Archeologia. Scoperte altre grotte di Robin Hood. Com’era ampio il reticolo della città nascosta? Come si sviluppavano i vani? Nuove ricerche nel suolo. Ecco i risultati

Poteva essere un villaggio nascosto, un posto ideale per una città parallela di esclusi e ribelli. Nell’oscurità, con ampi vani, lo spazio dispiega. Spesso una sala è collegata all’altra. Se ne conoscevano poco più che quattrocento, ora, grazie all’impegno esplorativo dell’archeologo del comune, il numero sfiora i mille.

Nel cuore delle Midlands Orientali, là dove l’eco delle ballate medievali ancora risuona tra le fronde della foresta di Sherwood, un intero mondo sotterraneo si sta lentamente rivelando alla scienza e alla memoria collettiva. Nottingham, celebre nella cultura popolare come la patria di Robin Hood, cela sotto i suoi edifici e strade un patrimonio archeologico sorprendente: la più vasta rete di grotte artificiali della Gran Bretagna. Un reticolo labirintico di antri, rifugi, cunicoli e cisterne scavate nell’arenaria a partire dal IX secolo d.C., e oggi oggetto di un’imponente campagna di recupero e studio.

Il “Tig Guocobauc”: un villaggio di grotte nel sottosuolo urbano

Le grotte di Nottingham, secondo quanto riportato da fonti antiche, erano già note nel IX secolo. Il monaco gallese Asser, autore della Vita di re Alfredo (893 d.C.), fa riferimento al sito con il toponimo brittonico Tig Guocobauc, ossia “luogo delle caverne”. All’epoca, il tessuto urbano di Nottingham era ancora embrionale, e la natura sabbiosa del sottosuolo facilitava la creazione di ambienti scavati a mano, utilizzati come magazzini, rifugi, laboratori e perfino abitazioni.

Durante il XIX secolo, molte di queste cavità furono chiuse o interrate, soprattutto a seguito del St. Mary’s Nottingham Inclosure Act del 1845, che proibiva l’utilizzo di cantine e grotte come alloggi per i poveri. Ma la vera svolta nella riscoperta di questo mondo nascosto avviene nel 2009, quando il Consiglio Comunale di Nottingham decide di avviare una mappatura sistematica del sottosuolo urbano.

All’epoca, si conoscevano solo 425 cavità. Oggi, grazie al lavoro meticoloso dell’archeologo municipale Scott Lomax, il numero delle grotte censite si avvicina rapidamente a quota mille. “Abbiamo scoperto molte più grotte del previsto, inclusi alcuni ambienti che si credevano distrutti dalle urbanizzazioni del XX secolo,” ha dichiarato Lomax. “Con il proseguire delle ricerche, sono certo che supereremo i mille ambienti documentati.”

L’ultima scoperta significativa è avvenuta durante i lavori stradali nell’area dell’ex deposito della birreria Bass, Ratcliffe and Gretton. È venuto alla luce un ambiente lungo 17 metri e largo 4, accessibile tramite un condotto verticale. Una vera e propria “cattedrale sotterranea”, incastonata nel cuore della città moderna.

Un’eredità da proteggere e valorizzare

Per Lomax e per gli studiosi locali, la sfida non è solo documentare, ma anche proteggere e valorizzare. “È essenziale sapere dove si trovano queste grotte per evitarne la distruzione durante i lavori edilizi e, ove possibile, renderle accessibili al pubblico. Rappresentano una parte fondamentale della storia della nostra città.” Alcune di queste cavità sono già diventate attrazioni turistiche, come le City of Caves, un complesso visitabile nel Broadmarsh Centre, che racconta la vita urbana medievale e post-medievale da un’inedita prospettiva sotterranea.

Creswell Crags: la memoria della preistoria

A pochi chilometri a nord di Nottingham, nel suggestivo paesaggio del confine tra Derbyshire e Nottinghamshire, si trovano le Creswell Crags, una gola calcarea con grotte che affondano le radici nella preistoria europea. Qui si trova la cosiddetta Grotta di Robin Hood, un sito archeologico che testimonia la presenza umana fin dal Paleolitico superiore, circa 50.000 anni fa.

Tra incisioni rupestri di animali dell’era glaciale – come mammut lanosi, bisonti e leoni delle caverne – e strumenti litici, Creswell Crags offre uno spaccato di vita umana risalente all’ultima glaciazione. È il sito di arte rupestre più a nord d’Europa e, per la sua importanza, è stato candidato a patrimonio mondiale UNESCO. Il nome della grotta dedicata a Robin Hood, pur non avendo alcun legame diretto con il personaggio storico o leggendario, testimonia quanto il mito del fuorilegge sia radicato nella cultura popolare del luogo.

Robin Hood: mito, giustizia e foreste proibite

La leggenda di Robin Hood, l’arciere che rubava ai ricchi per dare ai poveri, è uno dei miti più longevi e amati del folclore inglese. Nato probabilmente come figura della resistenza popolare contro il potere feudale, Robin diventa protagonista di ballate medievali e cronache che ne collocano le gesta nella Foresta di Sherwood, oggi ridotta a un lembo di bosco protetto ma un tempo vasta riserva di caccia reale.

La Major Oak, una quercia monumentale che si stima abbia oltre 800 anni, è tradizionalmente identificata come il rifugio principale di Robin e della sua banda di fuorilegge, i “Merry Men”. Con personaggi iconici come Little John, Fra Tuck e Lady Marian, Robin incarna il prototipo dell’eroe giusto, ma fuorilegge, che si oppone alla corruzione del potere e dell’autorità, rappresentata dallo sceriffo di Nottingham.

Un’archeologia del mito

Non è un caso che le grotte, veri e propri spazi liminali, abbiano finito per legarsi alla leggenda di Robin Hood. Le cavità naturali e artificiali evocano rifugi segreti, passaggi nascosti, luoghi di cospirazione e ribellione. La Nottingham sotterranea, con le sue mille caverne celate nel ventre della città, non è solo un capitolo della storia urbana: è il doppio nascosto del mito, l’ambiente perfetto per l’eroe che si muove tra legalità e insubordinazione.

Oggi, tra campagne di scavo, interventi di restauro, aperture al pubblico e nuove tecnologie di rilevamento (come il LIDAR e la scansione 3D), le grotte di Nottingham e di Creswell Crags rappresentano un patrimonio storico-culturale di rilevanza europea. Un’eredità che unisce la scienza archeologica, la memoria storica e il fascino eterno del racconto.

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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa