Archeologia. Splendore. Trova in un campo agricolo un antichissimo “fagottino d’oro”. Cos’è, esattamente? Come veniva usato? Perché questa pratica era diffusa? Rispondono gli esperti

E’ davvero un’emozione misurarsi con la natura eterna dell’oro lavorato dall’uomo. Appare nel terreno, a migliaia d’anni dalla deposizione, perfettamente luminoso, giallo-sole, radioso. Intatto. Immortale. Era per questa sua capacità di non decadere che esso fu simbolo dell’eternità. Per questo i destini dei corpi di molti nostri antenati furono collegati a questa materia. Per questo diventò un’eternità costosa, al punto da trasformarsi nella quintessenza della ricchezza stabile, immutabile. Inossidabile, appunto

Lamine piegate d’oro: enigmi d’età del Bronzo e del Ferro

Il reperto, portato alla luce da un appassionato di metal detector, nel Regno Unito – dove queste ricerche sono possibili, mentre in Italia no – è un tipico esempio di “folded gold sheet”, ovvero una sottile lamina d’oro ripiegata su sé stessa, spesso in forma approssimativamente rettangolare. Questi oggetti, apparentemente semplici, rappresentano un affascinante rompicapo per gli archeologi e sono oggi interpretati alla luce di analogie rituali, simboliche e sacrali.

Le testimonianze più numerose e coerenti provengono soprattutto dal Regno Unito, in particolare dall’Inghilterra sud-occidentale, dal Galles e dalla Scozia, territori nei quali la ritualità protostorica legata all’oro era sviluppata e codificata già dalla tarda età del Bronzo (ca. 1200-800 a.C.), con prosecuzioni in età proto-celtica e persino in alcuni casi isolati fino alla prima età del Ferro.


Caratteristiche degli oggetti ritrovati

Le lamine d’oro ripiegate condividono alcuni tratti comuni:

  • Forma: rettangolare o quadrangolare, con margini regolari o irregolari.
  • Tecnica: fogli d’oro estremamente sottili, spesso realizzati per battitura a freddo, talvolta con decorazioni impresse o graffite, ma in molti casi completamente lisci.
  • Manipolazione: ripiegatura intenzionale, in alcuni casi anche ripetuta, come se l’oggetto fosse stato “neutralizzato” o “sigillato” in un atto cerimoniale.
  • Assenza di funzione pratica: le lamine piegate non mostrano segni d’uso quotidiano; non sono monete, né elementi ornamentali completi.

In diversi contesti, sono state rinvenute all’interno di fosse, in prossimità di tumuli funerari, o in aree paludose — tutti luoghi notoriamente deputati a offerte rituali nella mentalità protostorica.


Un’offerta sigillata agli dèi?

Gli studiosi oggi interpretano questi oggetti come offerte votive, forse legate a una pratica religiosa consistente nella deposizione e nella “disattivazione” di beni preziosi attraverso la piegatura o la distruzione rituale.

La piegatura, in particolare, sembra avere un significato simbolico: rende l’oggetto inutilizzabile nella vita quotidiana, “dedicandolo” in modo permanente alla sfera sacra. È lo stesso principio che troviamo nel mondo greco e romano nelle cosiddette defixiones (tavolette di maledizione), spesso anch’esse ripiegate o perforate per impedire il loro riutilizzo o per “attivare” la loro efficacia magica.

In alcuni casi, le lamine d’oro contengono incisioni o segni — interpretati come simboli religiosi, nomi propri, preghiere, oppure veri e propri testi magici. Tuttavia, nella maggioranza dei casi, le lamine sono lisce e prive di iscrizioni visibili, il che lascia aperta la possibilità che il contenuto simbolico fosse implicito o noto solo agli officianti.


Contesti di ritrovamento e analogie

Negli ultimi decenni, numerosi esemplari sono stati scoperti in Inghilterra grazie ai metal detector, strumenti sempre più sofisticati utilizzati con competenza da appassionati collaboratori del Portable Antiquities Scheme (PAS).

Tra i ritrovamenti più significativi ricordiamo:

  • Le lamine d’oro di Needwood Forest (Staffordshire): alcune decorate con punzonature, databili all’età del Bronzo finale.
  • Il ripostiglio di Moel Hebog (Gwynedd, Galles): contenente oggetti d’oro ripiegati accanto ad altri elementi rituali.
  • La lamina di Harlyn Bay (Cornovaglia): piegata più volte, in un contesto interpretato come funerario.
  • Le lamine del Somerset: tra le più recenti, datate intorno all’800-600 a.C., alcune forse usate come offerte per divinità delle acque.

Interpretazioni alternative: oro “simbolico” o “rituale”?

Alcuni studiosi hanno proposto una lettura secondo la quale le lamine piegate rappresenterebbero “valori monetali rituali”, ovvero forme simboliche di pagamento o di dono in un’economia premonetaria. La loro “distruzione” tramite piegatura sancirebbe la loro uscita dalla circolazione e il loro trasferimento nel dominio sacro.

Altri, sulla base di rare lamine decorate, ipotizzano che potessero rappresentare oggetti miniaturizzati o simbolici — come insegne, emblemi, o persino contratti magico-sacri. Il fatto che alcuni esemplari siano stati trovati insieme a resti umani o animali, o in prossimità di luoghi di culto naturali, rafforza l’ipotesi di una funzione apotropaica o sacrificale.


Conclusione: un messaggio piegato tra le pieghe del tempo

Il ritrovamento documentato nelle immagini va quindi inserito in una lunga e complessa tradizione rituale delle isole britanniche, che vede nell’oro non solo un metallo prezioso, ma un vettore di comunicazione tra il mondo umano e il mondo divino.

Ogni lamina piegata è un gesto congelato nel tempo, un messaggio che non ci è dato di leggere se non attraverso le pieghe della sua forma, la collocazione nel paesaggio, e l’eco di una religiosità arcaica che affidava alla materia, al metallo, al gesto simbolico, la propria dimensione spirituale.

In attesa di eventuali analisi metallografiche o del contesto stratigrafico preciso — se fosse stato documentato in uno scavo sistematico — resta il fascino enigmatico di un oggetto semplice e potente, che ci parla, in silenzio, di uomini che affidarono all’oro il peso invisibile delle loro speranze, paure, e invocazioni.


Lamine piegate e ritualità nell’Europa continentale

Sebbene la Gran Bretagna conservi la maggiore densità di ritrovamenti di lamine d’oro piegate, il gesto rituale della piegatura o della manipolazione intenzionale di metalli preziosi — oro in particolare — è attestato anche in diverse regioni dell’Europa continentale, spesso in contesti culturali, cronologici e spirituali parzialmente affini.

1. Danimarca e Germania settentrionale

Nelle culture nordiche del Bronzo recente e dell’età del Ferro (come quella nord-germanica e scandinava), sono stati rinvenuti esemplari di lamine d’oro — talvolta decorate — che sembrano essere state ripiegate o deformate intenzionalmente. Sebbene raramente identiche a quelle britanniche, queste lamine erano probabilmente legate ad atti votivi nei confronti di divinità telluriche o celesti.

Esemplari significativi sono stati trovati:

  • Presso luoghi umidi (torbiere, laghi, paludi), dove l’oro e altri metalli venivano offerti insieme ad armi spezzate.
  • In contesti funerari o in associazione a figure antropomorfe d’oro, in particolare nella cultura di Nordic Bronze Age (ca. 1700-500 a.C.).

2. Irlanda e Bretagna

Analoghi a quelli inglesi sono i ritrovamenti in Irlanda, che presenta una tradizione aurifera antichissima. Molti ripostigli irlandesi contengono ornamenti spezzati o ripiegati, tra cui tork d’oro frammentati e fogli d’oro piegati, come nella zona di Tipperary o nella regione di Lough Gur.

Anche in Bretagna, nella Francia nord-occidentale, in tumuli come quelli di Kernonen e Tumiac, si trovano lamine aurifere associate a contesti tombali e sacri. Pur non piegate sistematicamente, esse mostrano a volte segni intenzionali di alterazione.

3. Italia e area alpina

L’Italia protostorica offre esempi isolati, ma suggestivi:

  • In Etruria e nell’ambito villanoviano, sono stati rinvenuti frammenti di sottili lamine auree, spesso arrotolati o piegati, depositati all’interno di urne cinerarie o pozzi rituali, specialmente nei santuari minori. Il significato rituale è spesso connesso al culto ctonio o alla sfera della divinazione.
  • Nel Trentino e nell’alto Friuli, lamine auree deformate provengono da ripostigli alpini attribuiti a popolazioni retiche, all’interno delle quali l’oro aveva funzione apotropaica.
  • Alcuni studiosi hanno collegato anche le lamine orfiche (lamine sottili con testi religiosi incisi, spesso sepolte in tombe) al gesto rituale della manipolazione sacrale dell’oro — sebbene esse non siano piegate, ma piuttosto inserite sotto la lingua o sul petto del defunto.

4. Balcani e Grecia arcaica

Nell’area balcanica e nel mondo greco arcaico, le lamine auree avevano funzione esplicitamente religiosa e funeraria:

  • Le lamine orfiche della Tessaglia, della Macedonia e della Magna Grecia recano iscrizioni mistiche che guidano l’anima nel mondo dei morti. Sebbene spesso non piegate, alcune sono state trovate arrotolate o piegate su sé stesse per facilitarne l’inserimento nel corpo o nella tomba.
  • In Tracia (Bulgaria attuale), sono documentati rituali di sepoltura aristocratica con oggetti d’oro piegati o frantumati prima della deposizione, come forma di “disattivazione” e consacrazione.

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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa