Archeologia. Una struttura misteriosa che assomiglia a un grosso cucchiaio. Cos’era quella cavità scavata nella roccia dai Romani? A cosa serviva? Rispondono gli archeologi e sciolgono ogni dubbio

Sono stati pubblicati in queste ore i risultati dello scavo e della ricerca attorno a una cavità scavata dai Romani in un banco di roccia calcarea e utilizzata fino al terzo secolo. I resti della struttura sono ottimamente conservati e hanno posto, inizialmente, qualche interrogativo sulla funzione esatta del manufatto. La ricerca è stata condotta da Cotswold archaeology e coordinata dall’archeologo Dane Wright, responsabile Senior del Progetto, che è anche l’autore del saggio.

Foto aerea della struttura romana @ Cotswold Archaeology

Il team di ricerca archeologica di Milton Keynes ha scoperto questa cavità durante gli scavi relativi a una vasta fattoria dell’età del ferro, che sorgeva accanto al Dallington Brook, nel Northamptonshire, corso d’acqua situato nei pressi di Northampton, nel Regno Unito.

Il Northamptonshire, oggi una contea dell’Inghilterra centrale, ha un ricco passato romano, testimoniato da numerosi reperti e siti archeologici. Durante l’occupazione romana (dal I al V secolo d.C.), la regione faceva parte della provincia della Britannia e ospitava importanti insediamenti lungo la Fosse Way e la Watling Street, due delle principali strade romane. Tra i centri più rilevanti vi era Lactodurum (l’attuale Towcester), un avamposto militare che divenne poi una fiorente cittadina. Sono state rinvenute ville romane con raffinati mosaici e bagni termali, segno di un’élite benestante. Inoltre, nei pressi di Irchester sorgeva un insediamento dotato di strutture commerciali e artigianali. Monete, ceramiche e altri manufatti testimoniano una vita quotidiana influenzata dalla cultura romana, con attività agricole, mercantili e religiose integrate nel sistema economico dell’impero. L’ampia fattoria era uno dei centri produttivi della zona.


La base della fornace per la produzione di calce @ Cotswold Archaeology

Come dicevamo, all’interno di un fossato di recinzione dell’età del ferro, gli archeologi hanno individuato una grande fossa circolare, con una base e pareti accuratamente rivestite in pietra. Inizialmente, si è ipotizzato che potesse trattarsi di un forno, ma le dimensioni fuori dal comune hanno sollevato interrogativi più complessi. L’assenza di materiali biologici o artefatti, a eccezione di tracce di carbone, rese difficile identificare la funzione della struttura. Tuttavia, approfondendo l’analisi, gli esperti hanno concluso che si trattava di una fornace da calce.

Le fornaci da calce sono strutture utilizzate per la produzione di calce viva, un elemento chiave nella preparazione di malta, intonaco e calcestruzzo, cioè quello che noi chiamiamo comunemente cemento. In Gran Bretagna, la tecnologia delle fornaci da calce è stata introdotta dai Romani e le evidenze archeologiche suggeriscono che la loro presenza fosse comune nei pressi di ville e centri urbani con importanti progetti edilizi. Un esempio ben documentato è la fornace di Weekley, nel Northamptonshire, situata vicino alla villa di Ringstead. Dopo un declino nel periodo post-romano, queste strutture tornarono a essere ampiamente utilizzate nel Medioevo.

1. Cos’è la calce?

  • La calce è un materiale ottenuto dalla cottura della pietra calcarea (CaCO₃) ad alte temperature.
  • Il processo di riscaldamento elimina l’anidride carbonica, lasciando ossido di calcio (CaO), noto come calce viva.
  • La calce viva, a contatto con l’acqua, si trasforma in idrossido di calcio (Ca(OH)₂), chiamato calce spenta.

2. A cosa serviva e serve la calce?

  • Edilizia: Componente essenziale per la produzione di malta, intonaco e calcestruzzo.
  • Agricoltura: Migliorava la fertilità del suolo riducendone l’acidità.
  • Igiene: Veniva usata per disinfettare ambienti e materiali.
  • Pittura e decorazione: Base per la preparazione di intonaci affrescati e pitture murali.

3. Come veniva prodotta ai tempi dei Romani?

  • Estrazione del calcare: Prelevato da cave locali.
  • Frantumazione e selezione: Il calcare veniva ridotto in pezzi idonei alla cottura.
  • Cottura in fornaci da calce:
    • I Romani usavano principalmente forni a torcia (forni intermittenti).
    • Le pietre di calcare venivano impilate con strati di combustibile (legna o carbone).
    • La combustione avveniva a temperature tra 900-1000°C per diversi giorni.
    • Dopo il raffreddamento, la calce viva veniva estratta e trasportata per l’uso.
  • Idratazione (se necessaria): La calce viva veniva spenta con acqua per ottenere calce idrata utilizzabile nella malta.

4. Diffusione e importanza

  • I Romani diffusero la produzione della calce in tutto l’Impero, rendendola un materiale fondamentale per l’architettura monumentale e civile (strade, acquedotti, terme, ville).
  • Le fornaci da calce si trovavano vicino ai centri urbani e alle grandi costruzioni per ridurre i costi di trasporto.

L’analisi del carbone prelevato dalla fornace ora studiata rinvenuta ha fornito una datazione al radiocarbonio compresa tra il 234 e il 361 d.C., collocandone quantomeno l’ultima parte di attività nel periodo romano medio-tardo. Altri esempi di fornaci simili sono stati trovati nel Northamptonshire, in particolare a Hardwick Park e Priors Hall, Corby.

@ Cotswold Archaeology

“La fornace di Northampton era una struttura sotterranea di dimensioni notevoli, con una camera di carica subcircolare di circa 4,2 metri di diametro e una profondità residua di 2,35 metri, nonostante l’erosione dovuta alle attività agricole moderne. – spiega l’archeologo Dane Wright, responsabile Senior del progetto di Cotswold Archaeology – La base della camera aveva una forma conica ed era rivestita di blocchi di pietra angolari, una caratteristica tipica delle fornaci a fiamma. Un unico foro di estrazione, o camino, era situato alla base della parete sud-occidentale della camera. Esso misurava circa 0,6 metri di larghezza. La struttura attorno al camino mostrava una colorazione rosata, indice dell’esposizione prolungata al calore”.

All’esterno della fornace, gli archeologi hanno individuato un’area di accumulo di cenere e fuliggine, probabilmente derivante dalle operazioni di pulizia e gestione del forno durante il suo utilizzo. Inoltre, la fornace era strategicamente posizionata su una lieve altura, riparata dai venti dominanti e situata vicino al Dallington Brook, una preziosa fonte d’acqua utile per il trattamento della calce.

La geologia dell’area, caratterizzata dalle formazioni calcaree di Blisworth e Wellingborough, rendeva il sito ideale per la produzione di calce. Non a caso, diverse cave post-medievali sono documentate nei dintorni, inclusa una cava a circa 500 metri a nord-est della fornace, presso Harlestone Lodge Farm.

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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa