Archeologia. Ma cosa sono queste cose? Iridescenti. Una tomba del VI secolo. Luce cangiante. La spiegazione degli archeologi

La scoperta unica di una corona cerimoniale decorata con elementi provenienti dal mondo degli insetti nella tomba di un nobile del VI secolo apre le porte del regno di Silla


Nel cuore archeologico di Gyeongju, l’antica capitale del regno coreano di Silla, una tomba ritrovata ha appena rivelato uno dei suoi più affascinanti segreti. Un segreto che non si mostra agli occhi, ma che brilla — letteralmente — quando la luce lo attraversa. La protagonista è una corona in bronzo dorato, già straordinaria per foggia e ornamenti, che custodiva un dettaglio invisibile a occhio nudo: frammenti iridescenti di ali di coleottero incastonati nella sua struttura, come se la regalità si fosse fusa con la luce delle creature del bosco.

Dopo cinque anni di analisi e restauro, il Servizio del Patrimonio Culturale della Corea ha confermato il ritrovamento di 15 frammenti appartenenti al Chrysochroa fulgidissima, il cosiddetto “coleottero gioiello”, un insetto tropicale noto per le sue ali sottilissime e cangianti. Mai, in precedenza, un simile ornamento era stato documentato nell’archeologia coreana.


Una corona tra i cervi e le stelle

L’oggetto, proveniente da una sepoltura risalente al VI secolo d.C., probabilmente destinata a un nobile o a un membro della casa reale, presenta una struttura tipica delle corone cerimoniali di Silla: tre grandi rami stilizzati, due corna di cervo rivolte verso l’alto e una base circolare finemente lavorata. Ma è all’interno di queste forme solenni che si celava un’innovazione senza precedenti.

Le analisi hanno rivelato la presenza di microperforazioni a forma di cuore rovesciato, all’interno delle quali erano originariamente collocate le sottili ali del coleottero. Posizionate strategicamente dietro i fori, le ali si trasformavano in “vetrate organiche” capaci di rifrangere la luce con riflessi verdi, dorati e talvolta bluastri. Un effetto simile a quello delle pietre preziose, ma vivo, mobile, naturale.


La resurrezione della luce

Il dottor Park Ji-young, archeologo del Cultural Heritage Administration (CHA), ha descritto il fenomeno come una forma di “divinizzazione luminosa”: la luce attraversava la materia vivente, conferendo al portatore della corona un’aura simbolica di trasformazione e rinascita. Secondo la professoressa Lee Min-ah, storica dell’arte all’Università Nazionale di Gyeongju, la scelta non era casuale: “Non era semplice decorazione, era una dichiarazione di trascendenza. Come il coleottero che emerge dal terreno rigenerato, così l’anima del sovrano si elevava al di là della morte”.


Le ali, la resina e il viaggio attraverso il tempo

Dei 15 frammenti originari, sette erano ancora aderenti alla corona al momento del restauro: tre sovrapposti su una delle ramificazioni e gli altri otto sparsi intorno, probabilmente dispersi durante il rito funebre o nel corso dei secoli. Le ali, di appena 0,1 millimetri di spessore, erano tagliate con perizia e fissate con un adesivo che oggi si ipotizza potesse essere resina naturale, forse proveniente da alberi del Sudest asiatico.

Ed è proprio questo dettaglio a sorprendere ulteriormente gli studiosi: la specie del coleottero non è autoctona della penisola coreana. Il che implica un commercio o un sistema di scambio a lunga distanza, già attivo nel VI secolo, e finalizzato all’acquisizione di materiali non solo rari ma anche carichi di significato simbolico.


Simboli, animali e potere nel regno di Silla

Già in passato, archeologi avevano rinvenuto decorazioni in ali di insetto su finimenti di cavalli, ma mai su un elemento cerimoniale così centrale come la corona. Il collegamento con le ramificazioni stilizzate — che nella cultura di Silla rappresentano il legame tra la famiglia regnante e l’albero cosmico, mediatore tra cielo e terra — suggerisce un intento teologico profondo. Il coleottero, associato alla luce e alla rinascita, rafforza questa visione.


Un corredo da regina o da principe-sacerdote?

La tomba che ha restituito la corona si è rivelata un vero e proprio scrigno di tesori. Tra i reperti vi sono:

  • Un paio di scarpe d’oro (le prime mai trovate tra le oltre mille tombe reali di Silla)
  • Pendenti in oro massiccio
  • Collane di lapislazzuli
  • Bracciali in argento
  • Una straordinaria pulsera composta da oltre 500 microperle di vetro, ciascuna dal diametro di appena un millimetro

Un lusso calibrato, destinato non a celebrare la ricchezza, ma a costruire un ritratto simbolico del potere e della purezza, in una società dove il sovrano era percepito come intermediario tra il mondo degli uomini e quello delle forze cosmiche.


Verso l’identificazione del defunto

Attualmente, il CHA sta avviando analisi genetiche sui resti ossei conservati nella tomba, con l’obiettivo di identificare l’individuo sepolto. Le prime stime indicano un’altezza di circa 1,70 metri, dato piuttosto significativo per l’epoca. Il profilo genetico potrebbe offrire ulteriori indicazioni sulla parentela con altri membri della dinastia di Silla e sull’identità del defunto, aprendo forse una nuova pagina della storia dinastica coreana.


Un messaggio inciso nella luce

In un mondo in cui la simbologia del potere si manifestava nella materia — nei metalli, nelle pietre, nei tessuti — la scelta di affidare alla luce, tramite le ali di un piccolo insetto tropicale, il compito di esprimere la grandezza regale è tanto audace quanto poetica. La corona della tomba di Gyeongju non è solo un oggetto sontuoso: è un manifesto politico e spirituale, un dispositivo di visibilità e trascendenza che unisce estetica, tecnologia e fede.

E oggi, più di millequattrocento anni dopo, quelle ali tornano a brillare.


Fonti

  • Korea Heritage Service
  • Interviste al dott. Park Ji-young e alla prof.ssa Lee Min-ah
  • Gyeongju National Museum
  • CHA Restoration Reports 2020–2025

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Redazione
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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa