Un centinaio di oggetti preziosi finemente lavorati e altri 900 reperti antichi emergono complessivamente dal tumulo, il rilievo di terra e sassi a protezione di un gruppo di tombe appartenenti, probabilmente, alla stessa famiglia o allo stesso clan. Epoca? Le indagini sono ancora in corso, ma pare che la tomba possa risalire a circa 2000 anni fa. Prudenzialmente, in ayttesa dei risultati delle indagini, gli archeologi hanno fornito, come indicazione l’intero range della cultura sarmatica, dal V secolo a. C. al IV d.C.
Nella vasta e misteriosa steppa eurasiatica, la regione di Atyrau in Kazakistan ha così offerto agli studiosi uno spaccato prezioso di un passato tanto remoto quanto affascinante. Gli scavi presso il tumulo Karabau-2, situato a pochi chilometri dal villaggio omonimo nel distretto di Kyzylkoga, hanno portato alla luce nove tombe, sette delle quali in uno stato di conservazione eccezionale. Questo ritrovamento, annunciato nei giorni scorse dall’amministrazione provinciale, non solo conferma teorie storiche sulla presenza e l’influenza degli antichi Sarmati nella regione, ma amplia anche il nostro sguardo sulle complesse pratiche funerarie e culturali di questo popolo nomade.
Chi erano i Sarmati, il contesto storico, la parentela con gli Sciti
I Sarmati, popolo nomade di matrice iranica che prosperò dal V secolo a.C. fino al IV secolo d.C., sono stati protagonisti di una lunga storia che ha attraversato le praterie e le regioni più aspre dell’Eurasia. Stretti discendenti e parenti degli Sciti, i Sarmati si espansero principalmente nelle zone che oggi corrispondono alla Russia meridionale, all’Ucraina e ad alcune aree del Kazakistan. La loro società, fortemente basata sulla cultura equestre e sulle tradizioni guerriere, si intrecciava con quelle di imperi potenti come quello romano e persiano, facendo di loro un crocevia culturale e commerciale.
Le testimonianze materiali dei Sarmati, come quelle recentemente emerse a Karabau-2, offrono oggi agli studiosi strumenti indispensabili per ricostruire non solo il loro stile di vita ma anche le dinamiche sociali e religiose che regolavano la loro esistenza.
Il sito di Karabau-2 e la scoperta archeologica
Il tumulo Karabau-2 si inserisce in un panorama di siti funerari che punteggiano la regione di Atyrau, lungo le rive del Mar Caspio. La posizione strategica di questo sito, a soli 10 chilometri a nord del villaggio di Karabau, lo rende un importante punto di riferimento per lo studio delle migrazioni e delle interazioni culturali in una regione storicamente dinamica.
Gli scavi, proseguiti per due anni, hanno visto la partecipazione di un team eterogeneo composto da 20 lavoratori, cinque membri dello staff museale e antropologi provenienti da Astana e Almaty. L’approccio interdisciplinare adottato, che ha coinvolto non solo archeologi ma anche geografi, artisti e altri specialisti, testimonia la volontà di interpretare il ritrovamento in una chiave ampia e multidimensionale. Tale sinergia ha permesso di contestualizzare i reperti all’interno di una cornice storica, sociale e persino ambientale, offrendo nuove prospettive su un popolo che, nonostante la sua natura nomade, lasciò un’impronta duratura nella memoria della regione.
I reperti: un tesoro di manufatti sarmati
Il ritrovamento a Karabau-2 ha messo in luce un vero e proprio tesoro di manufatti, che spaziano da gioielli e armi a vasi di ceramica e resti umani. Tra le nove tombe dissotterrate, sette hanno restituito un patrimonio materiale che permette di delineare un quadro vivido delle pratiche funerarie dei Sarmati.
Uno degli oggetti più emblematici è rappresentato da un braccialetto d’oro, dal peso di circa 370 grammi, finemente lavorato e impreziosito da raffigurazioni di leopardi di montagna su entrambi i lati. Questo oggetto, oltre al suo valore artistico e materiale, offre spunti interpretativi sulla simbologia animale presente nella cultura sarmatica. Le immagini di animali predatori o aggressivi – leopardi, cinghiali e tigri – riscontrabili in numerosi pezzi di gioielleria rinvenuti nel sito, possono essere lette come espressione di un mondo in cui la natura e la forza degli animali erano strettamente legate al concetto di protezione, potere e identità di gruppo.

Un ulteriore elemento di rilievo è rappresentato dalla scoperta di due ciotole di legno, un ritrovamento del tutto inedito nel panorama archeologico kazako. Questi oggetti, benché apparentemente di uso quotidiano, aprono nuove vie interpretative sulle abitudini e le tradizioni domestiche dei Sarmati, suggerendo che la loro cultura non valorizzasse esclusivamente i lati cavallereschi o bellici, ma abbracciasse anche aspetti della vita quotidiana e delle pratiche rituali legate al cibo e alla convivialità.
In totale, il team di scavo ha documentato circa 1.000 manufatti, di cui circa 100 pezzi sono gioielli d’oro. Tale quantità e varietà di reperti indicano un livello di artigianalità e un’organizzazione sociale che meritano ulteriori approfondimenti. La presenza di manufatti di lusso all’interno dei sepolcri, insieme alla ricchezza dei contenuti funerari, suggerisce una stratificazione sociale ben definita e l’esistenza di élite che si distingueva per il potere e la ricchezza.
Il significato del braccialetto d’oro: un simbolo di potere e identità

Il braccialetto d’oro rinvenuto a Karabau-2 non è soltanto un pezzo ornamentale di elevato valore artistico, ma rappresenta anche un documento prezioso per comprendere il sistema di credenze e i codici simbolici dei Sarmati. La scelta del materiale – l’oro – e la complessità della decorazione testimoniano non solo la padronanza delle tecniche metallurgiche dell’epoca, ma anche la volontà di esprimere attraverso l’arte concetti quali il potere, la protezione e la connessione con il regno animale.
Le raffigurazioni dei leopardi di montagna, infatti, assumono un duplice significato. Da un lato, esse possono essere interpretate come una forma di amuleto protettivo, in grado di garantire forza e vigore nell’aldilà, mentre dall’altro evidenziano un legame intimo con il paesaggio naturale e le creature che lo abitavano. In un contesto in cui la vita nomade era strettamente legata all’ambiente circostante, tali immagini potevano simboleggiare la capacità di dominare e convivere con la natura selvaggia, elemento centrale nell’identità dei popoli delle steppe.
Implicazioni sociali e culturali: la tomba della famiglia e del clan
La ricchezza dei reperti emersi da Karabau-2 permette di entrare in una riflessione più ampia sulle dinamiche sociali dei Sarmati. La presenza di tombe collettive, alcune delle quali etichettate come “reali”, suggerisce un sistema funerario che andava ben oltre il semplice atto commemorativo, fungendo da strumento per riaffermare il potere e il prestigio degli individui e delle famiglie appartenenti all’élite.

L’organizzazione delle sepolture, così come la varietà dei manufatti sepolti insieme ai defunti, offre spunti per una riconsiderazione dei modelli sociali sarmatici. In un’epoca in cui la mobilità era essenziale per la sopravvivenza, la capacità di accumulare e tramandare ricchezze materiali poteva costituire un elemento fondamentale per la stabilizzazione del potere e per la definizione di identità collettive. La presenza di oggetti di pregio, come il braccialetto d’oro, all’interno delle tombe sottolinea l’importanza attribuita al simbolismo della ricchezza, che andava ben oltre il mero valore economico, abbracciando significati religiosi e culturali profondi.
Parallelamente, il ritrovamento delle ciotole di legno introduce un ulteriore elemento di riflessione. Questi oggetti, rari e inaspettati, potrebbero rivelarsi chiave per comprendere aspetti della quotidianità sarmatica che, fino ad ora, erano rimasti in ombra. Essi suggeriscono che le pratiche rituali non si limitavano al solo ambito bellico o aristocratico, ma includevano anche riti e tradizioni legati al cibo, alla socialità e forse anche a forme di culto domestico.