Non fu la guerra, né il mare, né la politica a generare le città-stato dell’antica Grecia. O almeno, non soltanto. Un recente studio pubblicato nel Journal of Economic Behavior & Organization ribalta le teorie tradizionali sull’origine delle polis elleniche, portando alla luce un nuovo motore del cambiamento: il commercio basato sulla diversità naturale dei territori. Secondo l’economista Jordan Adamson, la chiave fu la “vantaggiosa differenza” tra regioni, che spinse le comunità a specializzarsi, commerciare e – inevitabilmente – difendersi dalla brama altrui.
Il risultato? 696 città-stato nate tra il 600 e il 320 a.C., molte delle quali sorte per sinoikismós, cioè l’unione di più villaggi sotto la spinta della paura di essere saccheggiati. Ma davvero le monete d’argento e la vegetazione circostante possono raccontarci tutto questo? Il nuovo modello proposto analizza dati archeologici, storici ed ecologici e mostra un legame sistematico tra ricchezza, guerra e organizzazione politica. Una narrazione sorprendente che rilegge anche le origini di Megalopoli, Tebe e Alicarnasso. E che potrebbe valere per altre civiltà del mondo antico.
La geografia dell’origine: dove nacquero le polis
Il cuore della ricerca batte nell’area del Mediterraneo orientale, tra la Grecia continentale, le isole e la costa dell’Asia Minore. Adamson ha raccolto e incrociato i dati relativi a 696 città-stato greche, tutte esistite tra il 600 e il 320 a.C., in una mappatura che include:
- posizione geografica
- tipo di vegetazione e risorse
- presenza di monete d’argento
- episodi di battaglie
- processi di synoikismós, ovvero l’unificazione di più villaggi in una sola entità politica
Lo scopo era individuare un filo conduttore alternativo ai classici “fattori chiave” (vicinanza al mare, accesso ai fiumi, qualità agricola del suolo), da sempre citati per spiegare la nascita delle città greche.
Come il paesaggio ha generato il commercio (e la ricchezza)
Il punto di partenza dell’analisi è un concetto semplice ma potente: la varietà delle dotazioni naturali. In parole povere, non tutte le regioni potevano produrre le stesse cose: alcune erano adatte al grano, altre alla vite, altre ancora alla lavorazione di metalli o alla raccolta di legname. Questa diversità di risorse generava una spinta naturale all’interscambio. Il commercio, dunque, non fu un atto politico, ma una necessità economica basata sulla geografia.
Questo modello segue il principio della “vantaggio comparato”: ciascuna comunità si specializzava in ciò che sapeva produrre meglio e scambiava il surplus con altre polis. La circolazione delle merci portò ricchezza, la ricchezza attrasse predatori, e la minaccia dei predatori spinse le comunità a difendersi e a organizzarsi politicamente.
Le prove nelle monete e nelle battaglie

Questa mappa mostra la distribuzione spaziale delle città-stato in Grecia, indicizzate in base al fatto che vi siano mai state coniate monete d’argento. Viene inoltre mostrata la distribuzione spaziale delle battaglie localizzate.
Adamson ha individuato un indicatore economico chiave: la presenza di monete d’argento. La loro diffusione non fu omogenea, ma concentrata proprio dove le risorse naturali erano più varie. Le monete non servivano solo per il commercio: segnalavano l’ingresso della città in reti commerciali avanzate.
Le polis con monete, mostra il database, erano anche quelle:
- più coinvolte in conflitti armati
- più frequentemente nate da synoikismós
- più esposte al rischio di attacchi esterni
Questo suggerisce un modello a tre stadi:
- Dote naturale → commercio
- Commercio → ricchezza
- Ricchezza → guerra e organizzazione urbana
Il synoikismós come risposta collettiva al pericolo
Una delle intuizioni centrali dello studio riguarda proprio il synoikismós, parola greca che indica il processo per cui più villaggi si uniscono in una sola entità urbana. Non si trattava solo di fusioni politiche, ma spesso di scelte strategiche di sopravvivenza. Quando una comunità diventava ricca grazie al commercio, diventava anche vulnerabile.

Questa mappa mostra la distribuzione spaziale dei synoikismoi. Il pannello a sinistra mostra tutte le destinazioni dei synoikismoi insieme ad altri insediamenti antichi. I tre pannelli a destra (1: Megalopoli, 2: Tebe, 3: Alicarnasso) forniscono ciascuno un esempio con le città-stato di origine note.
Per difendersi, le piccole comunità decidevano di unirsi, fondando una città fortificata in grado di contrastare le minacce esterne. È il caso emblematico di Megalopoli, fondata dopo uno scontro tra Sparta e Tebe, ma anche di Tebe e Alicarnasso, che mostrano simili dinamiche.
Archeologia, economia e storia: verso una nuova teoria
Il lavoro di Adamson non solo propone una spiegazione alternativa, ma sposta il baricentro interpretativo. Finora si era pensato che le città greche nascessero dalla guerra o dalla posizione strategica. In realtà, sostiene lo studioso, erano la prosperità commerciale e il bisogno di difendersi a innescare l’urbanizzazione.
Il modello sembra inoltre ripetibile in altre civiltà antiche, dai Sumeri agli Egizi, dagli Ittiti alle civiltà precolombiane: ovunque c’è commercio basato su risorse differenziate, si sviluppano forme politiche complesse e sistemi di difesa condivisi.
Resta aperta una domanda: quanto ancora possiamo scoprire sulle origini del potere politico attraverso l’archeologia economica? I prossimi studi potrebbero estendere questo approccio a nuove aree e civiltà, mettendo in discussione ciò che credevamo di sapere.
Fonti: Trade and the rise of ancient Greek city-states
Author
Jordan Adamson
https://doi.org/10.1016/j.jebo.2025.107035
https://www.labrujulaverde.com/2025/06/reescriben-el-origen-de-las-ciudades-estado-de-la-antigua-grecia