Un luogo metafisico, in cui gli spiriti sembrano sussurrare sui dossi del monte con il soffio del vento. A tratti il parlottio delle brezze risuona nella cavità nell’orecchio e diventa cupo. Tu cammini verso il tumulo, tra ciuffi d’erba che oscillano e il ronzio di insetti pesanti, che passano e se ne vanno, nel turbamento di un canto monosillabico. Ecco la porta che conduce verso l’eterno. Scendiamo. Scendiamo. Più in basso, ossa e oggetti smeraldini, pietre rosse e oro.
E’ così che a Alkhan-Kala, in Cecenia, gli archeologi hanno appena portato alla luce un sepolcro antico in grado di offrire dati che potrebbero rivoluzionare la conoscenza della cultura alaniana:. E’ un tumulo funerario del IV secolo perfettamente conservato, ricco di reperti straordinari. La sepoltura, appartenente a un personaggio maschile di altissimo rango, si trova a nove metri di profondità, protetta da una grande lastra di pietra che fungeva da porta d’ingresso rituale.
Tra i reperti figurano finimenti per cavalli con tormaline rare e inserti in granato e oro, armi bianche, recipienti metallici importati, un braccialetto d’oro, oggetti rituali lignei e, davanti alla camera, lo scheletro sacrificato di un cavallo. Alcuni oggetti sembrano essere stati donati durante le esequie, gli altri appartenevano al defunto.
Il ritrovamento è stato definito da Vladimir Malashev, ricercatore senior presso l’Istituto di Archeologia dell’Accademia Russa delle Scienze, come una “svolta” per lo studio dell’antico Caucaso. La sepoltura era intatta, una rarità per una cultura come quella alaniana, i cui tumuli sono perlopiù noti in forma depredatissima. Anche Azamat Akhmarov, a capo della spedizione, ha parlato di “un grande successo per l’archeologia russa e cecena”, sottolineando l’eccezionale integrità del complesso funerario.
Nel tumulo: architettura della memoria, teatro della morte nobile
Il tumulo – o kurgan, nel lessico delle steppe – è una struttura sepolcrale monumentale che ha attraversato millenni di storia umana. Esso consiste in una collinetta artificiale, costruita con terra, pietre, legno e talvolta mattoni crudi, eretta sopra una camera funeraria. Nella sua funzione primaria, il tumulo custodisce il corpo del defunto e i suoi beni, ma rappresenta anche un simbolo pubblico di autorità, identità e ricordo.
Il tumulo scoperto ad Alkhan-Kala, sebbene parzialmente compromesso nella parte superiore, ha conservato una struttura interna di straordinaria profondità: nove metri. Una profondità di questo tipo non è solo un fatto tecnico, ma una dichiarazione di rango. Il defunto, sepolto in posizione privilegiata e con evidenti segni di nobiltà, veniva così isolato dal mondo dei vivi per essere “ricollocato” nel regno dell’eternità, con i suoi cavalli, le sue armi e i suoi tesori.
All’ingresso della camera funeraria, chiusa da una grande pietra, è stato trovato lo scheletro di un cavallo sacrificato. All’interno, vi erano finimenti equestri finemente lavorati con oro, granati e tormaline, un tavolo ligneo rituale e recipienti metallici che probabilmente provenivano da contesti orientali o bizantini. La presenza di gioielli, tra cui un bracciale d’oro, e di armi bianche testimonia il valore e la centralità della figura sepolta.
Gli studiosi ritengono che alcuni oggetti fossero regali ricevuti in vita, altri effetti personali inseriti nel corredo funebre secondo un rituale che univa pratiche militari, status sociale e simbolismo religioso. Si ipotizza anche la presenza di elementi rituali, come le pietre trovate accanto a una sepoltura secondaria (forse un bambino), che potrebbero rimandare a cerimonie di passaggio o a culti ancestrali locali, simili a quelli praticati nella cosiddetta “Valle dei Re” del Caucaso.
Gli Alani: aristocrazia delle steppe, ponte tra Oriente e Occidente
Per cogliere appieno il valore della scoperta, bisogna conoscere il mondo degli Alani, un popolo iranico orientale originario delle steppe del nord del Caucaso e del Caspio, appartenente alla grande famiglia sarmatica. Furono citati per la prima volta da autori romani nel I secolo d.C., che li descrissero come formidabili cavalieri nomadi, abili nell’uso dell’arco e dell’armamento da guerra.
A partire dal III secolo, gli Alani si insediarono stabilmente nel Caucaso settentrionale, pur mantenendo i tratti distintivi delle culture nomadiche. Col tempo, svilupparono una cultura autonoma, oggi detta “alaniana”, caratterizzata da una forte stratificazione sociale, con una nobiltà che esibiva il proprio potere attraverso la monumentalità delle tombe, la ricchezza dei corredi e la pratica del sacrificio animale.
Nonostante il loro ruolo marginale nei racconti storici eurocentrici, gli Alani furono attori fondamentali nei traffici culturali e commerciali dell’Eurasia tardoantica. Intrattenevano rapporti con l’Impero Romano d’Oriente, con i Persiani sasanidi e con altri popoli nomadi. Alcuni gruppi alani seguirono i Vandali fino in Nord Africa, altri si integrarono negli eserciti imperiali. Ma nel Caucaso settentrionale sopravvissero per secoli, mantenendo lingua, religione e tradizioni proprie, sino alla loro parziale assimilazione nel mondo osseto medievale.