Archeologia. Sorpresa durante lo scavo medievale. Ne trovano un mucchio. “Mio Dio, ti fan venir voglia di inzupparli nel latte!”. Ma cosa sono davvero questi reperti? A cosa servivano? Di cosa sono fatti? Rispondono gli esperti

A prima vista, con quella forma rotonda, panciuta, perfettamente dorata come appena sfornata, verrebbe voglia di prenderne uno, magari inzupparlo in un bicchiere di latte e gustarlo in queste fredde mattine. Ma attenzione: quello che sembra un innocuo dolce da colazione è in realtà un frammento silenzioso di storia, un oggetto che ha conosciuto le mani laboriose di tessitrici d’altri tempi e che oggi ci parla del quotidiano, della fatica e della bellezza del fare nei secoli passati.

Queste ciambelle – perché a chiamarle così la tentazione è forte – non sono altro che pesi da telaio, probabilmente di epoca medievale, rinvenuti durante gli scavi archeologici condotti da Oxford Archaeology presso un sito nei pressi di Banbury, nell’Oxfordshire. Sono manufatti in argilla, con fori centrali che ne consentivano la sospensione all’interno dei telai verticali, chiamati appunto telai a pesi, una delle tecnologie più antiche e diffuse della storia della tessitura.

Come sono stati prodotti

Il materiale è un argilla non depurata. Di fatto: terreno argilloso che potete trovare in ogni campo. La terra è stata prelevata, bagnata leggermente, impastata. Poi sono stati fatti dei rotolini a “biscetto” che sono stati girati – probabilmente – attorno a un bastoncino e leggermente premuti per ottenere un interno senza asperità. Le due estremità sono state unite. Quindi sono stati lasciati essiccare. Dall’immagine non è possibile stabilire se siano stati poi “passati in forno” o, come parrebbe, utilizzati senza cottura. L’argilla cruda, quando solidifica diventa molto duro. I pesi da telaio non sono da confondere con le cosiddette fusaiole o fusarole, pesi per il fuso che sono più piccole.

Un telaio semplice per un’arte millenaria

Il telaio a pesi, oggi ricostruito nei musei e nei laboratori di archeologia sperimentale, è in realtà una delle macchine più geniali e insieme semplici mai inventate dall’uomo. Apparso già nel Neolitico, fu il compagno silenzioso di innumerevoli generazioni di tessitori, soprattutto donne, dall’Età del Ferro fino a ben oltre la caduta dell’Impero romano. La struttura, generalmente lignea e facilmente deperibile, difficilmente si conserva nei contesti archeologici. Ma i suoi “testimoni” in terracotta sono spesso lì ad attenderci sotto terra, come questi suggestivi reperti inglesi.

L’arte della tensione: a cosa servivano i pesi

Nel funzionamento di un telaio verticale, i fili dell’ordito – cioè quelli tesi verticalmente – devono essere mantenuti ben distesi. Ed è qui che entrano in gioco i pesi: fissati all’estremità inferiore di mazzetti di fili, impedivano loro di rilassarsi o aggrovigliarsi. Questo permetteva alla tessitrice di creare l’intreccio con il filo di trama, orizzontale, che veniva inserito a ogni passaggio.

A seconda del tipo di tessuto desiderato – più o meno spesso, con filati più o meno sottili – cambiava il peso e la forma di questi strumenti. I pesi da telaio potevano essere cilindrici, troncoconici, piramidali, ma anche – come in questo caso – anulari, una forma meno comune ma estremamente efficace nella distribuzione del peso.

Il sito di Banbury: indizi di un’industria domestica

Il contesto del ritrovamento, che comprende ben 46 pesi da telaio provenienti da sei SFB (Sunken Featured Buildings, piccole abitazioni seminterrate), ci racconta qualcosa di ancora più interessante. Qui, tra le attività quotidiane che si svolgevano probabilmente in ambito familiare o comunitario, la tessitura aveva un ruolo centrale. Ben 16 dei pesi recuperati sono di tipo anulare, come quelli fotografati, e la loro consistenza suggerisce una produzione tessile costante e significativa. Non siamo di fronte a un atelier specializzato, forse, ma sicuramente a una comunità in cui il tessere era parte integrante della sopravvivenza e forse anche del commercio.

Un patrimonio di gesti e saperi

Ciò che questi manufatti raccontano non è solo tecnologia, ma cultura materiale, gestualità, saperi tramandati. Ogni peso, anche se informe o rozzo, reca le impronte delle mani che lo hanno plasmato, cotto, e poi utilizzato per anni, forse decenni. A volte i pesi venivano decorati con semplici segni o marchi: forse simboli di riconoscimento, forse ornamenti, forse superstizioni. Su quelli di Banbury sono visibili alcuni piccoli solchi e impronte, ancora in fase di analisi.

Un’icona dell’antichità

Nell’immaginario collettivo, il telaio a pesi è associato a figure mitiche e letterarie. Lo vediamo nei graffiti della Val Camonica, sui vasi attici, negli affreschi pompeiani, accanto a Penelope, simbolo stesso della fedeltà e della pazienza. Era un oggetto così comune e quotidiano da diventare, per le donne del passato, una sorta di estensione del corpo. Lo si ritrova, spesso, in tombe femminili, a suggellare un’identità costruita attorno al lavoro domestico e al ruolo sociale.

Non solo archeologia, ma archeologia del gesto

In definitiva, osservare questi pesi – così “banali” eppure così eloquenti – è come affacciarsi per un istante in un interno domestico del passato. Il fuoco acceso, il telaio appoggiato al muro, il ticchettio dei bastoni dei licci, la trama che cresce lentamente. E quelle mani, forse callose, forse delicate, che con pazienza e precisione compivano gesti millenari.

Allora sì, potremo anche sorridere pensando che somigliano a ciambelle, ma sotto la crosta d’argilla batte il cuore di una storia antica, concreta, tessuta con la materia stessa della vita.


Cosa sono le Sfb

Le SFB (Sunken Featured Buildings),tutture nelle quali sono stati trovati questi pesi, anche note nel contesto archeologico europeo come grubenhäuser, sono strutture seminterrate molto comuni nei siti altomedievali dell’Europa settentrionale e centrale, compresa la Gran Bretagna. La loro datazione è piuttosto ampia, ma esistono indicazioni specifiche a seconda delle aree geografiche e dei contesti culturali.

📅 Datazione generale delle SFB

In Inghilterra, le SFB sono maggiormente associate ai seguenti periodi:


🛡️ Periodo anglosassone (V–VIII secolo d.C.)

  • È il momento di massima diffusione di queste strutture in ambito insediativo rurale.
  • Le SFB erano spesso usate come unità domestiche secondarie, laboratori artigianali (soprattutto per la tessitura, la filatura, la lavorazione dell’osso o del cuoio) o magazzini.
  • Sono molto frequenti in insediamenti come quelli di Mucking (Essex), West Stow (Suffolk) o Cowdery’s Down (Hampshire).
  • Le SFB si trovano spesso in gruppi, organizzate attorno a cortili o spazi comuni, suggerendo una vita comunitaria piuttosto articolata.

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Redazione
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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa