenuti vi siano effettivamente segni ossei compatibili con l’acromegalia. Un’eventuale conferma aprirebbe prospettive radicalmente nuove sulla rappresentazione dell’individuo nella Sardegna protostorica.


Conclusioni

La proposta interpretativa di Picciola, Ambrosio e Zatelli è suggestiva perché fonde medicina, antropologia e arte. Che le statue di Mont’e Prama ritraggano persone con caratteristiche fuori dal comune o rappresentino simbolicamente valori di forza e autorità, una cosa è certa: i Giganti non smettono di parlarci. Ci raccontano di una civiltà antica e colta ( Per approfondire: Marino Picciola, V., Ambrosio, MR e Zatelli, MC Il mistero di Mont’e Prama: sculture, acromegalia e società nuragica. J Endocrinol Invest (2025). https://doi.org/10.1007/s40618-025-02605-5)

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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa