Archeologia. La nuova scoperta. Un corpo, un pozzo, e il mistero delle perle romane nei boschi della Vestfalia

Presentato un tesoro di oggetti militari, legno inciso e frammenti di un passato che non voleva sparire: cosa ci dice davvero questa sepoltura del IV secolo portata alla luce dagli archeologi?


Una tomba diversa da tutte. Un pozzo che parla. Un guerriero che forse non era romano, ma lo fu nel cuore e nell’armatura.
Nel silenzio della Vestfalia orientale, regione tedesca ancora punteggiata di villaggi e boschi, affiora ora una storia dimenticata. A Delbrück-Bentfeld, non lontano da Paderborn (33.000 abitanti, nella Renania Settentrionale-Vestfalia, a circa 350 km da Berlino), un’équipe dell’Associazione Regionale Vestfalia-Lippe (LWL) ha riportato alla luce una tomba cremata unica nel suo genere. Accanto ai resti carbonizzati, quasi 400 reperti parlano di guerra, di vita di confine e di identità ambigue. Un luogo che, tra fibbie decorate e pozzi lignei, custodisce il segreto di un guerriero forse germanico, forse romano, forse entrambe le cose.


Un corredo fuori dall’ordinario

Il pettine rotto, la fibbia con la testa animale e la lancia: oggetti che parlano di un’identità mista

A rendere eccezionale la scoperta non è solo l’integrità del corredo, ma la sua collocazione precisa. Per la prima volta nella Vestfalia orientale un equipaggiamento militare romano è stato ritrovato in situ, non disperso, ma disposto in un contesto sepolcrale coerente. Tra gli oggetti figurano:

  • una punta di lancia, simbolo inequivocabile di status e funzione militare;
  • un pettine d’osso rotto, oggetto personale che suggerisce cura del corpo e ritualità del gesto;
  • uno specillo per il fuoco, o acciarino;
  • una fibula;
  • e soprattutto una fibbia decorata con una testa animale, probabilmente parte di una cintura da uniforme del IV o V secolo.

Una delle particolarità è l’occhiello decorato della cintura, tipico della tarda antichità romana. Oggetti simili si ritrovano in contesti militari lungo il limes, le frontiere settentrionali dell’Impero, e sono spesso indizio di soldati di origine germanica arruolati tra le fila romane.

“Questa scoperta è eccezionale”, afferma Sven Knippschild, direttore dello scavo. “Conferma i legami profondi tra l’Impero e le popolazioni locali, ma soprattutto mostra quanto queste identità fossero ibride”.


Il pozzo che parla e le ali degli insetti

Un tronco scavato, resti organici intatti e una perlina verde come l’acqua del tempo

Se la sepoltura ha attirato subito l’attenzione, è stato però un secondo elemento a trasformare il sito in una vera miniera di dati archeologici: un pozzo in legno, scavato usando tre tronchi d’albero incastrati tra loro.

In un primo momento gli archeologi lo avevano identificato come semplice abbeveratoio per animali. Ma le analisi hanno rivelato ben altro: all’interno sono stati rinvenuti frammenti di cuoio, graticci, resti lignei, e persino un’ala di insetto. Tutti elementi straordinariamente conservati, grazie all’ambiente anaerobico.

Una scritta runica incisa su una trave suggerisce che il legno provenisse da un’abitazione precedente: un raro esempio di riuso edilizio consapevole nella tarda antichità germanica. E sopra il pozzo, un ulteriore mistero: uno strato carbonizzato, contenente ossa bruciate, perle di vetro (una delle quali verde e grande ben 3,8 cm) e altri frammenti.


Un gesto simbolico o una sepoltura rituale?

Il carbone, le ossa, le perle: i segni enigmatici di un addio che non voleva essere dimenticato

Gli archeologi sono cauti, ma intrigati: quello strato ricco di carboni e oggetti potrebbe rappresentare una seconda sepoltura, oppure un rito di chiusura del pozzo, con forte valenza simbolica. Le perle di vetro — una verde, una blu, una trasparente — suggeriscono un gesto intenzionale. Non si tratta solo di rifiuti.

Curioso il caso della perla verde: sebbene stilisticamente riferibile al I secolo d.C., sembra essere stata depositata nel V secolo, circa tre secoli dopo la sua fabbricazione. Una reliquia affettiva? Un oggetto antico tramandato? O il risultato di un bottino militare? La risposta, forse, non arriverà mai. Ma la domanda — così profondamente umana — resta.


Uno scavo nato per caso

Un quartiere residenziale, una trincea e l’improvviso ritorno di un mondo sepolto

Il sito è emerso durante i lavori preliminari per una nuova area residenziale nella zona di Schafbreite. In Germania, come in molti paesi dell’Europa settentrionale, le indagini archeologiche preventive sono obbligatorie nei cantieri di una certa estensione. Così, scavando per le fondamenta delle nuove case, gli archeologi hanno trovato… un guerriero.

E mentre gli scavi sul campo si concludono per lasciare spazio alle costruzioni, le analisi in laboratorio cominciano. Tra dendrocronologia, analisi radiocarboniche, studi archeobotanici e antropologici, l’obiettivo è uno: ricostruire la vita e il contesto ambientale del sito tra il IV e il V secolo.


Guerrieri germanici al servizio di Roma

La “romanizzazione” attraverso le armi: un’identità di confine, un corpo tra due mondi

Il presunto guerriero cremato rappresenta un caso emblematico: un individuo germanico che, forse, servì Roma come soldato ausiliario o federato. La pratica era comune nella tarda antichità: interi contingenti tribali venivano reclutati dall’esercito romano, con promesse di terra, cittadinanza e status.

E sebbene il corpo sia stato cremato — secondo una tradizione germanica — il corredo militare e l’organizzazione del sepolcro riflettono l’ideologia romana del commiato e del decoro militare. Un perfetto esempio di ibridazione culturale.


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Maurizio Bernardelli Curuz
Maurizio Bernardelli Curuz

Maurizio Bernardelli Curuz è uno storico e un critico d'arte. Fondatore di Stile arte, è stato direttore dei Musei Bresciani (Fondazione Brescia Musei, Pinacoteca Tosio Martinengo, Santa Giulia e Castello dal 2009 al 2014) coordinando, tra le altre cose, il dossier della candidatura Unesco di Brescia e dell'Italia Longobarda, titolo concesso dall'ente sovrannazionale. Ha curato grandi mostre sia archeologiche - Inca - che artistiche - Matisse - con centinaia di migliaia di visitatori. Ha condotto studi di iconologia e di iconografia. Ha trascorso un periodo formativo giovanile anche in campo archeologico. E' uno specialista della pittura tra Cinquecento e primo Seicento ed è uno studioso del Caravaggio. E' iscritto all'Ordine dei professionisti professionisti E' stato docente di Museologia e Museografia all'Accademia di Brescia