Archeologia. Cosa c’è lì dentro? Chi ci abitava? Cos’ha lasciato? Scendiamo e scaviamo? Non fa freddo, nell’oscurità. Ecco cosa si può trovare tra le ombre degli antenati. Sull’Adriatico

Sembra davvero una porticina magica, di quelle che “popolano” le fiabe. E certo fu sagomata in tal senso, in tempi immemori. Una porta sull’oscurità che conduce in un mondo in discesa. Le torce illuminano le pareti e le pietre. La grotta prosegue, ancora, a un livello più basso. Ci sono tracce di passaggi, anche remoti. Anche i Romani dovettero passare di qui. E chissà quanta gente visse in questo luogo o, poi, vi si nascose.

Si accede da questa apertura
La grotta in corso d’esplorazione archeologica. Nell’immagine, nella parte superiore della grafica , vediamo la grotta dall’alto. Mentre nell’immagine inferiore, vediamo la grotta in sezione, pertanto come se dovessimo osservarla da un lato

Quindi si scava.

Il punto del saggio di scavo. Un luogo intensamente antropizzato, nei secoli

. Si ha autorizzazione per un saggio limitato che ha il fine di sondare il fondo della cavità a sacco, sull’isola di Šćedro, situata a sud di Hvar, nell’Adriatico. La grotta di Ratina, un sito di interesse sin dall’inizio del XX secolo, sta rivelando prove di attività umana risalenti al tardo Neolitico, circa 3000 anni prima di quanto si pensasse in precedenza.

Nel 1923, il famoso archeologo Grga Novak identificò per la prima volta tracce di presenza umana nella grotta di Ratina, scoprendo frammenti di ceramica dell’Età del Ferro. Ora lo scavo condotto dalla società Kantharos doo, in collaborazione con l’associazione Friends of the Island of Šćedra e il comune di Jelsa, sta mutando la narrazione della storia dell’isola.

La scoperta: reperti di 7000 anni fa

Durante lo scavo mirato di soli 1,5 x 1,5 metri, sono stati scoperti un’impressionante serie di reperti, tra cui 250 frammenti di ceramica, 97 frammenti di ossa animali, 109 conchiglie e lumache di mare e quattro utensili di selce. Una quantità notevolissima di reperti per un punto limitatissimo di scavo. Ciò potrebbe essere foriero di nuove abbondanti scoperte. Sono stati raccolti campioni di carbone per la datazione al radiocarbonio, che aiuterà a confermare l’età di questi significativi ritrovamenti.

Tra le scoperte più notevoli ci sono i frammenti di ceramica, con 67 pezzi che presentano caratteristiche distintive indicative di ciotole emisferiche con bordi a forma di anello e pareti parzialmente levigate. Questi vasi, decorati con disegni geometrici incisi, sono collegati alla cultura di Hvar, datata specificamente al V millennio a.C. (tra il 5000 e il 4300 a.C.).

La cultura antica di Hvar: un crocevia del Mediterraneo preistorico

L’isola di Hvar, situata nel cuore dell’Adriatico, oggi è nota per il suo fascino turistico, ma la sua storia affonda le radici in un passato remoto che la colloca tra le più importanti testimonianze della preistoria mediterranea. La cosiddetta “cultura di Hvar” (Hvarska kultura) si sviluppò nell’Età del Rame, tra il IV e il III millennio a.C., rappresentando un tassello fondamentale nell’evoluzione culturale delle popolazioni preistoriche dei Balcani.

Le caratteristiche della cultura di Hvar

La cultura di Hvar trae origine dall’incontro di influenze provenienti dal mondo egeo e balcanico, come testimoniano i reperti archeologici rinvenuti nelle grotte e nei siti costieri dell’isola. Tra i più importanti si segnalano la Grotta di Grapčeva (Grapčeva špilja) e la Grotta di Markova (Markova špilja), entrambe situate lungo la costa meridionale dell’isola e utilizzate come luoghi di culto e abitazione.

Gli abitanti di Hvar praticavano un’economia basata sulla pesca, l’agricoltura e l’allevamento, ma anche sul commercio marittimo. Sono state trovate ceramiche finemente decorate con motivi geometrici e a spirale, che dimostrano un’elevata abilità artigianale e possibili influenze dalla civiltà minoica di Creta.

Rituali e spiritualità: vestigia funerarie

Uno degli aspetti più affascinanti della cultura di Hvar riguarda le pratiche rituali e funerarie. Le sepolture rinvenute nell’isola mostrano un uso articolato della simbologia e del culto dei morti. Nelle grotte funerarie sono stati scoperti resti umani accompagnati da offerte votive, tra cui oggetti in osso, utensili in pietra e gioielli in rame.

Particolarmente interessanti sono le raffigurazioni di idoli femminili, che suggeriscono il culto di una divinità legata alla fertilità e alla natura, in linea con altre culture neolitiche e dell’Età del Rame presenti nel Mediterraneo.

Commercio sui mari

La posizione strategica di Hvar favorì il suo inserimento in un circuito di scambi che coinvolgeva la costa adriatica, l’entroterra balcanico e le isole greche. Le ricerche archeologiche hanno individuato tracce di ossidiana, proveniente dalle isole vulcaniche dell’Egeo, e utensili di bronzo che attestano la presenza di relazioni commerciali con le culture dell’Età del Bronzo dell’area danubiana e minoica.

Inoltre, i segni di fortificazioni in alcuni insediamenti suggeriscono che la società di Hvar fosse ben organizzata e che il controllo delle rotte commerciali fosse una questione di primaria importanza.

Declino ed eredità della cultura di Hvar

Verso la fine del III millennio a.C., la cultura di Hvar subì un graduale declino, probabilmente a causa di mutamenti climatici, conflitti o l’arrivo di nuove popolazioni indoeuropee. Tuttavia, il suo lascito culturale non si perse del tutto: molte delle tradizioni artigianali e simboliche della popolazione di Hvar trovarono continuità nelle successive culture dell’Adriatico orientale, influenzando anche lo sviluppo delle società illiriche.

Il ruolo delle grotte nella preistoria

Uno degli aspetti più affascinanti della ricerca riguarda il motivo per cui gli uomini preistorici sceglievano di vivere nelle grotte. Le grotte offrivano diversi vantaggi:

  • Protezione naturale: Riparavano dagli agenti atmosferici e dai predatori. Specie le grotte con accessi di dimensioni ridotte potevano essere chiuse durante le ore notturne, utilizzando materiali d’ingombro.
  • Temperatura stabile: Mantenendo un clima più mite rispetto all’esterno, le grotte garantivano un ambiente più vivibile durante tutto l’anno. In genere, la temperatura interna di una grotta si mantiene tra i 10 e i 15 gradi Celsius, offrendo un riparo confortevole sia nei mesi caldi che in quelli freddi.
  • Accesso a risorse naturali: Le aree circostanti offrivano caccia, pesca e materie prime per la produzione di utensili.
  • Difesa strategica: Essendo spesso situate in posizioni elevate o difficili da raggiungere, le grotte fornivano una posizione difensiva vantaggiosa.

In particolare, la posizione strategica di Šćedro lungo le rotte marittime vitali la posiziona come un importante hub per la comunicazione e il commercio tra le comunità preistoriche. Sebbene gli scavi attuali abbiano esplorato solo una piccola sezione della grotta, il volume e l’importanza dei reperti suggeriscono che il sito fosse abitato ininterrottamente o utilizzato come riparo stagionale e spazio di lavoro.

La ricerca futura si concentrerà sull’espansione degli scavi all’altopiano circostante, che, insieme alla vicinanza della grotta al mare e ai terreni fertili, presenta un ambiente ideale per la vita preistorica. Ulteriori studi potrebbero anche scoprire prove di una fase successiva della cultura di Hvar-Nakovan, che rimane insufficientemente esplorata.

Lo scavo è stato condotto da Kantharos doo, in collaborazione con l’associazione Friends of the Island of Šćedra e il comune di Jelsa

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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa