Archeologia. Scoperta straordinaria. Durante lavori emerge una fossa comune romana contenente i resti di circa 150 giovani. Una strage di guerra. Un ritrovamento unico in Europa. E’ qui la chiave della storia della fondazione di Vienna?

I corpi furono raccolti dal campo di battaglia. Venne scavata una fossa, nemmeno troppo profonda. Questi giovani vennero calati in essa, senza un ordine preciso, frettolosamente. Fu un’operazione rapida, anomala, giustificata dalle azioni di guerra in corso. Le ossa presentano profonde lesioni. Erano persone atletiche, poco più che ventenni. Denti perfetti. Nessun segno di infezioni. Qualche arma, là in fondo, tra di loro. Armi romane. Lo scontro era avvenuto a una manciata di chilometri a sud di quella che sarebbe diventata la città di Vindobona-Vienna, in una zona di pianura.

E’ stati durante i lavori di ristrutturazione del campo sportivo di Simmering, quartiere di Vienna, che gli operai si sono imbattuti in un reticolo di scheletri, in una fossa comune risalente all’epoca romana contenente i resti di circa 150 individui. Forse legionari romani. Questo ritrovamento, definito dagli archeologi come unico nel suo genere in Europa, potrebbe fornire nuove informazioni sulle origini della capitale austriaca e sul ruolo strategico di Vindobona, l’antico insediamento romano dal quale la città stessa nacque. L’episodio di questa battaglia potrebbe collocarsi temporalmente attorno alla nascita della futura Vienna o al suo sviluppo embrionale, quando i Marcomanni, popolazione germanica, saltavano ancora di qua e di là del Danubio blu.

Simmering, il luogo del ritrovamento degli scheletri e probabilmente area di uno degli scontri con i Marcomanni, si trova a circa 7 km dal centro storico di Vienna (Innere Stadt) e dall’antico nucleo romano.

Simmering è il 11° distretto di Vienna ed è noto per la Zentralfriedhof (il grande cimitero monumentale), il Gasometer e l’industria storica della città.

Amministratori comunali e archeologi presentano la scoperta @ Diritti d’autore: Città di Vienna/Markus Wac
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Dopo lo scontro armato, la sepoltura sommaria @ Diritti d’autore: A. Slonek/Novetus
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Diritto d’autore: Pavel Cuzuioc

“A Vienna, si è sempre pronti a imbattersi in tracce romane non appena si apre un marciapiede o si compie uno scavo qualsiasi: dopotutto, Vindobona, la città romana, è stata la prima pietra della nostra città. – spiega Veronica Kaup-Hasler, Assessore esecutivo alla cultura e alla scienza della città di Vienna. – Grazie ai numerosi scavi archeologici nell’area dell’attuale Vienna, abbiamo già una grande quantità di conoscenze, e tuttavia i ritrovamenti portano ripetutamente a nuove e sorprendenti intuizioni. Ciò consente all’eccellente team del Dipartimento di archeologia della città di Vienna di tracciare la storia di questa realtà urbana in modo sempre più dettagliato. Una notevole emozione, a questo proposito, è la scoperta di una fossa comune romana a Simmering. Questa testimonianza unica ci consente di guardare agli inizi della storia della nostra città da una prospettiva diversa e illustra ancora una volta come l’esposizione, la conservazione e la ricerca si intreccino in modo significativo nei musei pubblici”.

Questo fu il campo di battaglia?

Le ossa nella fossa comune romana, visibile sotto la tenda. Per quanto la zona possa essere stata oggetto, nel passato, di livellamenti, la sepoltura collettiva non pare particolarmente profonda. Ciò potrebbe lasciare ipotizzare che le operazioni di rimozione dei corpi siano state rapide e sommarie, forse per ragioni di sicurezza @ Foto Riedler

Le inumazioni – cioè la sepoltura del corpo, senza cremazioni – nella parte europea dell’Impero romano sono estremamente rare. In Italia e nel territorio corrispondente all’Europa, in genere, i riti funerari prevedevano, per gli adulti, la cremazione. I Romani praticarono qui, nell’attuale territorio di Vienna, la cremazione fino al III secolo d.C. La scoperta di una fossa comune romana contenente le ossa di circa 150 individui costituisce pertanto un’eccezione, motivata da un evento eccezionale. L’intervento avvenne in modo sommario forse perché gli scontri tra eserciti erano ancora in corso e non c’era tempo per accendere pire. Si dovette agire, pertanto, con una logica da prima linea. E’ probabile che il campo sia stato ripulito, che le armi recuperabili siano state recuperate e che i corpi siano stati consegnati alla terra senza cerimonie individuali.

“Nell’Impero romano, c’erano rigidi rituali di sepoltura e regole precise dovevano essere seguite per il periodo successivo alla morte. Poiché le cremazioni erano comuni nelle parti europee dell’Impero romano intorno al 100 d.C., le inumazioni sono un’eccezione assoluta. I ritrovamenti di scheletri romani di questo periodo sono quindi estremamente rari”, dice Kristina Adler-Wölfl , responsabile del dipartimento di archeologia della città.

Gli individui vennero sepolti senza alcun ordine o orientamento riconoscibile. I primi studi antropologici li identificano come esclusivamente maschi, in prevalenza di età compresa tra i 20 e i 30 anni, per lo più alti più di 1,70 m, con pochi segni di malattie infettive e un’ottima salute dentale. La causa della morte accertata è collegata a ferite provocate da armi come lance, pugnali, spade e dardi, che hanno lasciato segni sull’apparato scheletrico. Le numerose ferite di diversa natura indicano che c’è stata una colluttazione violentissima. I soldati rimasti uccisi vennero poi sepolti certamente nei pressi del luogo dello scontro.

“In base alla disposizione degli scheletri e al fatto che sono tutti resti maschili, si può escludere che il sito fosse collegato a un ospedale o a una struttura simile, o che un’epidemia sia stata la causa della morte. Le ferite alle ossa sono chiaramente attribuibili al combattimento”, ha sottolineato Michaela Binder , antropologa senior presso Novetus GmbH.

L’antropologa trova un oggetto metallico infisso nelle ossa @ Cuzuioc

Estrazione di un punta di lancia @ Cuzuioc
Profondo foro d’arma in una vertebra @ Strang Novetus


Un teschio recuperato dalla fossa mostra colpi ripetuti con un’arma come una spada, che colpirono l’uomo quando probabilmente aveva perso l’elmo. L’inclinazione di due colpi, che asportarono materiale osseo, correndo in superficie, lasciano intendere che queste siano ferite inferte in movimento e pertanto durante una battaglia @ Strang Novetus

Che questa fosse la conclusione catastrofica di un’operazione militare è confermato anche dagli oggetti rinvenuti nella tomba: un pugnale, diverse scaglie di un’armatura, una guancia di un elmo, punte di lancia e chiodi da scarpe. Il pugnale di ferro è diventato un ritrovamento chiave per la datazione e la classificazione storico-culturale della fossa comune.

L’indagine sui resti della daga romana trovata nella fossa @ L. Hilzensauer, Wien Museum / TimTom, Wien

“I suoi frammenti erano difficili da classificare a causa del loro cattivo stato di conservazione. Tuttavia, l’immagine a raggi X della guaina del pugnale rivela immediatamente le decorazioni romane caratteristiche. Si tratta di intarsi in filo d’argento che consentono di datare il pugnale al periodo tra la metà del I e ​​l’inizio del II secolo d.C.”, ha spiegato Christoph Öllerer , vicedirettore del dipartimento di archeologia della città.

Resti di una corazza a scaglie di produzione romana, trovate nella fossa. Il numero limitato di oggetti metallici ritrovati potrebbe essere dovuto al fatto che i materiali siano stati rimossi prima della sepoltura o fossero ampiamente caduti sul campo

Il ritrovamento è la prima prova diretta di una battaglia sul Limes del Danubio, finora documentata solo attraverso fonti storiche. Questi riferiscono che alla fine del I secolo d.C. si verificarono ripetute battaglie con le tribù germaniche sul confine danubiano dell’Impero romano sotto l’imperatore Domiziano (81-96) (Guerre del Danubio dall’86 al 96 d.C.). Pochi anni dopo, sotto l’imperatore Traiano (98-117), iniziò l’ampliamento dell’imponente linea di fortificazione del Limes del Danubio.

Chiodi di calzature romane recuperati dalla sepoltura comune

“La fossa comune di Simmering è la prima prova fisica di combattimenti di questo periodo e indica la posizione di una battaglia nell’area dell’attuale Vienna. L’evento attestato qui potrebbe quindi essere stato una ragione per l’espansione dell’ex piccola base militare nell’accampamento legionario di Vindobona, a meno di sette chilometri dal sito. Hasenleitengasse potrebbe quindi rivelare l’inizio della storia urbana di Vienna”, ha continuato Martin Mosser , archeologo del Dipartimento di archeologia della città.

La presentazione iniziale della scoperta, avvenuta nelle ore scorse, sarà ora seguita da indagini approfondite: “Il team di Vienna è ancora all’inizio della sua ricerca. Ulteriori indagini sui resti scheletrici umani e sui reperti trovati saranno condotte come parte di un progetto di ricerca internazionale e interdisciplinare. Le analisi del DNA e degli isotopi, in particolare, promettono risultati entusiasmanti sulle origini e le condizioni di vita dei soldati sepolti in Hasenleitengasse”, afferma Michaela Kronberger , curatrice del Museo di Vienna.

Nemici affrontati a 7 km dal forte

Vindobona è l’antico nome latino dell’attuale Vienna, capitale dell’Austria, e designa non solo la città, ma anche la fortezza legionaria che sorse lungo il Danubio, nel cuore della provincia romana della Pannonia Superiore. Posta strategicamente di fronte al territorio delle tribù germaniche dei Marcomanni e dei Naristi, Vindobona rappresentò un importante snodo commerciale, trovandosi sulla celebre via dell’Ambra, e un avamposto militare cruciale per la difesa del Limes danubiano. I resti dei soldati potrebbero riferirsi agli anni di fondazione del forte o a quelli immediatamente successivi. Lo scontro avvenne a circa 7 chilometri dall’area del forte e dell’attuale centro di Vienna.

Le origini e la funzione militare

Sotto il regno della dinastia dei Flavi, Vindobona fu identificata come sede di un forte romano ausiliario, installato attorno all’89 d.C. durante il regno di Domiziano. La decisione di fortificare la zona derivava dall’instabilità della frontiera settentrionale dell’Impero, minacciata dalle incursioni delle tribù suebe dei Marcomanni e dei Quadi, a cui si aggiunsero successivamente gli Iazigi, una popolazione sarmatica. Il periodo compreso tra l’89 e il 97 d.C. fu segnato da continue tensioni, che culminarono nelle guerre suebo-sarmatiche. E’ possibile che la fossa risalga proprio a quegli anni.

Il ruolo di Traiano

Tra il 95 e il 97 d.C., le operazioni militari lungo la frontiera danubiana furono affidate a Marco Ulpio Traiano, che ottenne una serie di vittorie significative, garantendosi il titolo onorifico di Germanicus e la nomina a successore dell’imperatore Nerva. A difesa di questo avamposto fu inviata la Legio XIII Gemina, che vi rimase fino al 101 d.C., anno in cui venne trasferita per la conquista della Dacia.

Vindobona nel sistema difensivo romano

La fortezza di Vindobona faceva parte del Limes Pannonicus, una linea di difesa che si estendeva lungo il corso del Danubio per proteggere i confini settentrionali dell’Impero. A differenza di altre città romane, che nacquero come semplici accampamenti militari prima di svilupparsi in centri civili, Vindobona mantenne a lungo una forte vocazione militare, accogliendo unità ausiliarie e legionarie incaricate di sorvegliare la frontiera.

Un centro commerciale e culturale

Nonostante il suo ruolo prevalentemente militare, Vindobona divenne anche un centro commerciale e culturale di rilievo. La sua posizione strategica lungo la via dell’Ambra favorì lo sviluppo di scambi con le popolazioni limitrofe, sia all’interno che all’esterno dei confini imperiali. La città ospitava un’importante comunità civile (le canabae), composta da mercanti, artigiani e famiglie di soldati, che contribuirono alla romanizzazione della regione.

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Redazione
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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa