Archeologia. Scoperta in Egitto una delle prime rappresentazioni della via lattea. Il simbolo nascosto in un sepolcro di 3mila anni fa riscrive la storia dell’archeologia

Immaginate il silenzio di un’antica notte egizia: sopra di voi, un cielo trapunto di stelle, mentre la Via Lattea si snoda come un fiume celeste. E se gli antichi egizi avessero osservato questa maestosa visione e deciso di immortalarla? Recenti studi suggeriscono che un simbolo nascosto nei decori di una bara di 3.000 anni fa possa rappresentare la Via Lattea. Questa straordinaria scoperta potrebbe cambiare radicalmente il nostro modo di intendere le conoscenze astronomiche di una delle civiltà più affascinanti della storia. Sulla superficie del sarcofago di Nesitaudjatakhet, una forma nera ondulata attraversa il corpo della dea Nut, decorato da stelle. Questa immagine, identificata come il Great Rift della Via Lattea, rappresenta la prima prova visiva conosciuta della sua raffigurazione da parte degli egizi. Chi erano davvero questi astronomi dell’antichità? E cosa possiamo apprendere dal loro modo di osservare il cosmo e rappresentarlo nella loro cultura funeraria?

La scoperta

La scoperta è emersa dall’attenta analisi delle decorazioni presenti su un sarcofago egizio attribuibile alle dinastie XXI e XXII, circa 3.000 anni fa. Il luogo esatto della sepoltura di Nesitaudjatakhet, che ospitava l’oggetto, non è menzionato, ma il lavoro si è concentrato sull’esame di antichi vignette cosmologiche conservate in collezioni museali e cataloghi archeologici. Queste analisi hanno messo in luce un’importante connessione fra mitologia e astronomia.

Rappresentazione di Nut sul sarcofago esterno di Nesitaudjatakhet, nella collezione del Museo Archeologico di Odessa OAM 52976 (C107). Il corpo di Nut è ricoperto di stelle e presenta una spessa e ondulata curva nera che va dalla pianta dei piedi alla punta delle dita. Questa curva, circondata da stelle su entrambi i lati, ricorda la Grande Fenditura della Via Lattea. Crediti: Mykola Tarasenko / Museo Archeologico di Odessa / NASU

Al centro dell’attenzione degli archeologi e dell’astrofisico Dr. Or Graur, un motivo ondulato nero attraversa il corpo della dea Nut, rappresentata sul coperchio del sarcofago. Questa figura distintiva, mai osservata prima su tombe egizie, sembra corrispondere al Great Rift, la banda oscura visibile nella Via Lattea. Nonostante sia l’unico caso tra 118 vignette analizzate, il dettaglio è di grande rilievo: suggerisce per la prima volta un tentativo egizio di raffigurare il cosmo non solo simbolicamente, ma anche visivamente. Il disegno della dea Nut, comunemente associata al cielo e alla resurrezione, è raramente accompagnato da stelle nel periodo analizzato, suggerendo una preferenza per scenari diurni piuttosto che notturni nella rappresentazione dell’aldilà.

Reperti e ritrovamenti

Il sarcofago di Nesitaudjatakhet rappresenta un reperto ricco di dettagli cosmologici. Sulla superficie, stelle, curve nere e simboli si intrecciano in una visione unica del firmamento. L’ipotetica “Via Lattea” è circondata da altri elementi legati alla mitologia egizia, come il sole e le costellazioni, che contribuiscono a definire un complesso racconto della vita ultraterrena. La qualità artistica e lo stato di conservazione del reperto offrono uno straordinario sguardo sulla cultura funeraria di quel periodo. La ricerca amplia, inoltre, il significato del termine egiziano “Winding Waterway”, sovente tradotto come “fiume celeste”, e riaccende il dibattito sul modo in cui gli egizi considerassero il cosmo.

Interpretazione e contesto

Rivoluzione nella storia dell’astronomia: questa scoperta dimostra come la cultura egizia fosse forse più avanzata del previsto nell’osservazione e interpretazione dei fenomeni celesti. L’ipotesi di Dr. Graur, che associa la curva al Great Rift nella Via Lattea, è corroborata da somiglianze con immagini analoghe trovate in culture come quelle Navajo, Hopi e Zuni. Gli archeologi sottolineano però un’importantissima distinzione: mentre Nut simboleggia il cielo nella sua interezza, l’associazione con la Via Lattea appare circoscritta e non onnipresente. Questo indica una visione complessa del cielo, dove diversi elementi celesti avevano significati specifici. Un aspetto altrettanto significativo è l’invito a prioritizzare la digitalizzazione dei cataloghi museali per prevenire perdite irreparabili, come quelle avvenute nel disastroso incendio del Museu Nacional in Brasile.

La scoperta compiuta su Nesitaudjatakhet non solo getta una nuova luce sulla relazione tra la dea Nut e la Via Lattea, ma ridefinisce il nostro approccio alla cosmologia egizia. Questo studio rivoluzionario solleva nuove domande: quanti altri indizi sui loro progressi scientifici restano nascosti sulle superfici di tombe e sarcofagi?

Certo! Ecco un capitolo dedicato alla Via Lattea e alla Grande Fenditura, strutturato in maniera chiara e approfondita per un articolo divulgativo:

La Via Lattea e la Grande Fenditura: Che cosa sono?

Introduzione

La Via Lattea, l’iconico fiume di stelle che attraversa il cielo notturno, è una delle visioni più affascinanti del nostro universo. Da millenni cattura l’immaginazione delle civiltà umane, ispirando miti, leggende e studi scientifici. Ma cosa si nasconde dietro questa straordinaria striscia luminosa? E che cos’è la misteriosa Grande Fenditura, quella banda scura che sembra spezzarla in due? Questi fenomeni, osservabili anche a occhio nudo in luoghi non inquinati dalla luce artificiale, raccontano storie che uniscono astronomia e cultura.

Che cos’è la Via Lattea?

La Via Lattea è la galassia a spirale in cui si trova il nostro sistema solare. È composta da centinaia di miliardi di stelle, pianeti, polveri e gas, tutti legati dalla forza di gravità attorno a un nucleo centrale estremamente denso e ricco di stelle. Vista dalla Terra, appare come una fascia luminosa che attraversa il cielo, più evidente nelle notti estive dell’emisfero boreale. Questo effetto visivo è il risultato della nostra posizione interna alla galassia: osserviamo il disco stellare di taglio, cosa che concentra la luce in una banda sottile ma intensamente luminosa.

Caratteristiche principali della Via Lattea:

  • Dimensioni: un diametro di circa 100.000 anni luce; una vastità difficile da immaginare.
  • Struttura a spirale: contiene bracci principali che si sviluppano attorno a un nucleo centrale.
  • Nucleo galattico: ricco di stelle e, secondo le informazioni attuali, dotato di un buco nero supermassiccio chiamato Sagittarius A*.
  • Popolazione stellare: include vecchie stelle rosse, giovani giganti blu e zone di formazione stellare attiva.

Contrariamente ai molti miti antichi che interpretavano la Via Lattea come latte versato dagli dei o come un ponte degli spiriti, studi moderni ci offrono una visione scientifica del “fiume celeste.”

La Grande Fenditura: uno sguardo più vicino

Una delle caratteristiche più enigmatiche della Via Lattea è la Grande Fenditura (o Great Rift). Si osserva come una fascia scura che attraversa la luminosità della galassia, apparentemente spezzandola in due. Questo fenomeno non è il risultato dell’assenza di stelle, bensì della presenza massiccia di nubi di polveri interstellari.

Caratteristiche della Grande Fenditura:

  • Composizione: È formata da densi agglomerati di polveri e gas freddi, che oscurano la luce delle stelle retrostanti.
  • Posizione: Si estende lungo il piano galattico, attraversando il centro della Via Lattea, in particolare nella costellazione del Sagittario.
  • Origine: Questi ammassi di polvere risultano da processi di formazione stellare e sono presenti in tutti i bracci della galassia.
  • Astronomia osservativa: Le regioni vicine alla Grande Fenditura sono studiate da telescopi a infrarossi, per osservare oltre le nubi opache e scoprire nuove stelle.

In termini visivi, la Grande Fenditura non è altro che il risultato dell’assorbimento della luce da parte di questi gas e polveri, un effetto noto come assorbimento interstellare. Tuttavia, al di là di questo aspetto, è considerata una regione di particolare interesse per gli astronomi poiché ospita numerose “culle stellari”, zone in cui nascono nuove stelle.

Il significato per le antiche civiltà

Per molte culture, la Via Lattea non era un fenomeno puramente astronomico. Gli antichi Egizi le attribuirono la simbolica figura della dea Nut, che si estendeva sul cielo come simbolo di immortalità e protezione. Le civiltà mesoamericane, come i Maya, la consideravano un “Albero del Mondo”, una connessione tra cielo, terra e inferi. La Grande Fenditura, in particolare, era spesso interpretata come un fiume scuro o una strada che separava il mondo dei vivi da quello degli spiriti.

La Via Lattea e la Grande Fenditura uniscono scienza e mito in una sintesi senza tempo. Da un lato, la tecnologia moderna ci consente di analizzare le nubi interstellari e scoprire fenomeni altrimenti invisibili. Dall’altro, la bellezza di questa visione celeste continua a esercitare un fascino universalmente umano, come un racconto visivo che trascende le epoche. Si potrebbe dire che osservare la Via Lattea significa scrutare una finestra sul nostro universo e, al tempo stesso, tornare a immaginare il cosmo proprio come facevano le antiche civiltà.

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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa