Archeologia. Si scava per la piantumazione di nuovi alberi. “Fermi tutti, cos’è quel luccichìo?”. Emerge un piccolo tesoro. Cosa è stato trovato?

Quali segreti custodiscono quasi 300 monete d’argento nascoste per secoli nella terra di Sassonia-Anhalt? Perché questo tesoro fu sepolto e quali vicende storiche può svelare? Una scoperta getta luce su complessi intrecci di potere ecclesiastico e monetazione medievale, in un ritrovamento che unisce fascino e mistero.


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Un’antica foresta e un luccichio inaspettato

Immaginate una foresta che si risveglia per essere popolata da nuovi alberi. Durante uno scavo di routine, emerge qualcosa di straordinario. Sotto la superficie bruna, un lampo di argento rompe il silenzio del sottosuolo. Che cosa cela il terreno in queste terre impregnate di storia?

La scoperta casuale

Era un giorno ordinario per un gruppo di archeologi, volontari e appassionati coinvolti in un progetto di riforestazione a est del fiume Elba, quando un luccichio argenteo si è rivelato tra i disegni discontinui della terra. Da quel primo frammento, una scoperta incredibile cominciava a prendere forma: il suolo nascondeva una massa compatta di monete medievali, conservate incredibilmente al riparo dal passare del tempo. In quel momento, il passato riemergeva con una forza che nessuno avrebbe potuto prevedere.

Qual è stata la regione a rivelare questo piccolo tesoro? E soprattutto, che ruolo ha giocato questa ricchezza sepolta nella storia medievale?


Una scoperta nella terra di Sassonia-Anhalt

L’antico bottino – come riporta Heritage Daily – è stato portato alla luce nel distretto di Jerichower Land, nel cuore della Sassonia-Anhalt, Germania. Questa regione, situata a est del fiume Elba, è da sempre ricca di tracce storiche, caratterizzata dal passaggio di comunità medievali che hanno lasciato una profonda impronta nella cultura locale. L’area, famosa per i suoi legami con la storia europea centrale, è stata protagonista di questo ritrovamento grazie a un progetto per la creazione di una nuova area forestale.

Le monete, sepolte a circa 35 centimetri di profondità, giacevano in un punto discolore del terreno, racchiuse in quella che originariamente era una piccola ceramica, oggi ridotta in frantumi. Tuttavia, incredibilmente, alcuni fili di tessuto ancora aderivano, suggerendo che potessero essere avvolte in un panno prima di essere depositate. Frammenti di un contenitore, tracce di stoffa e il luccichio del prezioso argento: insieme disegnavano i contorni di una storia sepolta per quasi un millennio.


Una ricostruzione del ritrovamento

L’argento dell’XI secolo: un racconto inciso nella storia

Il tesoro consiste in 272 monete d’argento, ognuna con una propria storia da raccontare. Tra queste si trovano 196 denarii, 65 pfennigs ad alto bordo e 12 oboli, monete che ci riportano indietro all’alba del secondo millennio. Alcune delle monete più antiche furono coniate sotto il vescovato di Gero di Magdeburgo (1012–1023), mentre altre risalgono al mandato di Hunfried di Magdeburgo (1032–1051). Una vera rarità tra queste coniazioni fu l’uso, tra i primi in assoluto, di iscrizioni riferite alla città di Magdeburgo, una testimonianza preziosa sulla nascita di nuovi centri di potere economico ed ecclesiastico.

La moneta più recente risale a poco dopo il 1059, sotto lo stampo del vescovo Burchard di Halberstadt. Questi oggetti, raffinati prodotti della tecnologia della loro epoca, rivelano un mondo dove il potere della monetazione e l’influenza della Chiesa si intrecciavano profondamente. Le monete venivano probabilmente utilizzate non solo per il commercio, ma anche come strumenti per affermare potere, status e fede.


Misteri dalle mani degli artigiani medievali

Ogni elemento del ritrovamento aggiunge un tassello affascinante. La ceramica distrutta che custodiva le monete testimonia l’abilità degli artigiani della regione, capaci di creare contenitori robusti e pratici per proteggere oggetti di grande valore. Ma il ritrovamento dei resti di tessuto sorprende ancora di più. La stoffa, forse intrecciata a mano, potrebbe essere stata usata come rivestimento o protezione per il contenuto, e il suo ritrovamento è un vero miracolo, considerando la fragilità dei materiali organici nei secoli.

Inoltre, i conii delle monete mostrano una diversità unica: la presenza, su alcune, dell’effigie di alti prelati o simboli religiosi rafforza l’idea che il denaro fosse strettamente legato al controllo ecclesiastico. Questi tesori riflettono l’espansione geopolitica della Chiesa nel Sacro Romano Impero, un’epoca in cui le monete erano anche strumenti di propaganda.


Ipotesi e domande aperte sul tesoro medievale

Perché fu sepolto questo tesoro? Gli studiosi ipotizzano diverse possibilità: potrebbe trattarsi di un atto di protezione durante un periodo di conflitti, magari legato alle lotte di potere locali nel Sacro Romano Impero. Oppure, il tesoro potrebbe essere un lascito di un commerciante o un prelato che cercava di mettere al sicuro le sue ricchezze in tempi di incertezza.

Le monete raccontano una storia complessa, fatta di stabilità economica ma anche di pericoli. Gli studiosi sottolineano che la presenza di monete di diverse emissioni suggerisce un ampio raggio di scambi commerciali, mentre la loro concentrazione in un’unica località enfatizza l’importanza strategica della regione.

Resta anche la grande domanda: chi era il proprietario di questo deposito? Forse non lo sapremo mai, ma ciò non toglie fascino alla scoperta, che continua a ispirare nuove ipotesi e a far dialogare studiosi di tutto il mondo.


Una finestra sul Medioevo

Questo straordinario ritrovamento non solo porta nuova luce sulle antiche tecniche di coniazione e la gestione economica del Sacro Romano Impero, ma fornisce un quadro affascinante di come la Chiesa fosse strettamente intrecciata alla vita quotidiana e al potere politico dell’epoca.

Mentre le monete vengono analizzate nei laboratori, la scoperta alimenta una nuova consapevolezza dell’importanza del passato e lascia aperti interrogativi capaci di affascinare storici, archeologi e lettori. Quante altre storie attendono di emergere dal sottosuolo d’Europa?



La realizzazione delle monete medievali: tra artigianato e innovazione tecnica

La creazione delle monete nell’XI secolo era il risultato di un complesso e affascinante processo che combinava competenze artigianali altamente specializzate e l’uso di tecnologie innovative per l’epoca. Ogni moneta era più di un semplice mezzo di scambio: rappresentava potere, autorità e, spesso, fede. Le monete ritrovate in Sassonia-Anhalt, come i denarii, i pfennigs ad alto bordo e gli oboli, sono un esempio tangibile di quest’arte sofisticata, dove la Chiesa e i suoi rappresentanti svolgevano un ruolo chiave.

La fusione e la preparazione dei metalli preziosi

Il processo iniziava con la preparazione del metallo, in questo caso argento puro o leghe argentee, proveniente da miniere o ottenuto attraverso la rifusione di altre monete e oggetti preziosi. L’argento veniva raccolto e sottoposto a un processo di fusione in appositi forni ad alta temperatura, realizzati in argilla refrattaria o pietra. Viene ipotizzato che queste leghe fossero attentamente dosate per garantire il valore intrinseco e la solidità della moneta.

Per eliminare le impurità, il metallo veniva sottoposto a un processo di depurazione, spesso usando il metodo della coppellazione. Questo procedimento sfruttava una coppella porosa (uno stampo resistente al calore) che assorbiva i materiali meno preziosi, separandoli dall’argento puro. Una volta depurati, i lingotti d’argento erano fusi nuovamente e trasformati in piastre sottili o lingotti, pronti per la successiva fase di lavorazione.

La creazione del tondello

Dalle piastre d’argento si ricavavano i cosiddetti tondelli, cioè i dischetti metallici grezzi su cui venivano impressi i disegni e le iscrizioni della moneta. I tondelli venivano tagliati manualmente con una cesoia o ritagliati da barre d’argento piatte e successivamente martellati per ottenere una dimensione piatta e uniforme.

Questa fase richiedeva grande precisione, poiché era essenziale che il peso del tondello fosse uniforme. Il peso della moneta, infatti, non era soltanto una questione tecnica, ma anche una garanzia del suo valore. In questo periodo, i denarii e i pfennigs seguivano standard rigidi stabiliti dalle autorità ecclesiastiche e imperiali, che adottavano un sistema di misura comune in tutta l’Europa centrale.

Conio e decorazione

Il momento più affascinante e simbolicamente importante del processo era l’applicazione dei disegni tramite il conio. Il conio era composto da due matrici metalliche:

  • La matrice superiore, incisa con un punzone raffigurante l’effigie, il simbolo o l’iscrizione della moneta.
  • La matrice inferiore, con un disegno complementare o privo di incisioni, per creare l’altro lato della moneta.

Questi strumenti venivano realizzati con cura da artigiani esperti, che incidevano i dettagli su blocchi di metallo durissimo, di solito il bronzo o il ferro temprato. Le iscrizioni e i simboli sulle monete avevano un profondo significato politico e religioso: molte, come quelle ritrovate in Sassonia-Anhalt, riportavano effigi di vescovi o prelati, simboli religiosi o iscrizioni con riferimenti alle città, come Magdeburgo, protagoniste dell’espansione ecclesiastica ed economica dell’epoca.

Una volta pronti, i conii venivano usati per imprimere le immagini e i testi sulle superfici metalliche dei tondelli. Questo avveniva tramite un processo manuale:

  1. Il tondello grezzo veniva posizionato tra le due matrici.
  2. Un colpo preciso veniva inferto con un pesante martello sulla matrice superiore, imprimendo i disegni su entrambi i lati della moneta.

L’abilità degli artigiani era fondamentale per ottenere un’impronta chiara e leggibile. Poiché ogni moneta veniva lavorata singolarmente, si possono ancora oggi osservare lievi differenze di forma e allineamento tra pezzi dello stesso lotto, testimonianza di questo approccio interamente manuale.

Ritaglio e rifinitura

Le monete, una volta coniate, venivano rifinite artigianalmente per eliminare imperfezioni, come bordi irregolari o schizzi di metallo in eccesso. I bordi potevano essere limati per ottenere una forma circolare più accurata, soprattutto nel caso dei pfennigs ad alto bordo, che avevano una caratteristica prominenza sul contorno della moneta, necessaria per proteggerne la superficie e preservare le incisioni.

Il significato delle monete come arte e propaganda

Le monete non erano solo strumenti di scambio economico: servivano come veri e propri strumenti di propaganda. La rappresentazione dei vescovi più influenti, come Gero di Magdeburgo o Hunfried, insieme alle iscrizioni delle città, era un modo per imprimere nella mente dei sudditi la centralità del potere esercitato da figure religiose nei loro territori. Le immagini o i simboli cristiani, inoltre, conferivano alla moneta un’aura divina, legando il suo valore non solo a quello materiale ma anche a un significato spirituale.

Oggi, il ritrovamento di queste monete ci permette di apprezzare non solo l’abilità tecnica degli artigiani medievali, ma anche il loro ruolo di narratori della società. Attraverso ogni dettaglio inciso, le monete raccontano una storia di potere, fede e maestria artigianale, tramandata fino a noi proprio grazie alla loro straordinaria durabilità.

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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa