Una passeggiata si è trasformata in un evento positivamente sconvolgente per due escursionisti che, nella quiete di una collina, presso un vecchio muro, hanno portato alla luce un tesoro che sembra appartenere più alla letteratura d’avventura che alla vita reale. La scoperta, effettuata all’inizio di febbraio e resa pubblica solo ora, per ragioni di sicurezza – l’area è stata accuratamente ispezionata – riguarda 598 monete d’oro, gioielli, oggetti personali e contenitori in metallo per sigarette, per un peso complessivo di oltre sette chilogrammi. Il valore stimato? Oltre 7,5 milioni di corone ceche, circa 300.000 euro.

Ma il vero peso del ritrovamento non si misura in valuta. Quello che è stato dissepolto ai margini di un sentiero dimenticato è un nodo di vicende umane, economiche e politiche che attraversano almeno mezzo secolo di storia europea.
L’oro sepolto nel cuore della Boemia
Il ritrovamento – avvenuto a Zvičina, nell’area pittoresca al confine nord-orientale della Repubblica Ceca – si è consumato in due fasi distinte e ravvicinate. Nei pressi del muro, prima è stata portata alla luce una scatola metallica, contenente centinaia di monete d’oro, disposte ordinatamente in undici pile fasciate in un panno nero. Le scatole hanno garantito un isolamento notevole all’umidità, permettendo alla stoffa di conservarsi.

Poco distante, una seconda cassetta, custodiva una costellazione di oggetti preziosi e personali: dieci braccialetti finemente lavorati, un portamonete intrecciato con filo metallico, un pettine, una catena d’oro, un elegante portacipria e sedici portasigarette.
Oggetti tanto delicati quanto emblematici di una vita agiata, forse interrotta bruscamente. Le cassette parlano di un uomo e di una donna. Quindi una coppia, una famiglia, che aveva messo da parte un tesoro, composto soprattutto da monete d’oro, un bene-rifugio spendibile, in caso di necessità, in qualsiasi condizione e in qualsiasi luogo. Risulta più difficile spiegare la presenza di sedici portasigarette, a meno che non si pensi ad una passione collezionistica specifica. Questi oggetti costituivano uno status symbol e presentavano, spesso, incisioni decorative. Da ciò che è possibile osservare, grazie alle immagini scattate dopo il ritrovamento, alcuni portasigarette risalenti all’epoca del Liberty e altri che potrebbero essere stati prodotti alla metà del Novecento. La mancanza di monili con pietre preziose potrebbe far pensare che qui sia stata sepolta la parte più pesante del “tesoro” di casa, mentre forse i gioielli furono nascosti negli abiti.
In tutto, il contenuto delle due scatole del tesoro pesa oltre sette chilogrammi. Un occultamento di questo tipo, lascerebbe intendere la possibilità che si stesse preparando una fuga con minimi bagagli e un percorso rischioso. E’ probabile che l’abitazione di chi nascose il tesoro non fosse distante da questo muro. Forse gli storici potranno presto incrociare i dati. Le monete – che, da sole, pesano circa 3,7 chilogrammi – offrono un campione numismatico di impressionante varietà.

Non si tratta infatti di un tesoro di matrice ceca, bensì di un insieme eterogeneo di monete auree, tra le quali valute francesi, turche, belghe, austro-ungariche, italiane, romene, russe. Una collezione cosmopolita che parla di viaggi, commerci, fughe e patrimoni. E’ probabile che chi tesaurizzava una parte dei propri guadagni, in questo modo, lo facesse come una forma alternativa – e complementare – di risparmio, che riusciva a unire l’utile – l’accumulo di oro, spendibile in qualsiasi momento – e il dilettevole – la raccolta di monete auree di numerosi Paesi del vecchio continente -.
Voci dal sottosuolo: il Museo e il mistero
Il tesoro è stato subito affidato agli esperti del Muzeum východních Čech di Hradec Králové, il Museo della Boemia Orientale, che si è preso in carico la catalogazione e la conservazione del materiale. Il numismatico Vojtěch Brádle, tra i primi a esaminare le monete, ha dichiarato senza mezzi termini di essere rimasto “a bocca aperta” di fronte al tesoro. Le iscrizioni e i simboli sulle monete serbe, datate tra gli anni ’10 e ’30 del Novecento, sono stati il primo indizio verso una storia tutt’altro che lineare. Anche lo stile déco delle maggior parte dei portasigarette, lascerebbe pensare a una raccolta di preziosi e monete avvenuto nei decenni precedenti la seconda guerra mondiale. Per quanto riguarda gli oggetti d’argento, alcuni di essi potrebbero risalire anche agli anni Quaranta.
Dalle prime analisi emerge un dettaglio di difficile comprensione: molte delle monete austro-ungariche sembrano essere state coniate per la circolazione in particolare in Serbia o in Bosnia-Erzegovina. Ciò indicherebbe, in qualche modo, l’avvio di una raccolta, iniziata in un altro luogo e conclusa nei pressi del punto di ritrovamento del deposito. Come le monete siano finite sepolte in Boemia e da chi, resta oggi un enigma degno delle trame più intricate. Ciò che sembra emergere è l’identikit di persone cosmopolite, provenienti originariamente da un’area austro-ungarica, poi trasferitesi in Boemia. Persone che vissero poi in Boemia e furono costrette alla fuga, forse, durante la seconda guerra mondiale.

Tre ipotesi, un’unica certezza: la paura
I curatori del museo e gli storici coinvolti nell’indagine hanno avanzato tre ipotesi principali sull’occultamento del tesoro, ciascuna legata a momenti critici del Novecento ceco.
- La fuga dall’occupazione nazista (1938-39): quando le truppe del Terzo Reich iniziarono l’occupazione della Cecoslovacchia, molti cittadini – soprattutto di origine ebraica o dissidenti – cercarono di mettere al sicuro i propri averi, spesso affidandoli alla terra.
- Il crollo del Reich e le espulsioni del 1945: alla fine della Seconda Guerra Mondiale, con il tracollo tedesco, decine di migliaia di tedeschi dei Sudeti furono espulsi dalla Cecoslovacchia. Alcuni potrebbero aver occultato beni preziosi, nella speranza di tornare a recuperarli in seguito.
- La riforma monetaria comunista del 1953: una vera e propria cesura economica. Il governo cecoslovacco, seguendo il modello sovietico, impose un cambiamento radicale del sistema monetario. Molti cittadini, nel timore dell’azzeramento dei risparmi, sotterrarono l’oro come riserva alternativa di valore. Resterebbe da capire, in questo caso, perché il consistente deposito sia stato “dimenticato”.
Secondo il direttore del museo, Petr Grulich, “è difficile dire se si trattasse di oro ceco, tedesco o ebraico”. Il tesoro, infatti, parla più lingue e più storie di quanto un unico passaporto possa contenere. È come se, nel cuore di questa collina verdeggiante, si fosse depositato un frammento d’Europa, in miniatura.
Quel che è certo è il fatto che chi nascose qui monete e oggetti, morì senza poter riferire ai propri familiari il punto dell’occultamento.
Il tesoro e la legge: una giusta ricompensa?
La legge ceca è chiara in merito: chi scopre un tesoro ha diritto a una ricompensa fino al 10% del valore stimato. I due escursionisti, la cui identità resta al momento riservata, potrebbero quindi ricevere fino a 30.000 euro.
Verso l’esposizione pubblica
Il museo ha annunciato la volontà di esporre la collezione integralmente. L’obiettivo è quello di restituire al pubblico non solo l’oro e i gioielli, ma anche le domande che li accompagnano. Chi era il proprietario? Quali circostanze l’hanno spinto a seppellire ciò che di più prezioso aveva? È riuscito a fuggire? È mai tornato? Nessuno può rispondere con certezza.
Ma come spesso accade nella ricerca storica, la mancanza di risposte certe è ciò che ci spinge a cercare ancora. Le indagini archeologiche e le ricerche d’archivio proseguiranno nei prossimi mesi. Si esamineranno registri catastali, liste di rifugiati, di espulsi, di deportati. Ogni indizio, ogni mappa, ogni nome potrebbe rivelarsi il tassello mancante.