Archeologia. Sorprendente. Scavano per realizzare nuove case e trovano un misterioso edificio romano. Ampio, decorato. Cos’era? Cosa sorgeva in quel punto? Quali le storie più curiose dell’area? Rispondono gli archeologi

Un edificio monumentale, sepolto da secoli, è riaffiorato nei giorni scorsi a pochi passi dalle future fondamenta di una torre moderna. Il terreno che ospiterà centinaia di nuove abitazioni si è rivelato custode della monumentalità del passato romano.
Tra le mura perdute riaffiorano così frammenti di una civiltà che non ha mai smesso di pulsare sotto la superficie.


Un edificio civico monumentale riaffiora

Scoperta archeologica a Nimega: riaffiorano le vestigia di un grande complesso di epoca romana

Durante gli scavi preparatori per la costruzione di un nuovo quartiere residenziale nel settore occidentale del progetto Waalfront, nella città olandese di Nimega (Nijmegen), gli archeologi del servizio municipale hanno portato alla luce le fondamenta di un imponente edificio risalente all’epoca romana. Il ritrovamento è avvenuto in un’area finora priva di indizi sulla presenza di strutture antiche, a ridosso del fiume Waal, e sta riscrivendo le mappe archeologiche dell’antica Ulpia Noviomagus, nome con cui i Romani battezzarono quella che oggi è considerata la città più antica dei Paesi Bassi.

Dimensioni imponenti e struttura complessa

La costruzione, ancora in fase di scavo, presenta una pianta rettangolare di almeno 30 per 35 metri, con una corte interna circondata da doppie murature, estesa per circa 20 per 25 metri. Frammenti di una colonna in pietra calcarea, scoperti al centro del cortile, lasciano intuire che la zona centrale dell’edificio potesse essere porticata – una caratteristica architettonica che ne suggerisce la monumentalità e la funzione pubblica.

“Le colonne di questo indicano un’architettura non comune per edifici privati – spiega uno degli archeologi coinvolti –. Il porticato è un elemento che troviamo spesso in mercati o edifici amministrativi romani”.

Nonostante la complessità della struttura, l’identificazione esatta resta aperta: si ipotizza che potesse trattarsi di un mercato coperto, una sede amministrativa, o un altro edificio civico di rilievo, costruito tra il II e il III secolo d.C., quando la colonia romana di Noviomagus godeva di un periodo di fioritura economica e urbanistica.

Una città più estesa di quanto si pensasse

La scoperta ha sorpreso anche per la vicinanza al fiume Waal, una zona che gli archeologi avevano finora ritenuto ai margini dell’area urbana romana. Invece, le nuove evidenze indicano che la città si spingeva molto più a nord di quanto si ritenesse, probabilmente sfruttando proprio il corso d’acqua per scambi e trasporti.

“È una sorpresa che ci permette di aggiungere nuovi tasselli al puzzle della storia di Nimega”, ha commentato Tobias van Elferen, Assessore ai Beni Culturali della città.
“Sapevamo che Ulpia Noviomagus si estendeva oltre le mura note, ma non ci aspettavamo strutture così grandi proprio qui, lungo il Waal”.

Resti che non saranno conservati in situ

Come spesso accade nei cantieri urbani, la scoperta si scontra con le necessità del moderno sviluppo edilizio. Il complesso infatti non potrà essere conservato in situ, perché interferisce con le opere previste per il progetto Waalkwartier West, che comprenderà abitazioni, un parcheggio sotterraneo e strutture pubbliche. Tuttavia, i ricercatori stanno documentando ogni dettaglio prima della definitiva rimozione.

“Le mura continuano al di sotto delle difese fluviali sul lato settentrionale, e verso est si estendono oltre l’area di scavo”, ha spiegato un portavoce del team.
“Ciò significa che non conosceremo mai del tutto l’estensione completa dell’edificio, ma anche i frammenti che abbiamo sono sufficienti per ridefinire la mappa della città romana”.

Colonne, ceramiche e vita quotidiana

Oltre ai resti architettonici, lo scavo ha restituito numerosi frammenti di ceramica, piastrelle, laterizi e oggetti d’uso quotidiano, che forniranno preziose informazioni sulla vita degli abitanti di Ulpia Noviomagus in quell’epoca. Le fotografie diffuse dal consiglio comunale mostrano capitelli decorati, porzioni di colonne spezzate e mucchi di ceramiche frammentarie, probabilmente appartenenti a vasi, contenitori o stoviglie.

“Questi reperti ci parlano di una quotidianità operosa – ha aggiunto uno degli archeologi – e al tempo stesso di un contesto civile organizzato. Non siamo di fronte a una villa o a una semplice casa: qui si svolgevano funzioni di rilievo”.

Un moderno quartiere sulle tracce dell’antichità

Nel giro di pochi mesi, sopra il sito sorgeranno palazzi moderni, nuovi parcheggi e servizi. Eppure, sotto il cemento, resterà l’impronta di quella città romana cresciuta attorno all’accampamento della Legio X Gemina, una delle legioni più importanti dell’Impero, di stanza a Noviomagus già nel I secolo d.C.

“Molti dei nuovi residenti – osservano gli archeologi – cammineranno inconsapevolmente sopra le fondamenta di uno dei più grandi edifici pubblici dell’antichità romana nei Paesi Bassi”.

La scoperta, per quanto parziale, apre nuovi scenari per la conoscenza dell’urbanistica romana nella regione renana e pone nuovi interrogativi sulla relazione tra architettura monumentale, vicinanza ai fiumi e amministrazione del territorio nell’epoca imperiale.

Ulpia Noviomagus, la città più antica dei Paesi Bassi
Un antico cuore romano sotto la moderna Nimega

Un nome oggi dimenticato, ma un passato tutt’altro che silente.
Nel sottosuolo di Nimega, nei Paesi Bassi, riposa una delle città romane più settentrionali dell’Impero: Ulpia Noviomagus Batavorum.
Fondata come avamposto militare sul Reno, fiorì poi come municipium, tra scambi, culti orientali e leggende celtiche.
Oggi, le sue rovine raccontano una storia di resilienza, di fuoco e ricostruzione.
Ed è proprio lì che i Romani portarono il foro, le terme, i templi… e i gladiatori.


Il castrum sul Reno
Una testa di ponte verso le terre germaniche

All’origine c’è un accampamento militare.
Siamo attorno al 19 a.C., in un’area oggi al confine tra Olanda e Germania, quando i Romani erigono un castrum su un’altura naturale.
Qui, dove il fiume Waal abbraccia il Reno, i legionari controllano i movimenti delle tribù germaniche, tra cui i Batavi, che con Roma intrattengono rapporti ambigui: alleati utilissimi, ma pronti a ribellarsi.


Noviomagus: il “mercato nuovo”
Il nome celtico che divenne romano

“Noviomagus” è un nome di origine gallica: significa “nuovo mercato”. Non a caso, in Gallia si trovano altri centri con questo nome, come Lisieux (Noviomagus Lexoviorum).
L’aggiunta del titolo “Ulpia” avviene sotto Traiano, per celebrare la concessione del titolo di municipium, e onorare la gens Ulpia, alla quale l’imperatore apparteneva.


Una città romana in terra di confine
Tra foro, terme e domus con riscaldamento

Nel II secolo d.C., Noviomagus appare ormai come una città pienamente romanizzata: strade lastricate, case patrizie dotate di ipocausto, un anfiteatro per gli spettacoli, terme pubbliche e un foro monumentale.
Al centro si innalzava un tempio probabilmente dedicato a Giove, con una scalinata in pietra e colonne corinzie.
Siamo in una zona periferica dell’Impero, eppure la monumentalità architettonica rivaleggia con città ben più meridionali.


La rivolta batava
Il fuoco che devastò la colonia

Nel 69 d.C., mentre l’Impero vacilla nella guerra civile, i Batavi insorgono guidati da Giulio Civile.
Noviomagus viene attaccata e parzialmente distrutta.
Il castrum è assediato, le case incendiate. Ma Roma reagisce con forza, e la città viene ricostruita poco dopo, più grande, più romana.


Le sepolture parlano
Un ritratto sociale tra vetri, bronzi e spade

Le necropoli rinvenute ai margini dell’abitato rivelano una popolazione mista: indigeni integrati, veterani romani, commercianti orientali.
I corredi funerari sorprendono per ricchezza e varietà: specchi in bronzo, coppe di vetro blu, punte di lancia cesellate.
Vi si leggono mestieri, origini e credenze, tra sincretismi religiosi e segni distintivi d’élite.


Una maschera d’argento nel fango
Il volto della cavalleria romana

Nel 1915, durante scavi presso Nijmegen, venne alla luce una maschera da cavalleria cerimoniale in ferro e bronzo argentato, probabilmente utilizzata in parate militari o nei giochi equestri.
Raffinata e inquietante, con occhi fissi e bocca serrata, questa maschera è oggi uno dei simboli più potenti della presenza romana nei Paesi Bassi.


Mitra, Nehalennia e Giove Dolicheno
Una geografia del sacro multiforme

I culti praticati a Noviomagus rivelano una città crocevia di spiritualità.
Nel foro e nelle domus sono state trovate tracce di dediche a divinità orientali come Mitra e Giove Dolicheno, mentre altari votivi a Nehalennia, divinità celtico-marina, sono emersi lungo le rotte fluviali che collegavano la città al Mare del Nord.
Un mosaico spirituale che riflette la composizione etnica e culturale dell’insediamento.


Dalle ceneri al Medioevo
Come Noviomagus si trasforma in Nimega

Nel tardo Impero, la città subisce un progressivo declino, ma non scompare.
I Carolingi costruiscono un palazzo reale sul vecchio castrum: è l’origine del Valkhof, tuttora visibile nel cuore di Nijmegen.
Le pietre romane vengono reimpiegate. La memoria di Ulpia Noviomagus si stratifica, invisibile ma non perduta.


Il titolo conteso
La più antica città dei Paesi Bassi?

Nel 2005, Nijmegen ottiene il riconoscimento ufficiale di città più antica dei Paesi Bassi, battendo Maastricht.
La motivazione si fonda sul riconoscimento romano formale di municipium nel I secolo, documentato da iscrizioni e fonti storiche.
Un primato identitario che ancora oggi distingue la città.


Curiosità e dettagli sorprendenti
Fatti poco noti emersi dagli scavi

  • Un legionario siriano a Noviomagus: un’iscrizione funeraria menziona un soldato proveniente da Emesa (oggi Homs, Siria), testimoniando i legami globali della guarnigione.
  • Un dado truccato: scoperto in una domus, un piccolo dado in osso mostra un’incisione irregolare, forse usato per ingannare negli scommesse.
  • Un anello con iscrizione in latino arcaico: oggetto rarissimo, forse tramandato per generazioni, rinvenuto in una sepoltura maschile del II secolo.
  • La strada romana sotto la stazione: durante lavori ferroviari, è stata rinvenuta una via basolata perfettamente conservata, oggi visibile in parte grazie a un percorso musealizzato.

Il museo Het Valkhof
La vetrina di Ulpia Noviomagus

Oggi, il museo Het Valkhof di Nimega custodisce molti dei reperti provenienti dagli scavi urbani e suburbani: dalla maschera da cavaliere a monete, ceramiche, frammenti di affreschi e intonaci.
Un percorso museale che permette di ricostruire la vita quotidiana in una città romana di frontiera, e di seguire il filo della continuità urbana fino ai nostri giorni.



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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa