Archeologia. Scoperta necropoli romana sulle rive del lago. Cos’hanno trovato? Quali reperti? Chi erano i defunti?

Sotto il prato del lago, la memoria si accende: tombe, giochi, infanzie, riti. Un cimitero romano ridisegna la mappa dell’anima elvetica

C’era un prato verde che lambiva le acque. Le famiglie vi passeggiavano. I bambini correvano. Ora, una pala meccanica ha scrostato la superficie. E un mondo antico, sommesso e poetico, si è riaperto.
Chi erano? Cosa cercavano? E cosa resta di loro?


Dove accade: geografia emozionale e coordinate storiche

Una città sotto la terra: Losanna, tra il Léman e l’Impero

Il ritrovamento è avvenuto nel Comune di Losanna, capitale del Canton Vaud, nella Svizzera occidentale. Oggi la città conta circa 145.000 abitanti, ed è la quarta più popolosa della Confederazione, dopo Zurigo, Ginevra e Basilea. Sorge sul versante nord-orientale del Lago di Ginevra (Léman), a circa 65 chilometri da Ginevra. Il quartiere di Vidy, dove è collocato lo scavo, è caratterizzato da parchi litoranei e il Museo romano, custode di frammenti di antiche civiltà.

Nel I secolo d.C., proprio qui germogliava Lousonna: inizialmente un accampamento militare romano, poi centro commerciale vivace e ufficiale, punto di snodo fra traffici lacustri e terrazzamenti alpini verso Aventicum (Avenches), Augusta Raurica e il passo del Gran San Bernardo. Le fonti e i resti archeologici parlano di una comunità di alcune migliaia di individui – tra romani, locali e viaggiatori –, con strutture come forum, terme e necropoli. Il sito funerario si trovava probabilmente, come avveniva durante il periodo romano, lungo una delle, al di fuori della mura, che conducevano alla cttà.


Il vento del lago e le ombre dell’Impero

Una città romana nascosta nel cuore della Svizzera: Lousonna, figlia del commercio e della spiritualità

Tra le acque scintillanti del Léman e le prime colline alpestri, Losanna custodisce un passato che non smette di respirare. Proprio qui, l’équipe di Romain Guichon, archeologo di Archeodunum, ha riacceso in questi mesi una luce sul passato: lo scavo – iniziato nel 2024 – è un invito a camminare tra due metri di terra dove la storia ha lasciato impronte di vite, corpi, speranze e riti.


Duecento sepolture come duecento racconti

L’umanità nei dettagli: un dado, una perla, una ciotola in miniatura. E poi denti, ossa, carezze di pietra

Finora sono emerse oltre 200 tombe, molte ancora in fase di documentazione. Ma già emergono temi evocativi:

  • Infanzie interrotte: in molti giacigli infantili, corredi delicati – perle vitree, piccoli vasi – sembrano far dire: “non sei solo, ti ricordiamo”.
  • Il dado e il gioco: un dado in osso, perfettamente conservato, suggerisce una riflessione sul fato: mezzo gioco, mezzo rito, un confine tra vivere e morire.
  • Semplicità quotidiana: tombe senza corredo, forse di artigiani o liberti, raccontano di esistenze umili ma reali, oggi riscattate dall’archeologia.

Il tempo prima di Roma

Sotto le tombe, altre vite: una frequentazione antichissima, risalente al Mesolitico

Sotto gli strati funerari affiorano tracce del Mesolitico (circa 7000 a.C.): focolari, schegge di selce, segnali di un luogo già sacro all’uomo. È un paradigma archeologico noto: i Romani spesso edificavano su luoghi di culto ancestrali, percependo un sacro latente nel terreno. Ecco quindi il Prés‑de‑Vidy come crocevia non solo fisico, ma spirituale, strato dopo strato.


Uomini e donne, tracciati nel DNA

Dall’analisi scheletrica al racconto antropologico: cosa ci dicono i resti?

Le analisi in corso includono:

  • Studio osteologico: età e sesso alla morte – molti giovani ma anche adulti anziani.
  • Isotopi e DNA antico: prime evidenze indicano individui provenienti dal sud della Gallia o dell’Italia settentrionale – segni di una mobilità inter-regionale.
  • Segni di vita: usura articolare, patologie da lavoro e traumi: la vita vissuta traspare dalle ossa, come un diario silenzioso.

Riti, religioni, sincretismi

Tra la legge di Roma e i culti locali: che cosa accadeva al momento della morte?

Alcune tombe mostrano elementi inconsueti:

  • Orientamento non convenzionale – non sempre da est a ovest.
  • Resti carbonizzati – possibili fuochi rituali.
  • Offerte simboliche – gusci di noce, frammenti di stoffa, frutta secca.

Sono tracce di un possibile sincretismo funerario, dove il culto ufficiale romano si fonde con culti elvetici precristiani o superstizioni popolari. Ogni tomba diventa un altare della memoria, un punto d’incontro tra mondi.

Tra le tegole spezzate e le anfore funerarie, ricoperte da secoli di limo lacustre e radici, gli archeologi hanno trovato due iscrizioni: Tiberius Iulius Primus e Tiberius Iulius Maximus. Due defunti, due romani. Ma chi erano, davvero?

Il nome Tiberius Iulius ci racconta di uomini liberi che furono, con ogni probabilità, ex schiavi affrancati. Appartenenti a una famiglia imperiale — almeno formalmente — i liberti prendevano infatti il nomen del loro patrono, in questo caso la gens Iulia, quella di Giulio Cesare, ma anche di molti altri cittadini comuni del I secolo. Il cognomen Primus, “il primo”, alludeva al rango tra i figli, oppure al fatto di essere il primo liberato. È un nome semplice, orgoglioso, con un desiderio di riscatto inciso nella pietra.

Diverso ma complementare il nome di Tiberius Iulius Maximus: Maximus, “il più grande”, era un cognomen diffusissimo tra i liberti che volevano affermare una nuova identità pubblica. Come se la grandezza potesse riscattare la servitù. Non erano nobili, ma uomini del popolo romano, forse impiegati nel piccolo porto della Lousonna romana, o custodi di magazzini. Forse commercianti, o scribi. Forse parenti. Forse fratelli.


Lousonna ci parla, e la Svizzera romana si ridisegna

Un progetto che durerà fino al 2028 e che cambierà la nostra percezione dell’antico mondo alpino

Il progetto di ricerca, previsto fino al 2028, è già segnato da una prima svolta: Lousonna non è più solo una città di confine, ma un metropoli emotiva, una comunità in movimento, una sinfonia di suoni e silenzi. Come ha dichiarato Guichon: “È un nodo vivo, emotivo, umano.”

Il prossimo appuntamento con la scoperta è giovedì 19 giugno alle 18:00, al Museo romano di Losanna-Vidy: un’occasione per camminare insieme tra tombe, reperti e domande senza risposta. Perché ogni frammento di terra parla, e ogni pietra custodisce un respiro.


Condividi l'articolo su:
Redazione
Redazione

Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa