Archeologia. Scavi per la superstrada. “Mio dio, ma che mostruoso animale era questo?”. Tra ossi abnormi, case protostoriche e strutture medievali. Cos’hanno trovato gli archeologi in tre ettari?

Una strada che ancora non esiste ha già svelato il passato. Sotto i campi della Polonia orientale, dove sorgerà il nuovo tratto della superstrada S17, archeologi e paleontologi hanno portato alla luce un universo sepolto: oltre 250 reperti, tra insediamenti, strutture lignee medievali, pozzi profondi, e i resti di animali.

Un paesaggio dimenticato riemerge, metro dopo metro, tra le zolle della campagna di Łabunie, nel distretto di Zamość, regione di Lublino: un territorio dalla lunga storia, a 250 km a sud-est di Varsavia, vicino al confine con l’Ucraina. Il cantiere stradale si è trasformato in un laboratorio a cielo aperto dove la preistoria, il Medioevo e la natura primordiale si intrecciano.


Una scoperta archeologica imprevista

Oltre 250 oggetti tra case, fosse, pozzi e strutture lignee

L’area indagata, che si estende su quasi 3 ettari, ha restituito più di 250 entità archeologiche, tutte diverse per dimensioni, uso e datazione. Si tratta in parte di grandi strutture residenziali rettangolari (5 x 6 m), risalenti probabilmente a fasi tardo-preistoriche o proto-storiche, accompagnate da numerosi fori per pali e buche di servizio, che ne definiscono la planimetria e la funzione.

Tra le evidenze più significative spicca il secondo pozzo medievale rinvenuto nel sito, databile al XIV–XV secolo. Dotato di un robusto rivestimento ligneo, perfettamente conservato, il pozzo aveva una profondità di circa 6 metri e una sezione interna quadrata di circa 1 metro. Questo tipo di struttura garantiva l’accesso all’acqua durante tutto l’anno e ci parla di un villaggio medievale stabilmente abitato, con tecniche costruttive mature.


Un mammut dormiva sotto i nostri piedi

La rivelazione più emozionante del sito: un fossile del Quaternario

Tra le sorprese più emozionanti dell’indagine – condotta da un team misto di archeologi e paleontologi – figura il ritrovamento di resti ossei attribuibili a un mammut, probabilmente della specie Mammuthus primigenius, quella dei famosi “lanosi” che popolavano l’Europa durante l’ultima Era glaciale. Si tratta di una scoperta non isolata nella zona, ma eccezionale per contesto: ritrovata sotto un tracciato stradale, accanto a testimonianze umane medievali, suggerisce un orizzonte cronologico pluristratificato.

Le ossa, in fase di studio, potranno fornire dettagli preziosi sulla datazione precisa dell’individuo, sul clima e sull’ambiente locale dell’epoca, e perfino sull’interazione (diretta o indiretta) con le prime popolazioni umane della regione.


I giganti del freddo

Chi erano davvero i mammut? Origine, diffusione e misteriosa estinzione

I mammut appartengono al genere Mammuthus, comparso circa 5 milioni di anni fa in Africa e diffusosi poi in Eurasia e Nord America. La specie più iconica, il mammut lanoso (M. primigenius), era perfettamente adattata ai climi freddi: pelliccia spessa, zanne ricurve, cuscinetti plantari isolanti.

Furono tra i più tipici abitanti della “steppa-mammuth”, un bioma oggi scomparso che si estendeva dalle coste atlantiche della Francia fino alla Siberia. In Polonia, e in particolare nell’area di Zamość, i resti di questi animali sono stati più volte rinvenuti, confermando che la regione ospitava branchi migratori durante il tardo Pleistocene.

La loro scomparsa, tra 10.000 e 4.000 anni fa, è attribuita a una combinazione di cause: cambiamenti climatici, perdita di habitat e pressione antropica. Incredibilmente, gli ultimi mammut vissero su isole artiche fino all’epoca delle piramidi egizie.


Un’icona dell’immaginario umano

Dal culto preistorico ai miti romantici, il mammut non è mai scomparso

Nelle culture paleolitiche, il mammut fu simbolo di forza, nutrimento e continuità. Nelle caverne di Rouffignac, Chauvet e Lascaux, in Francia, i suoi profili possenti sono tra le più antiche immagini animali mai tracciate dall’uomo. Alcuni studiosi ipotizzano addirittura forme di proto-totemismo, in cui la caccia al mammut assumeva un valore rituale.

Nel XIX secolo, con le prime scoperte siberiane di mammut congelati, il gigante lanoso divenne un’icona romantica: emblema del tempo perduto, del sublime glaciale, del mistero dell’estinzione. Oggi, con il sequenziamento del DNA e i progetti di “de-estinzione”, è diventato simbolo della possibilità di invertire il tempo biologico, alimentando sogni tanto scientifici quanto filosofici.


Tra archeologia e paesaggio

Il sito di Łabunie racconta la lunga storia dell’Europa orientale

I reperti raccolti lungo il tracciato della futura S17 non sono solo testimonianze isolate: tracciano l’evoluzione millenaria del paesaggio umano e naturale. Dalle tracce degli animali del Quaternario ai pozzi lignei medievali, passando per le abitazioni preistoriche, il sito restituisce una stratificazione che abbraccia almeno 20.000 anni di storia.

Le indagini in corso, affidate a un consorzio di archeologi locali e istituzioni scientifiche polacche, promettono di arricchire ulteriormente il quadro. Con ogni nuova scoperta, la futura autostrada si trasforma in un corridoio del tempo, dove ogni metro scavato è un viaggio all’indietro nella memoria del suolo.



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Redazione
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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa