Archeologia. Quando Dio scende in piscina. Scoperta a Villa di Sette Bassi a Roma. Cos’è questa struttura anomala ricavata nelle terme romane? Quando fu edificata e perché? Altri casi analoghi in Italia? Rispondono gli esperti

Nella zona sud-orientale della città eterna, gli archeologi hanno riportato alla luce una struttura che si muove sul filo della metamorfosi culturale. Ne dà annuncio, in queste ore, il Parco archeologico della via Appia antica. All’interno della Villa di Sette Bassi, nei pressi delle monumentali Terme del Tritone, è emersa una vasca in marmo, la cui forma, posizione e trasformazioni successive lasciano intuire che si trattasse di un battistero cristiano. Costruito in epoca imperiale, tra il II e il III secolo d.C., il complesso termale fu in seguito profondamente trasformato: non più luogo di cura del corpo, ma scenario di rinascita spirituale. Il sacro sembrerebbe aver fatto irruzione in un tempio della quotidianità romana, segnando uno dei tanti passaggi – tanto silenziosi quanto profondi – che scandiscono la progressiva cristianizzazione del paesaggio romano.


La Villa di Sette Bassi e le sue terme: un sistema monumentale policentrico

La Villa di Sette Bassi, tra le più estese dell’intero suburbio romano, si sviluppa lungo la via Latina, affacciandosi su un sistema viario secondario ma cruciale. L’impianto comprendeva un ippodromo-giardino monumentale, zone residenziali decorate con marmi e stucchi, un tempietto, sistemi di canalizzazione e cisterne, e infine le terme. Le Terme del Tritone, per la loro conformazione e per la loro monumentalità, non erano soltanto luoghi per la cura del corpo: erano ambienti scenografici, pensati per la rappresentazione della ricchezza e della cultura del dominus.

Il nome “Tritone”, non attestato nelle fonti antiche ma attribuito modernamente per motivi topografici, allude alla presenza di elementi iconografici marini – forse affreschi o rilievi – di cui oggi restano solo tracce frammentarie. L’aspetto complessivo del complesso termale suggerisce una fusione tra funzione e spettacolo, tra ingegneria idraulica e lusso architettonico.


Dal calore delle terme alla luce della fede: la vasca che diventò battistero

Nel cuore delle terme, tra ambienti che in origine ospitavano il tepidarium o il calidarium, è stata identificata una vasca in marmo che presenta due fasi distinte di utilizzo: una prima in cui era sufficientemente profonda da consentire l’immersione totale dei catecumeni, e una successiva in cui il fondo fu rialzato. Questo mutamento corrisponde esattamente a un’evoluzione ben nota della prassi liturgica battesimale, che da rito immersivo passò progressivamente a modalità più simboliche, come l’abluzione o la triplice aspersione.

L’intero ambiente circostante, con la presenza di resti murari riorganizzati, suggerisce un uso chiaramente ecclesiastico. Il battistero, probabilmente costruito riutilizzando una struttura termale già esistente, fu accompagnato da interventi di adattamento liturgico, forse compiuti in fasi successive, in risposta a trasformazioni dottrinali e organizzative della comunità cristiana locale.

Le sepolture identificate nei pressi della vasca rafforzano ulteriormente l’ipotesi che si trattasse di un centro ecclesiale di rilievo, forse addirittura dotato di autorità vescovile o para-vescovile, in un’epoca in cui Roma andava perdendo il suo baricentro esclusivamente urbano, e la campagna circostante – l’agro romano – diventava uno spazio simbolicamente e praticamente evangelizzato.


Il simbolismo del battesimo e la centralità della vasca

La vasca marmorea rinvenuta presso la Villa di Sette Bassi non è soltanto un oggetto archeologico: è un testimone eloquente di un’epoca di passaggi e ibridazioni. Il battesimo per immersione, nel contesto del cristianesimo delle origini, era carico di simbolismi potenti: rappresentava la morte e rinascita con Cristo, l’abbandono dell’uomo vecchio e l’ingresso nella comunità dei fedeli. La sua pratica richiedeva una preparazione, spesso legata a lunghi periodi di catecumenato, culminanti in celebrazioni solenni, in particolare nella notte di Pasqua.

Che questa vasca fosse destinata a tale rito implica non solo la presenza di una comunità cristiana articolata nel suburbio, ma anche l’esistenza di una struttura ecclesiastica capace di esercitare giurisdizione su un’area vasta. Il battistero era, nell’organizzazione paleocristiana, spesso separato dalla chiesa ma ad essa funzionalmente connesso: luogo di iniziazione, porta d’ingresso alla vita ecclesiale.


Ipotesi sulla cronologia e sulla gerarchia ecclesiastica

Nonostante l’assenza, finora, di epigrafi o iscrizioni, la presenza di più livelli di costruzione e la sovrapposizione tra la funzione termale e quella battesimale permette di avanzare ipotesi sulla cronologia. È plausibile che la trasformazione sia avvenuta tra il IV e il V secolo, cioè in un’epoca in cui il cristianesimo non solo era legalizzato, ma ormai dominante. Il sito potrebbe aver fatto parte di una diocesi suburbicaria, ovvero una di quelle sedi vescovili che gravitavano attorno a Roma e che ebbero un ruolo importante nell’organizzazione territoriale della Chiesa latina.

Alcune fonti tardoantiche menzionano la presenza di piccole comunità cristiane distribuite lungo la via Latina e l’Appia, con chiese e cimiteri propri. Il fatto che la vasca sia associata a sepolture potrebbe indicare il diritto di sepoltura garantito ai fedeli battezzati, e quindi la piena autorità sacramentale del luogo.


Architettura e liturgia: il lento mutare della forma

La struttura stessa delle terme offriva condizioni favorevoli alla trasformazione. Gli ambienti riscaldati, spesso voltati, con pavimenti sopraelevati per il passaggio dell’aria calda (hypocaustum), venivano parzialmente riconvertiti, mantenendo solo parte della funzionalità preesistente. In alcuni casi, i pavimenti venivano ricostruiti per inserire absidi, altari, vasche battesimali, e talvolta anche piccole cripte.

Nella vasca di Sette Bassi si osservano due livelli distinti: una fase profonda, coerente con l’immersione integrale, e una successiva più superficiale, che riflette l’evoluzione verso una ritualità più contenuta. Questo passaggio, sebbene a prima vista tecnico, è in realtà il riflesso di una più ampia trasformazione ecclesiologica e teologica: la messa a punto di un cristianesimo “cattolico”, che si distacca dalle pratiche troppo esoteriche o fisicamente impegnative delle origini, e che si adatta alla massa dei fedeli dell’Impero romanizzato.


Le sepolture: memoria e sacralità dello spazio

Intorno alla vasca, gli archeologi hanno rinvenuto numerose sepolture, che appaiono distribuite con regolarità e in alcuni casi segnalate da lastre marmoree. La prossimità al battistero suggerisce che si trattasse di luoghi riservati a persone di rilievo, forse ecclesiastici, o neofiti morti subito dopo il battesimo. La vicinanza alla fonte battesimale conferiva prestigio spirituale: essere sepolti “accanto alla rinascita” significava chiudere il ciclo terreno in contatto con il sacro. Questo fenomeno è noto anche altrove, ad esempio presso il battistero lateranense, dove nei primi secoli si registrarono sepolture privilegiate.


Un fenomeno diffuso: il riuso delle terme come chiese paleocristiane

La rifunzionalizzazione degli edifici termali in strutture cristiane, con particolare predilezione per la conversione in luoghi di culto e battisteri, non costituisce un unicum legato alla Villa di Sette Bassi. Al contrario, si tratta di un fenomeno ben documentato in tutto il mondo romano, soprattutto in Italia, dove la cristianizzazione dello spazio urbano e suburbano si manifestò anche attraverso il recupero simbolico e funzionale di edifici legati alla vita quotidiana e civile.

A Roma stessa, un caso emblematico è rappresentato dalla basilica paleocristiana sorta all’interno delle Terme di Novato, presso via XX Settembre, dove resti di strutture termali furono inglobati in una piccola chiesa del V secolo. In ambito rurale, un altro esempio significativo si trova in Toscana, a Fiesole, dove nei pressi dell’antico foro e delle terme pubbliche venne costruita la cattedrale di San Romolo, in un’area che presentava un preesistente complesso termale romano. Allo stesso modo, in Campania, presso Teano, sono state documentate trasformazioni di ambienti termali minori in ambienti destinati al culto, con interventi liturgici che includono l’inserimento di vasche battesimali ricavate da strutture precedenti.

Uno dei casi più impressionanti, per l’evidenza archeologica e per la dimensione simbolica, resta quello delle terme di San Lorenzo in Lucina, a Roma, dove un’area termale fu riconvertita nel nucleo di una basilica titolare già nel IV secolo. Qui, come a Sette Bassi, l’acqua — un tempo legata alla salute del corpo — divenne veicolo di rigenerazione spirituale, all’interno di un’architettura solo parzialmente riconvertita, ma profondamente ricaricata di significato.

Tali interventi, come quello documentato ora presso le Terme del Tritone, mostrano chiaramente il processo di adattamento del patrimonio edilizio romano alle esigenze della nuova religione di Stato. Laddove un tempo risuonavano i rumori del calidarium e del frigidarium, iniziarono a diffondersi i canti liturgici, le orazioni comunitarie, le voci dei catecumeni. L’antico si piegava alle necessità del presente, ma senza essere demolito: veniva risemantizzato, secondo un principio di continuità trasformativa che caratterizza profondamente la tarda antichità.

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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa