Archeologia. Meravigliosi. Li scoprono sotto la piazza nello strato tra Romani e Medioevo. Si danno la mano. Chi sono? Cosa fanno? A quando risalgono? Cos’è stato trovato ancora qui? Rispondono gli archeologi

Due eroti piagenti? I genitori primordiali cacciati dal giardino? Il lacerto di marmo è di straordinario interesse iconografico. Emerge ora dagli scavi di un’area che fu probabilmente utilizzata durante il periodo romano, forse soprattutto per sepolture infantili. Poi, con il medioevo, la piazza venne utilizzata per la macellazione e il mercato della carne. E’ probabile che, in quel momento, la bonifica della zona abbia portato alla distruzione di monumenti funerari.


Il cuore di Limoges è un labirinto: strati, cunicoli e memorie sotterranee

La città, un tempo capitale romana dell’Aquitania, torna a raccontare la sua storia

Sotto le pietre affollate di Place des Bancs, nel centro storico di Limoges, città di 130.000 abitanti a circa 390 chilometri a sud di Parigi, nel dipartimento dell’Haute-Vienne (Nouvelle-Aquitaine), si cela un mondo antico, stratificato, tenace. Chiunque abbia frequentato il cuore cittadino potrebbe non sospettare che il suolo stesso, sotto i propri passi, sia un reticolo di cavità, fosse, camere murate, resti sepolti. “Un formaggio svizzero”, come lo hanno definito con ironia e precisione gli archeologi che oggi scrutano queste profondità.

A partire dal 16 febbraio 2025, nel quadro della riqualificazione urbana della piazza e delle strade adiacenti, l’équipe della società Éveha (Études et valorisations archéologiques) ha dato avvio a un’estesa campagna di scavi preventivi che ha già rivelato, a soli metri sotto l’asfalto moderno, una pagina dimenticata della città romana.

“Abbiamo alcune abitazioni, resti piuttosto alti, almeno un metro. Rimangono solo frammenti di muri. Abbiamo trovato un pozzo d’acqua. Abbiamo interrotto lo scavo a una profondità di nove metri. Ma è ancora più profondo. Questo ci permetterà di preservare i resti mobili; sono molto ben conservati”, ha dichiarato Claire Pesenti, responsabile dell’operazione per Éveha.


Busti, piatti e aghi nel buio

Scoperte quotidiane che illuminano lo stile di vita degli antichi Limougeauds

Fra i materiali recuperati, figurano numerosi piatti in ceramica, aghi in metallo, una vasca collegata a un impianto idrico, resti di abitazioni private e soprattutto una scultura frammentaria, che ha già suscitato interrogativi e suggestioni.

“Abbiamo anche trovato un frammento di busto, una scultura di un uomo e una donna che si tengono per mano, e una sepoltura di un bambino di sei anni e di un uomo adulto”, ha proseguito Pesenti.

Non è chiaro, al momento, a quale contesto appartenesse questa scultura: si tratta di un busto funebre? Di un’immagine votiva? O di una rappresentazione allegorica? Lo stile appare tardo, compatibile con le forme espressive del IV-V secolo d.C. Due figure, dunque, legate dal gesto più umano, più eterno: tenersi per mano.


Ipotesi iconografiche: Eroti in lutto?

Un confronto con l’arte funeraria tardoimperiale

Non si può escludere – senza voler forzare il dato – che si tratti di una variante degli “Eroti piangenti”, figure infantili, talora alate, che decoravano i sarcofagi dell’epoca tardoimperiale, soprattutto quelli prodotti a Roma o nelle officine galliche del IV secolo. Gli Eroti venivano spesso raffigurati in atteggiamenti malinconici, talora uniti da gesti teneri come lo stringersi la mano o il chinare il capo l’uno sull’altro.

Nei sarcofagi a lenos (a forma di tinozza), frequenti tra III e IV secolo, si trovano talora figure speculari che reggono fiaccole rovesciate o si stringono la mano in segno di addio. Il fatto che questa scena emerga insieme alla sepoltura di un bambino e di un uomo adulto potrebbe rafforzare l’ipotesi di un contesto funerario.

Ma l’interpretazione resta aperta: potrebbe trattarsi anche di una rappresentazione coniugale, o persino di divinità tutelari. Solo una pulizia e uno studio più accurato dell’opera potranno sciogliere il mistero. Non è una causalità che, sotto il profilo iconografico, il tema sia stato ripreso, nel Medioevo, in alcuni casi, per rappresentare il dolore di Adamo ed Eva, cacciati dal paradiso terrestre. Ma per quanto il lacerto sia di dimensioni limitate, potremmo pensare che esso facesse parte di un sarcofago tardo imperiale poi distrutto forse per la creazione di calce per muratura. Per la cottura del marmo, i sarcofagi venivano fatti preventivamente a pezzi con martellate affinché potessero essere agevolmente inseriti nel forno della calchera. Venne forse salvata queta parte che manteneva una propria unità compositiva. Alla nostra destra, ci pare di notare gli effetti di un intenso colpo con la mazza.


Un pozzo, una vasca, odore di fosfati

Il quartiere dei macellai e la lunga vita della piazza

Se l’epoca romana ha lasciato strutture solide e oggetti raffinati, il Medioevo non è da meno. Infatti, Claire Pesenti segnala come altri reperti, meno appariscenti, rivelino pratiche di uso quotidiano:

“C’erano alcune ossa, in particolare di neonati. Abbiamo anche trovato una vasca collegata all’acqua, e poi cose meno visibili. E un luogo da cui emanava un odore di fosfato, tipico di un luogo dove si tengono gli animali”.

Il riferimento è al quartiere dei macellai, documentato dalle fonti a partire dal XIII secolo. La carne veniva lavorata e sezionata sul posto dopo la macellazione in loco. Le cavità servivano probabilmente anche per il drenaggio dei liquami e per lo stoccaggio delle merci.


Una storia millenaria sotto i piedi

Limoges romana: la capitale degli arverni romanizzati

L’antica Limoges, fondata come Augustoritum intorno al 10 a.C., era un centro importante dell’impero romano nella provincia dell’Aquitania. Costruita sulla riva destra della Vienne, fu dotata di foro, anfiteatro, terme, acquedotto e numerose domus, tanto da essere descritta come una delle più splendide colonie provinciali. La città aveva un ponte monumentale, di cui restano i piloni, e un impianto ortogonale, visibile ancora oggi in certi tracciati stradali.

Nel corso dei secoli, le strutture pubbliche decaddero, ma il cuore della città continuò a pulsare, trasformandosi, adattandosi. La Place des Bancs – oggi al centro degli scavi – si colloca in un punto che, già in epoca imperiale, era abitato e probabilmente adibito a funzioni commerciali.


Il lavoro continua: conservazione, studio, narrazione

Gli archeologi non abbandonano il campo: attivi fino al 2026

I reperti emersi saranno lavati, restaurati e analizzati presso i laboratori di Éveha, per poi essere affidati allo Stato francese. La città di Limoges, come previsto dalla legge, potrà chiedere il loro deposito permanente per arricchire le collezioni locali. Gli scavi continueranno fino a marzo 2026, in modo da monitorare con attenzione tutti i lavori urbanistici in corso in Place du Poids Public, Rue Liberté e nelle strade limitrofe.

“Avremo molto lavoro di ricerca e scavo da fare. La mappatura delle cavità ci aiuta, ma le sorprese sono sempre dietro l’angolo”, conclude Pesenti.


Un gesto che attraversa i secoli

Nel buio della terra, due mani si sfiorano ancora

Quei due volti che si guardano e si sfiorano – appena emersi dalla sabbia, coperti di terra – parlano con un’intimità che nessun secolo può spegnere. Che siano sposi, defunti, Eroti piangenti o divinità, portano con sé un messaggio universale. Quello del contatto umano, dell’abbraccio che sfida il tempo, dell’amore che resiste al seppellimento e alla rovina.

Non basta una datazione per spiegare un gesto. Ma forse, in questo caso, non serve spiegarlo affatto.



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Redazione
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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa