Archeologia, mare, splendore. Nel fondo blu scoperto un carico integro di ceramiche della Roma imperiale. 2000 anni. Coloratissime. Erano dotate di misteriose “camicie”. Dove era diretto il carico? Che pezzi sono stati individuati? Perché la ceramica romana era fonte di propaganda?

Un carico di ceramiche perfettamente impilate, protette da argilla cruda: riemerge il mistero di una tecnica sconosciuta

Nuova scoperta nel blu dei fondali. Immobili da duemila anni, come addormentate nel fondo del mare. Ciotole, piatti e pentole — migliaia di pezzi — sono stati ritrovati in uno stato di conservazione straordinario, impilati l’uno sull’altro, come appena caricati nella stiva di una nave. La scoperta è avvenuta al largo della costa di Adrasan, in Turchia. La nave fu probabilmente colta da una tempesta. Essendo molto carica e, a causa del vento e dei marosi, è probabile che sia stata oggetto di uno slittamento del carico che ha spostato il baricentro. O forse il carico eccessivo, con u a linea di galleggiamento molto bassa, ha portato a picco la barca nel momento in cui le onde hanno iniziato a colpirla e a riempirla. Questo naufragio ha fatto calare direttamente a piccolo il legno e il carico, senza trascinamenti. Ciò ha mantenuto integro il carico, anche a livello di sistemazione e “packaging”.

Una nave romana nascosta tra le acque limpide

Adrasan, fra le montagne e l’azzurro, custodiva un tesoro invisibile

Il sito del ritrovamento si trova nelle acque profonde e limpide di Adrasan, piccola località costiera nella provincia di Antalya, sul versante sud-occidentale della penisola anatolica. A circa 100 chilometri da Antalya, e a breve distanza dal celebre sito di Olympos, Adrasan è oggi una meta turistica tranquilla, amata da chi cerca il contatto con la natura e le acque turchesi. Ma il suo fondale nascondeva un segreto: il relitto di una nave commerciale romana del I secolo d.C., inabissatasi tra i 36 e i 46 metri di profondità.

La datazione preliminare e l’analisi tipologica delle ceramiche indicano una chiara appartenenza alla cultura romana imperiale: si tratta, dunque, di uno dei numerosi bastimenti che tra il I e il II secolo d.C. solcavano il Mediterraneo trasportando beni di largo consumo. La rotta suggerita è quella costiera anatolica, forse diretta da un centro manifatturiero locale verso i porti maggiori dell’Asia Minore o dell’isola di Rodi, snodi nevralgici delle reti di distribuzione imperiale.

Un carico miracolosamente intatto

Piatti, ciotole e pentole impilati come in un magazzino moderno

L’eccezionalità del ritrovamento non riguarda solo l’età o la quantità degli oggetti, ma la loro disposizione. Le ceramiche sono rimaste nella posizione originale, impilate ordinatamente all’interno della stiva, protette da un’insolita copertura in argilla cruda. Questo particolare ha sorpreso e affascinato gli archeologi marittimi turchi, impegnati nello scavo subacqueo che si protrarrà per tutta l’estate 2025.

Gli oggetti — prevalentemente stoviglie da mensa e da cucina — si presentano in condizioni eccellenti: colori, superfici e smaltature sono pressoché intatti, come se il tempo si fosse fermato nel momento esatto dell’affondamento. Una simile conservazione è rarissima in ambito subacqueo.

L’enigma dell’argilla cruda

Una tecnica ignota per proteggere i beni durante il trasporto?

Il dettaglio più affascinante riguarda però l’uso dell’argilla cruda, applicata in strati sottili sulla superficie dei contenitori ceramici. Questa patina, asciugata ma non cotta, ha formato una sorta di guscio protettivo, che ha difeso le superfici dagli agenti marini e dal contatto diretto con la sabbia e gli organismi marini.

Non sono mai stati rinvenuti altri esempi simili di questa tecnica protettiva né relitti che la attestino in modo così completo. La scoperta ha aperto un nuovo filone di studio, legato alle pratiche di imballaggio e spedizione dei beni nel mondo romano. L’argilla cruda, una volta giunti a destinazione, poteva essere facilmente rimossa: bastava spazzolarla via o usare uno straccio umido, restituendo agli oggetti il loro aspetto originario. In alternativa, si poteva semplicemente gettare via la copertura, lasciando emergere la ceramica pulita, pronta all’uso o alla vendita.

Secondo le prime ipotesi, si tratterebbe di una prassi logistica messa in atto per proteggere la merce in lunghi tragitti navali: un’argilla povera, facilmente applicabile e removibile, che agiva come imballaggio naturale.

Archeologia subacquea e turismo del futuro

Verso un museo del Mediterraneo e visite guidate nei fondali

I reperti provenienti da questo relitto e da altri rinvenimenti lungo la costa turca saranno esposti nel futuro Museo di Archeologia Subacquea del Mediterraneo, il cui cantiere aprirà quest’estate nella stessa provincia di Antalya. L’obiettivo è dare spazio alla straordinaria ricchezza archeologica sommersa che punteggia il Mar Mediterraneo orientale, e trasformare questo patrimonio in leva culturale e turistica.

Ma non è tutto. Una parte del sito subacqueo di Adrasan sarà mantenuta intatta, con gruppi di ceramiche lasciati in situ, visibili grazie a percorsi subacquei organizzati per i visitatori con brevetto. Si tratterà di una vera e propria “galleria sommersa”, in cui il pubblico potrà osservare — con le dovute misure di sicurezza — la disposizione originale del carico, per un’esperienza emozionale e didattica unica.

Un archivio vivo della vita quotidiana antica

Dalla stiva alla tavola, storia di oggetti e mani dimenticate

Oltre al valore spettacolare del ritrovamento, questo relitto racconta una storia più intima, fatta di gesti quotidiani, mani laboriose, commercianti, cuochi, madri di famiglia. Ogni ciotola, ogni piatto restituito dal mare è un frammento della vita materiale romana. La loro perfetta disposizione nella stiva, la cura nell’imballaggio, l’ingegnosità della protezione in argilla parlano di una logistica raffinata e di un’economia attentamente strutturata.

Non si trattava di lusso o oggetti aristocratici, ma della ceramica d’uso, quella che riempiva le mense di mercanti, locandieri e piccoli proprietari. E proprio per questo il relitto di Adrasan ci appare così prezioso: è la testimonianza del quotidiano, della normalità di un’epoca, che il mare ha protetto per noi, con cura silenziosa.

Ceramica romana: standard, impero e propaganda

Ogni piatto un messaggio, ogni forma un’idea d’unità

Nel mondo romano, la ceramica non era soltanto contenitore e strumento d’uso quotidiano: era anche vettore di un’ideologia. La standardizzazione delle forme, delle decorazioni e dei sistemi di produzione rifletteva un preciso disegno politico e culturale. Un piatto o una ciotola prodotti in Asia Minore, nella valle del Po o nella Gallia meridionale presentavano spesso la medesima forma, lo stesso bordo, la stessa funzione. Dietro quella ripetizione seriale non c’era solo efficienza: c’era il desiderio di diffondere un’idea d’impero.

Roma parlava anche con la terracotta. La circolazione delle forme ceramiche – soprattutto quelle della terra sigillata e delle comuni da cucina – contribuiva a costruire una grammatica materiale condivisa. Ovunque si andasse, dalla Britannia all’Egitto, dalle coste dell’Anatolia alle rive del Guadalquivir, si poteva riconoscere la mano dell’Impero anche in un semplice recipiente. Era una forma di soft power, un messaggio silenzioso ma pervasivo: sei dentro l’orbita di Roma, mangi, servi e cucini come un romano.

Questa uniformità era garantita da un sistema articolato di officine, molte delle quali imperiali o legate ad appalti statali, e da modelli replicabili tramite stampi e matrici. Le ceramiche erano così anche strumenti di propaganda materiale: la qualità, l’abbondanza, l’uniformità testimoniavano la capacità dell’Impero di raggiungere e nutrire ogni parte del suo vasto corpo territoriale.




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Redazione
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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa