La Turchia torna sotto i riflettori per un’incredibile scoperta archeologica legata al traffico illecito di reperti storici. Sei persone sono state arrestate nel distretto di Bor, a Niğde, mentre tentavano di vendere una mummia medievale, presumibilmente appartenente a un individuo cristiano. L’operazione, condotta dalla Gendarmeria turca, ha portato al sequestro del prezioso reperto, che ora verrà studiato dagli esperti del Museo di Niğde. Ma cosa spingeva le antiche popolazioni dell’Anatolia a mummificare i loro defunti? E perché tra i reperti più sorprendenti spiccano le mummie di bambini e persino di gatti?

Un’area ricca di antichi segreti
L’Anatolia è un territorio ricco di storia e mistero, crocevia di civiltà fin dai tempi degli Ittiti. In particolare, la regione di Aksaray, non lontana da Niğde, conserva una straordinaria collezione di mummie medievali, esposte nel Museo di Aksaray. Qui, i visitatori possono ammirare ben 13 mummie, tra cui quelle di bambini, adulti e gatti risalenti ai secoli X, XI e XII.
Ma cosa ci fanno delle mummie medievali in un’area che, storicamente, non è associata alle celebri tecniche di imbalsamazione dell’antico Egitto?
Perché nel Medioevo si mummificavano i defunti?
A differenza degli Egizi, che utilizzavano sostanze come la natron per disidratare i corpi e preservarli, le popolazioni cristiane medievali della Cappadocia adottavano un metodo differente: i corpi venivano prima eviscerati, poi trattati con cera fusa e infine avvolti in sudari. Questo processo non aveva solo una funzione di conservazione, ma anche un significato spirituale: preservare il corpo in vista della resurrezione.
Le mummie ritrovate in Anatolia sono state scoperte principalmente in chiese rupestri e città sotterranee, costruite dai primi cristiani per sfuggire alle persecuzioni romane e, successivamente, agli attacchi degli eserciti arabi. Luoghi come la Valle di Ihlara e la Chiesa di Çanlı conservano ancora oggi le tracce di queste antiche pratiche funerarie.
Mummie di gatti e bambini: un mistero affascinante

Tra le mummie più curiose esposte nel Museo di Aksaray spiccano quelle di gatti e bambini. Perché mummificare un gatto? Secondo gli esperti, si trattava di animali domestici particolarmente amati dai loro proprietari, che volevano preservarli anche nell’aldilà. Il processo di imbalsamazione, simile a quello riservato agli umani, prevedeva l’uso di cera e tessuti, proteggendo il corpo dall’azione del tempo.
Le mummie di bambini, invece, offrono uno spaccato commovente della vita medievale. Gli studi hanno rivelato che molti di questi piccoli corpi appartenevano a famiglie nobili o a membri del clero, e che la mummificazione poteva essere un modo per onorarli e ricordarli nei secoli a venire.

Un patrimonio da proteggere
L’operazione della Gendarmeria turca ha riportato l’attenzione sull’importanza di proteggere il patrimonio culturale dall’azione dei trafficanti. Il governatore di Niğde, Cahit Celik, ha elogiato il lavoro delle forze dell’ordine, sottolineando come il contrasto al traffico illecito di reperti storici sia una priorità per il Paese.
Le indagini continuano, mentre la mummia sequestrata sarà analizzata dagli esperti per determinarne l’origine esatta. Ogni nuova scoperta ci avvicina un po’ di più alla comprensione di una civiltà che, mille anni fa, considerava la morte non come una fine, ma come un passaggio verso l’eternità.
Fonte: Archeonews