Archeologia meravigliosa. Ritrovato il passaggio segreto del palazzo dell’imperatore romano Diocleziano. Era murato da 500 anni. Dove conduceva davvero? Quanti erano i vani e i corridoi segreti nei palazzi romani? A cosa servivano? E le misteriose sostrutture? Scendi qui e ora con noi per scoprire e capire

Antichità romane. Un varco nascosto, un accesso dimenticato, sigillato nel silenzio della pietra da più di mezzo millennio.
Una soglia si riapre sotto i passi dei turisti, una voce dell’antichità torna a farsi udire.
Ma chi la chiuse? Perché? E cosa svelerà il tunnel che corre sotto la città come un nervo scoperto?

Il corridoio emerso durante i lavori

Una ferita nella muratura ha svelato il passaggio imperiale sepolto da secoli

Gli archeologi stavano consolidando una volta romana sotto via Hrvojeva, una delle arterie pedonali più frequentate di Split, a Spalato, città imperiale romana. Nessuno si aspettava di trovare altro che pietre e calce. Invece, dietro una muratura posticcia, è emerso un corridoio lastricato, voltato a botte, che scende verso le cantine del palazzo di Diocleziano, un mondo sepolto di colonne, nicchie e umidità odorosa.

La muratura che lo sigillava, con ogni probabilità, fu realizzata tra il XV e il XVI secolo. Nessuna mappa ne indicava l’esistenza. Nessuna cronaca lo menzionava. Un oblio calcolato, un gesto definitivo. Forse per sicurezza, forse per paura. O per vergogna.

Un imperatore che abbandona Roma

Diocleziano si ritira da vivo e sceglie l’Adriatico come abbraccio finale

Nel 305 d.C., dopo due decenni di regno, Diocleziano compie un atto senza precedenti nella storia imperiale: abdica volontariamente. Lo fa insieme al collega Massimiano, lasciando il potere ai successori designati. Roma è ormai instabile, troppo complessa, lacerata da guerre e intrighi. Lui, figlio di un libertus illirico, ha riportato l’ordine attraverso la Tetrarchia, la divisione dell’impero in quattro.

Ma l’imperatore-filosofo è stanco. Malato. Desideroso di silenzio. Sceglie di ritirarsi proprio sulla costa dalmata, dove era nato. Le acque dell’Adriatico, chiare e crude, gli ricordano l’infanzia. La pietra locale è resistente, luminosa. E il luogo scelto – vicino a Salona, capitale della Dalmazia romana – è strategico e appartato. È il sogno di un uomo che vuole dominare ancora, ma solo il tempo, le stagioni, il proprio giardino.

Il palazzo di pietra e luce

Una fortezza sacra, una villa sul mare, una città nella città

Il palazzo di Diocleziano, costruito tra il 295 e il 305 d.C., era un prodigio architettonico. La pianta rettangolare, simile a un accampamento militare, misurava circa 215 metri per 180, coprendo una superficie di quasi 40.000 metri quadrati. Un quadrilatero cinto da mura, torri e porte monumentali.

A nord la Porta Aurea, a est quella d’Argento, a ovest quella di Ferro, e a sud l’accesso diretto al mare. L’impianto si divideva tra la zona imperiale e quella di servizio, in parte sopraelevata. Il peristilio, colonnato e sontuoso, introduceva agli appartamenti privati e al mausoleo, oggi trasformato nella cattedrale di San Doimo.

Il palazzo era abitato da una corte selezionata, guardie, servitori, sacerdoti. Ma il suo impianto simmetrico, scandito da vie e da colonne, anticipava l’idea della città in miniatura. Dopo la caduta dell’impero, infatti, diventerà davvero una città abitata, protetta dalle sue stesse mura.

Il tunnel nascosto e la sua funzione

Era una via di fuga o un accesso segreto per il corpo del potere?

Il corridoio appena riemerso corre sotto la via Hrvojeva e si orienta verso le cantine monumentali del palazzo. Potrebbe essere stato un percorso di servizio, usato da soldati o servitori per accedere senza passare dai cortili principali. Oppure un corridoio riservato ai movimenti più delicati: un ingresso discreto, un varco per spostamenti notturni o fughe silenziose.

Non è escluso che vi si svolgessero riti o passaggi simbolici, come avveniva nei palazzi orientali. Diocleziano, che si fece rappresentare con il nimbo e volle essere adorato come divinità vivente, potrebbe aver previsto percorsi differenziati per le varie categorie di individui. Il corridoio, stretto, umido, ma nobilmente lastricato, è ancora oggi avvolto dal mistero.

La Split medievale cancella la memoria

Quando i nuovi abitanti sigillarono la gloria imperiale sotto calce e silenzio

Nel VII secolo, dopo la distruzione di Salona da parte degli Avari, gli abitanti superstiti trovarono rifugio all’interno del palazzo. Le sue mura, solide e magnifiche, offrirono protezione. Le strutture imperiali vennero adattate: il mausoleo diventò chiesa, le terme magazzini, i colonnati case. Si costruì sopra, dentro, contro.

In questa fase, molte parti del palazzo furono murate per ragioni pratiche o difensive. Il tunnel potrebbe essere stato sigillato per evitare intrusioni, o perché divenuto inutile. Ma l’atto di murare, in contesti storici, ha sempre anche un valore simbolico: si chiudeva un mondo, si apriva un altro.

Cosa si nasconde sotto i palazzi degli imperatori?


Tra pareti che respirano silenzi millenari e rampe che sfiorano l’ombra, Roma e le città dell’impero che conservano ancora resti importanti della romanità svela oggi un lato intimo, invisibile, sensuale e inquietante del suo cuore antico.
Quello delle sostrutture, dei passaggi segreti, dei camminamenti cavi dentro cui passavano, all’alba o a notte fonda, uomini e donne del potere.
Corridori occulti per l’amore o la fuga, per custodire il lusso o sfuggire alla rovina.
La Roma dei Cesari non è solo fatta di colonne e giardini. È un mondo dentro al mondo: scavato, nascosto, sotterraneo.


Sotto la scena del potere

Le sostrutture come macchina architettonica e simbolo politico

Nel linguaggio dell’architettura romana imperiale, le sostrutture non erano semplici fondamenta. Erano ambienti progettati per sostenere, celare, manipolare.
Nel Palatino, dove vivevano gli imperatori, le sostrutture potevano estendersi per decine di metri in profondità, organizzate come una vera città inferiore:

  • scale per servitori,
  • depositi di cibo e tesori,
  • rampe per cavalli,
  • cisterne d’acqua collegate da cunicoli,
  • e persino piccoli santuari dedicati alle divinità domestiche.

Un esempio clamoroso è dato dalla Domus Tiberiana, che, oggi in corso di studio da parte del Parco del Colosseo, presenta un’incredibile rete di ambienti voltati, talvolta alti anche dieci metri, destinati a contenere non solo i carichi statici del palazzo soprastante, ma anche camere di servizio, cucine e vie di circolazione invisibile.


La Domus Aurea: labirinto del desiderio

La reggia nascosta di Nerone tra inganni ottici, riflessi e stanze coperte d’oro

Quando Nerone fece costruire la Domus Aurea, dopo l’incendio del 64 d.C., non si limitò a una dimora regale: diede vita a un teatro segreto del piacere.
La parte attualmente visitabile del complesso — scoperta nel Rinascimento quando artisti come Raffaello si calarono dall’alto per copiare i grotteschi — corrisponde in realtà a una porzione sotterranea del palazzo.

Ma ciò che oggi è sotterraneo, ieri non lo era.
Il palazzo sfruttava la topografia ondulata del Celio e dell’Esquilino per creare un effetto “a livelli”, dove ambiente ipogeo, giardino pensile e ambienti residenziali si intersecavano come una macchina scenica.
Dentro si trovavano passaggi a scomparsa, porte mimetiche, giochi d’acqua che nascondevano stanze segrete, e meccanismi che permettevano a intere sezioni della sala da pranzo — come nella celebre coenatio rotunda — di ruotare, svelando ambienti nuovi sotto il soffitto tempestato di stelle dorate.


La Domus Flavia e il passaggio che portava all’intimo

Sotto i piedi del potere, il cuore segreto del vivere quotidiano

Nel palazzo di Domiziano, che domina tuttora l’area sud del Palatino, fu organizzata una complessa rete di spazi “negati” alla vista pubblica.
Qui, le sostrutture della Domus Flavia — uno dei cuori pulsanti del potere imperiale — custodivano scale segrete, rampe per il trasporto del vino e del cibo, stanze del servizio, ma anche stanze di fuga.
Perché il potere è fragile, e i corridoi invisibili servivano a garantire una seconda via.
Proprio in questi ambienti più remoti, nascosti dietro finte pareti in opera laterizia, sono stati scoperti affreschi a tema mitologico, spesso con Eros protagonista: probabilmente camere per incontri riservati, luoghi in cui il corpo sfuggiva allo sguardo ufficiale.


Ville imperiali e cunicoli del silenzio

Da Tivoli a Sperlonga, le ramificazioni segrete della villeggiatura imperiale

Le ville degli imperatori fuori Roma non erano semplici residenze. Erano città nascoste nel verde, disseminate di mistero.
La Villa Adriana a Tivoli ne è un esempio straordinario: qui, tra padiglioni e giardini, si sviluppa una rete sotterranea che supera i tre chilometri.
Serviva al trasporto di vettovaglie, alla circolazione dei servi senza disturbare la vista dei padroni, ma anche come spazio di fuga e difesa.
Una rete di gallerie con cunicoli a gomito impediva che la luce entrasse: perfette per mantenere il fresco, per occultare, per scomparire.

Ancora più teatrale è il caso della Villa di Tiberio a Sperlonga, con la grotta naturale trasformata in sala da pranzo, affacciata sul mare.
Dietro la grotta, attraverso un corridoio coperto, si giungeva a cunicoli che s’addentravano nella scogliera, forse usati per la fuga in barca o per trasportare oggetti di valore in caso di pericolo.


Il Palatino come montagna cava

La collina dei Cesari è un alveare: un corpo pieno di vene sotterranee

Nel tempo, il Palatino — divenuto l’emblema della regalità imperiale — fu svuotato e riempito, scavato e stratificato, divenendo una montagna cava.
Oggi gli archeologi stanno recuperando sezioni intere di queste “vene” sotterranee, dove il suolo stesso sembra partecipare alla messa in scena del potere.
Alcune gallerie, scavate in epoca tardoantica, presentano nicchie e affreschi cristiani: indizio che questi spazi vennero poi riutilizzati come oratori, rifugi o cripte segrete per le nuove fedi.
Altre, invece, sono riempite di tesori architettonici di reimpiego, custoditi qui come in caveau dell’Impero: capitelli, busti, decorazioni marmoree, smontati e nascosti forse per proteggerli durante i saccheggi.


Quando il palazzo è una macchina teatrale

L’architettura come strumento per governare la visione e il mistero

Tutti questi ambienti — passaggi nascosti, scale invisibili, sostrutture e gallerie — rispondono a una logica che va oltre la funzionalità.
Nel mondo romano, l’architettura imperiale è una macchina per orchestrare la percezione.
Le stanze celate non sono solo utili: sono parte del messaggio.
Servono a costruire un’aura di dominio e mistero, a velare la presenza del principe, a farlo apparire e scomparire come un dio.




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Redazione
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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa