Furono deposti amorevolmente, uno accanto all’altra, una vicino all’altro, come se dovessero condividere un nuovo viaggio, nel ventre della madre. Fu una mano a loro vicinissima quella che compì quel gesto di unità e di pietà, di sentimento. I due piccoli furono deposti come se fossero nel letto della mamma, uno di fronte all’altro.

Nell’antica città di Tragurium, l’odierna Trogir in Croazia, una scoperta eccezionale ha riportato alla luce le storie dimenticate di due neonati gemelli, sepolti insieme tra la fine del I e la fine del II secolo d.C. Lo studio, pubblicato sulla rivista Journal of Archaeological Science: Reports – condotto da Anna Osterholtz, Mario Novak e altri autori – offre un’approfondita osteobiografia dei due bambini, aggiungendo particolari sulle condizioni di vita e sulle pratiche funerarie della società romana.

Una scoperta unica: i gemelli eterozigoti di Tragurium
I resti dei due neonati sono stati rinvenuti durante gli scavi condotti nel piccolo cimitero di una villa romana a Dragulin, alla periferia di Tragurium. I piccoli scheletri erano disposti all’interno della stessa fossa, uno di fronte all’altro, suggerendo che siano stati sepolti simultaneamente. Questa disposizione rafforza l’ipotesi di una morte avvenuta nello stesso momento, forse a causa di un parto complicato o di una malattia precoce.
L’analisi genetica ha confermato che i bambini erano gemelli eterozigoti ed erano un maschio e una femmina. Questo rappresenta un caso particolarmente raro nei ritrovamenti archeologici, poiché le sepolture infantili di questo tipo sono poco documentate nei cimiteri romani, probabilmente a causa delle pratiche funerarie dell’epoca e per la rarità dei parti gemellari. I bambini erano figli di qualcuno che viveva all’interno della villa, edificio che si trovava in campagna al di là delle mura della cittadina romana, in un luogo di centuriazione, cioè di suddivisione del territorio agricolo per assegnazioni ai coloni.
All’esterno della villa, probabilmente nei pressi della strada, c’era il cimitero dei residenti. Molte ville avevano questi spazi, riservati ai propri defunti, molto spesso al limitare del principale asse stradale dell’area.
“Circa il 35% delle 42 sepolture registrate nel cimitero della villa – dicono gli studiosi – erano inumazioni appartenenti a perinati e bambini che furono sepolti in una fossa poco profonda (53,33% di perinati e bambini) o in una bara ad anfora (40% di perinati e bambini) che in due casi era arrotondata da lastre di pietra. L’eccezione è una sepoltura di un bambino in un’urna di pietra in miniatura che si distingue anche per la registrazione dell’aspersione di ceneri attorno all’urna con 2 unguentari in ceramica, un unguentario in vetro bruciato e 2 tazze di ceramica poste sopra le ceneri, nonché 4 unguentari in vetro in miniatura posti all’interno dell’urna sul corpo del bambino, ovvero le tipiche pratiche di sepoltura per le sepolture di adulti e bambini cremati all’interno dei primi cimiteri romani”.
Chi erano questi bambini? E’ possibile ipotizzare che fossero sepolti, nello stesso cimiterino, figli dei proprietari, dei loro collaboratori o degli schiavi. Ciò che poteva differenziare una tomba dall’altra era il corredo funebre. E, probabilmente, in origine la lapide o un piccolo monumento.
Tracce di malnutrizione e malattie metaboliche
L’analisi bioarcheologica dei resti dei due gemellini ha rivelato che entrambi i neonati mostravano segni evidenti di malattie metaboliche gravi, tra cui scorbuto e rachitismo. Queste patologie sono spesso legate a una carenza di nutrienti essenziali durante la gestazione e suggeriscono che anche la madre potesse essere stata colpita da malnutrizione o da condizioni di vita difficili durante la gravidanza.
Lo scorbuto è causato dalla mancanza di vitamina C, essenziale per la sintesi del collagene; provoca sanguinamento gengivale, debolezza, dolori articolari e anemia. Storicamente colpiva i marinai privi di frutta e verdura fresche. Il rachitismo, invece, deriva da una carenza di vitamina D, calcio o fosforo, compromettendo la mineralizzazione delle ossa nei bambini, che sviluppano deformità scheletriche e fragilità. Era molto diffuso nelle città industriali ottocentesche, con scarsa esposizione al sole. Entrambe le patologie sono oggi rare nei paesi sviluppati grazie a una dieta equilibrata e all’integrazione vitaminica.
Gli studi isotopici hanno però evidenziato che la dieta materna era tipica dell’epoca romana, con un’elevata presenza di prodotti marini, associati a vegetali come grano e orzo. Questi dati indicano che i gemelli ricevettero i loro nutrienti esclusivamente dalla madre, sia durante la gestazione sia attraverso l’allattamento. Non era un’alimentazione sufficiente? La madre subì privazioni o disturbi, durante la gravidanza?
Mortalità infantile nella società romana
La morte precoce era una realtà comune nella società romana: si stima che fino al 30% dei bambini non superasse il primo anno di vita, a causa di infezioni, malnutrizione e scarse condizioni igieniche. Tuttavia, il caso dei gemelli di Tragurium è particolarmente significativo per l’evidente presenza di patologie ossee e per il modo in cui furono sepolti.
Le pratiche funerarie romane prevedevano trattamenti differenti per i neonati rispetto agli adulti. Mentre questi ultimi venivano spesso cremati o sepolti in cimiteri organizzati, i bambini piccoli potevano essere sepolti in luoghi meno formali, come all’interno delle abitazioni o in aree private. Nel cimitero di Dragulin sono state rinvenute altre sepolture di neonati, alcune all’interno di anfore, a indicare un possibile schema funerario specifico per i più piccoli.
Contaminazione da piombo e impatti sulla salute
Un altro aspetto rilevante della ricerca riguarda l’ipotesi di una contaminazione da piombo, un problema noto nella società romana. Il metallo era ampiamente utilizzato nelle tubature dell’acqua, negli utensili da cucina e nei cosmetici, con conseguenze potenzialmente gravi sullo sviluppo fetale e neonatale. Sebbene nei gemelli di Tragurium non siano stati ancora effettuati test specifici per rilevare la presenza di piombo, la prevalenza di malattie metaboliche nella comunità suggerisce che questa contaminazione potrebbe aver giocato un ruolo nella loro salute.
Un nuovo sguardo sulla vita quotidiana nell’antica Tragurium
L’approccio osteobiografico adottato in questo studio permette di ricostruire aspetti cruciali della vita dei gemelli e della loro comunità. L’integrazione tra analisi archeologiche, genetiche e chimiche offre una visione dettagliata delle condizioni di vita nella Tragurium romana, dalla dieta agli effetti della contaminazione ambientale.