Un sepolcro inviolato, immerso nel silenzio della pietra e del tempo, restituisce i primi oggetti rituali. Chi era il defunto ornato di bronzo? Quali gesti segreti accompagnarono il suo ultimo viaggio? Gli archeologi trattengono il respiro, mentre la terra si prepara a parlare. Siamo in provincia di Viterbo, nel Lazio.

Nel silenzio assolato della necropoli di San Giuliano, tra le fronde dei lecci che sfiorano le antiche pietre, è riemerso un mistero sigillato da secoli.
Un tumulo integro, databile alla fine del VII secolo a.C., è stato scoperto nell’area del Caiolo, nel territorio di Barbarano Romano, in provincia di Viterbo, nella parte meridionale dell’antica Etruria. La scoperta, effettuata nell’ambito degli scavi autorizzati dal Ministero della Cultura e condotti dalla Baylor University, promette di aggiungere un nuovo capitolo alla storia affascinante delle aristocrazie etrusche dell’età orientalizzante.
Il Presidente della Provincia di Viterbo, Alessandro Romoli, il Sindaco di Barbarano Romano, Rinaldo Marchesi, insieme al team di archeologi della Baylor University – guidato dal Prof. Davide Zori e dalle Dottoresse Lori Baker e Colleen Zori – hanno visitato il sito per osservare da vicino i primi risultati delle indagini.
Dopo la rimozione della lastra che chiudeva la camera funeraria, sono stati trovati numerosi vasi ceramici, tra cui pezzi di ceramica fine dipinta etrusco-geometrica. Alcuni di questi vasi sono disposti in modo preciso, in linea con pratiche rituali legate alla sepoltura. Sul letto funebre di sinistra sono ancora in posto un bacile e ornamenti di bronzo che decoravano il defunto, offrendo uno spunto unico per gli studiosi che stanno documentando il ritrovamento.
Ora gli archeologi sono al lavoro per la documentazione completa della tomba, prima di avviare lo scavo vero e proprio.






La Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per l’Etruria Meridionale ha commentato l’eccezionalità del rinvenimento con parole che sottolineano tanto il valore scientifico quanto la delicatezza del momento:
“Siamo di fronte a una scoperta straordinaria. Il tumulo, rimasto intatto per oltre duemilasettecento anni, ci consente di osservare i rituali funebri etruschi in una forma rara e pressoché incontaminata. Le operazioni sono ancora in corso, ma ciò che già emerge è un quadro complesso e ricchissimo, capace di restituire non solo oggetti, ma storie, gesti e pensieri del passato”.
Dove si trova la necropoli
Tra il verde della Tuscia e le ombre del passato
La necropoli di San Giuliano si estende sul pianoro tufaceo che domina il Fosso Biedano, a breve distanza dal centro storico di Barbarano Romano, borgo di circa 1000 abitanti che conserva ancora oggi un profilo medievale integro, incastonato tra Roma (a circa 60 km) e Viterbo (a 25 km).
L’area del Caiolo, dove è stato individuato il tumulo, costituisce uno dei settori più interessanti della necropoli, nota per la straordinaria varietà e stratificazione delle tombe, che vanno dal periodo villanoviano fino alla piena età etrusca e oltre.
Il paesaggio è di quelli che rapiscono: falesie di tufo giallo e rosso, vegetazione rigogliosa, silenzi rotti solo dal vento o dal passo leggero degli archeologi al lavoro.
Una scenografia ideale per comprendere quanto la relazione tra morte, natura e architettura fosse centrale per gli Etruschi.
Una tomba rimasta intatta
Il momento sospeso dell’archeologia: l’accesso ancora sigillato
Il tumulo appena scoperto, databile all’epoca orientalizzante recente (circa 630-600 a.C.), rappresenta un caso raro per lo stato di conservazione e per la ricchezza degli oggetti già visibili.
Dopo la rimozione della lastra di chiusura della camera sepolcrale, gli archeologi hanno potuto intravedere una straordinaria serie di reperti ancora in situ: vasi dipinti appartenenti alla produzione etrusco-geometrica, alcuni disposti secondo precisi rituali — come quello posizionato presso l’ingresso — e un bacile in bronzo sistemato sul letto funerario di sinistra.

Accanto a questo, sono visibili elementi di ornamento personale in bronzo, probabilmente appartenenti al defunto, indizio di uno status sociale elevato e di una consuetudine funeraria raffinata, in linea con le élite etrusche dell’epoca.
La Soprintendenza sottolinea che:
“Prima di procedere con lo scavo vero e proprio, stiamo attuando una meticolosa documentazione fotografica e laser, al fine di preservare ogni minimo dettaglio dell’impianto originario. Ogni frammento può raccontare una parte della storia, e in contesti così intatti la responsabilità dell’archeologo è anche quella di non turbare troppo in fretta il silenzio millenario che li custodisce”.

Cultura orientalizzante e identità etrusca
Bronzi, ceramiche, rituali: l’eredità del lusso mediterraneo
Il periodo orientalizzante, che abbraccia grosso modo il VII secolo a.C., è uno dei momenti più effervescenti della civiltà etrusca. Aumentano gli scambi con il mondo greco e con l’Oriente fenicio, si diffondono nuove tecniche artistiche, si afferma un gusto aristocratico per il lusso e la monumentalità.
Il tumulo scoperto si inserisce in questa dinamica: la camera funeraria non è soltanto un contenitore per la sepoltura, ma un vero e proprio spazio sacro e rappresentativo, nel quale ogni oggetto ha una funzione precisa, tanto pratica quanto simbolica.
I vasi etrusco-geometrici, ad esempio, sono decorati secondo motivi di ascendenza greca e si ritiene che servissero sia per le libagioni che per sottolineare lo status sociale del defunto. Il bacile potrebbe essere stato usato per la purificazione rituale, mentre gli ornamenti in bronzo raccontano di un corpo che doveva apparire decorato e autorevole anche nella morte.
Curiosità dalla necropoli
Misteri scolpiti nella roccia e tombe come case eterne
La necropoli di San Giuliano è una delle più affascinanti d’Italia per varietà tipologica e per lo straordinario adattamento al paesaggio. Qui si trovano tombe a dado, a portico, a camera, a facciata monumentale, molte delle quali scolpite direttamente nella roccia. Alcune riproducono addirittura l’esterno delle abitazioni etrusche, con porte, cornici e persino finti architravi: un modo per costruire case per l’eternità, in cui i defunti potessero continuare a esistere.
Tra le curiosità più sorprendenti vi è il cosiddetto “Trono della Regina”, una roccia scolpita a mo’ di sedile cerimoniale, immersa nel verde e oggetto, in passato, di leggende popolari.
Inoltre, molte tombe mostrano canalette per lo scolo dei liquidi rituali e piccoli altari, a testimonianza della pratica delle libagioni e della forte componente religiosa dei riti funebri.
Parole chiave del passato
Desiderio, ricchezza, memoria: la vita oltre la vita
Le tombe etrusche non sono semplici sepolture, ma manifesti della memoria, atti d’amore verso gli antenati, gesti di potere e dimostrazioni di ricchezza.
Il tumulo appena ritrovato, intatto e colmo di offerte, è un abbraccio lanciato nel tempo, un frammento della sontuosa estate etrusca, quando la civiltà tirrenica sapeva dialogare con l’Oriente, innalzare città e scolpire il proprio ricordo nella pietra.