Archeologia. Scavano nella spianata in fondo alla valle e trovano i resti di un antico edificio, misterioso e anomalo. Cos’era? A cosa serviva? Perché quella forma strana e perché fu costruito in una “terra di nessuno”? Sai risolvere il mistero? I dati a disposizione

Che c’era, in tempi antichi, nel fondovalle, dove salici e sabbie, ghiaie e acqua tracciavano un reticolo di solitudine inquietante? E cos’hanno trovato gli archeologi, scavando in quel punto che nei secoli fu spianato e regimentato sotto il profilo del flusso delle acque’ Una casa misteriosa.

La zona del ritrovamento
L’edificio visto dall’alto

All’ingresso di Grenoble, a nord della Porte de France, si apre uno degli spazi urbani più peculiari della città: l’Esplanade. Chi oggi vi passeggia, circondato da lunapark, aiuole e resti di architetture ottocentesche, difficilmente può immaginare che sotto la superficie ordinata di questo piazzale si cela una storia dimenticata. Una storia scavata dalla terra stessa, e riportata alla luce dall’Inrap — l’Institut national de recherches archéologiques préventives — durante recenti campagne di scavo. Al cuore della scoperta: un edificio quadrangolare, silenzioso testimone di morte, rituali e probabilmente tragedie collettive.


Un’architettura isolata nella palude

Il sito dell’Esplanade, prima della sua urbanizzazione, – spiega l’Inrap – era una zona paludosa, all’incrocio tra l’Isère e il Drac. Solo nel XVII secolo iniziò il prosciugamento sistematico, e prima di allora l’area era sfruttata sporadicamente per il legname, la sabbia e alcune attività militari. Qui, proprio tra strati alluvionali, argini e depositi sabbiosi, è emersa una costruzione che ha subito suscitato interrogativi.

Si tratta di un edificio quadrangolare, privo di successive modifiche strutturali, costruito in un’unica fase su un leggero rialzo naturale del terrazzo fluviale. Il lato orientale era protetto da un fossato di drenaggio, segno che la presenza dell’acqua era una sfida continua. Non è un’abitazione, né un magazzino: l’ipotesi iniziale, sostenuta da alcuni indizi, lo identifica come una cappella. Ma già da questa prima lettura, qualcosa non torna.


Sepolture anomale, tracce di un dolore collettivo

A suscitare maggiore interesse — e inquietudine — sono le tredici strutture funerarie rinvenute all’interno e nei pressi dell’edificio. Sebbene alcune sepolture siano singole e rispettino i criteri di inumazione propri di un culto cristiano (individui stesi sulla schiena, disposti con cura), la maggior parte presenta caratteristiche anomale. Le tombe plurime, sovrapposte e caotiche, sembrano rispecchiare un’epoca di emergenza e forse di disperazione.

Alcune di esse ospitano fino a dieci individui, disposti in contatto diretto, a volte affiancati, a volte ammucchiati. In certi casi, i corpi sono deposti sullo stomaco o in posizioni innaturali. Nessun oggetto di accompagnamento significativo, solo qualche spillo, qualche frammento di merletto: forse i defunti erano stati sepolti nei loro abiti, oppure avvolti in semplici sudari. Ma il dato più dissonante è l’assenza di uno schema: l’orientamento dei corpi varia, così come il trattamento post mortem. Un disordine che sfida ogni interpretazione tradizionale.


L’ossario esterno: una fossa dimenticata

All’esterno dell’edificio, in una zona periferica rispetto al nucleo centrale, è stata individuata una struttura simile a un ossario. Una grande fossa in cui sono stati gettati i resti di almeno otto individui, anch’essi in posizioni scoordinate, con arti intrecciati, alcuni riversi, altri supini. È un’immagine che richiama le fosse comuni di tempi di peste, di carestia, o di conflitto. È qui che il silenzio della terra si fa più denso, e il mistero si approfondisce.


Giovani uomini e adolescenti: indizi su una selezione funebre

Le prime analisi sul campo indicano che i defunti appartenevano in prevalenza a una fascia d’età compresa tra l’adolescenza avanzata e l’età adulta giovane, e che la maggioranza era di sesso maschile. Un reclutamento funerario così specifico non è casuale: potrebbe suggerire una selezione legata a un’epidemia che ha colpito una particolare comunità, a una strage militare, o — ipotesi ancora da confermare — a pratiche marginali o punitive. Le indagini antropologiche in corso, con l’analisi dei resti ossei alla ricerca di patologie, lesioni traumatiche e segni di malattie infettive, potranno forse sciogliere alcuni di questi nodi.


Che cos’era davvero questo edificio?

Ad oggi, l’identità dell’edificio resta avvolta nel mistero. La sua funzione funeraria è evidente, ma la sua natura lo è molto meno. Diverse le ipotesi in campo:

  • Cappella cattolica: un luogo di culto modesto, fuori dalle mura cittadine, destinato a una comunità locale o a pratiche devozionali periferiche.
  • Tempio protestante clandestino: considerata la posizione marginale e il periodo — il XVI secolo, epoca di guerre civili e lotte religiose — non si può escludere l’ipotesi che l’edificio fosse legato a culti riformati, magari segreti, perseguitati.
  • Lazzaretto o lebbrosario: l’assenza di segni liturgici, il caos delle sepolture e la posizione liminale rispetto al tessuto urbano spingono a considerare l’edificio come parte di un dispositivo sanitario emergenziale, attivato durante una crisi epidemica.
  • Fondazione di una forca o di un luogo di pena: le posizioni irregolari dei corpi, il disordine delle fosse, il fatto che molti individui siano giovani uomini… potrebbero rimandare a condanne capitali, a esecuzioni, a una “geografia della morte” posta ai margini per ragioni simboliche e civili.

Un enigma aperto tra storia e archeologia

Il valore della scoperta dell’Esplanade non risiede solo nell’identificazione di una struttura antica, ma nella sua capacità di rivelare interstizi della storia altrimenti inaccessibili. Questo edificio non parla solo di mattoni e fossati, ma di uomini, di emergenze sociali, di dolore condiviso e di pratiche funerarie fuori norma. In esso si intrecciano religione, medicina, giustizia e marginalità. È una pagina oscura della storia di Grenoble, emersa da una terra che si è fatta archivio, testimone silenziosa di epoche in cui l’umanità ha dovuto confrontarsi con la fragilità della vita e la gestione della morte.

Mentre i laboratori lavorano, le ipotesi si rincorrono, e la città — come spesso accade — scorre indifferente sopra il mistero. Ma sotto, nel cuore umido dell’Esplanade, l’edificio tace, e attende.


Fonti e crediti fotografici: Inrap – Nordine Saadi, Nicolas Minvielle Larousse, Anne-Gaëlle Corbara.

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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa