Archeologia. Un terremoto svela una grande struttura romana. Di cosa si tratta? Quali misteri legano le sue mura alla “Siscia” imperiale?

Un frastuono improvviso, il silenzio e poi la sorpresa. Nel cuore dell’inverno 2020, quando la terra cominciò a tremare sotto Sisak, nessuno poteva immaginare che un evento distruttivo avrebbe invece regalato la scoperta più straordinaria degli ultimi decenni. Mentre operai e tecnici, tra polvere e crepe ancora fresche, faticano a restituire sicurezza al municipio, un dettaglio imprevisto cambia la storia: blocchi millenari che affiorano, curvi e regolari, dove avrebbe dovuto esserci solo cemento moderno.

Così prende vita uno scenario che rovescia le certezze: cosa si cela davvero sotto la città? È forse rimasto intatto un luogo dove riecheggiavano applausi, discorsi solenni o note di flauto romano? E che ruolo aveva questa struttura nel mosaico urbano di Siscia? Da questo fortuito incontro tra rovina e scoperta nasce uno dei misteri più intriganti dell’archeologia croata. Cosa potrà ancora emergere dal sottosuolo, ora che i riflettori sono puntati sulle fondamenta della città? Il sisma è stato solo il primo capitolo di una ricerca che promette nuovi indizi e colpi di scena.


La città ritrovata: Sisak e la sua anima antica

Nel cuore della moderna Croazia, sorge Sisak, città industriale che custodisce, invisibili e stratificate, le vestigia di Siscia. Fondata attorno al 35 a.C. come avamposto militare, la città conobbe uno sviluppo travolgente, diventando centro amministrativo e uno degli snodi principali della provincia romana di Pannonia. La sua posizione, lungo importanti vie fluviali e commerciali, la rese per secoli un crocevia imprescindibile tra nord e sud dell’Impero.

Il nervo scoperto dal terremoto corre proprio sotto piazza centrale, laddove sorge la sede del municipio. Un luogo, dunque, che da sempre rappresenta il cuore della vita civica, oggi come duemila anni fa. È qui che la modernità ha dovuto fare spazio all’archeologia, spalancando una finestra insperata su un passato spesso rimasto in ombra, schiacciato dalla stratificazione urbana.


Una scoperta sotto shock: riemerge l’odeon di Siscia

Durante gli interventi di sicurezza seguiti al forte terremoto del 2020, operai e archeologi si sono trovati davanti a una scoperta eccezionale: una struttura curva, possente, le cui proporzioni suggerivano un impianto ben diverso da semplici magazzini sotterranei o cantine tardo ottocentesche. Analisi e rilievi confermano: si tratta di un odeon romano, cioè un piccolo teatro coperto, con diametro di circa 20 metri e posizionato strategicamente rispetto al foro cittadino.

Teatro romano, Sisak, Croatia. Croatia’s Ministry of Culture and Media

I blocchi di pietra calcarea combaciano perfettamente, mentre resti di scalinate e settori radialmente disposti emergono dal suolo, protetti per secoli dalla coltre degli strati sovrastanti. Gli archeologi documentano gradoni, porzioni di pavimentazione e parte delle mura laterali ancora in situ, rivelando una tecnica edilizia raffinata attribuibile al primo o secondo secolo d.C.. Lo stato di conservazione rende la struttura una delle meglio documentate dell’area, soprattutto considerando i frequenti danneggiamenti dovuti a guerre e urbanizzazioni successive.


I reperti: tra scene di palcoscenico e vita quotidiana

L’esplorazione della struttura ha restituito un ventaglio di reperti che raccontano la doppia anima dell’antico odeon: luogo di arte e di incontri sociali, ma anche spazio di rappresentanza civile. Tra i ritrovamenti spiccano frammenti di colonne, decorazioni architettoniche con motivi fitomorfi, resti di lucerne in terracotta utilizzate per illuminare gli ambienti, e persino piccole parti metalliche riconducibili, forse, a strumenti musicali. Insieme ai detriti teatrali, sono state individuate vasellame da mensa e bicchieri in vetro soffiato, segni di un’intensa vita associativa dentro e fuori le mura del teatro.

I materiali impiegati parlano chiaro: la città, pur appartenendo a una provincia periferica, si è sempre confrontata con i modelli artistici e costruttivi della Roma imperiale. Analogie tecniche con teatri di altre città pannoni, come Aquincum o Carnuntum, offrono nuovi spunti sulla diffusione delle forme architettoniche nel cuore balcanico.


Significati, ipotesi e domande aperte

La scoperta dell’odeon sotto il municipio di Sisak cambia radicalmente la ricostruzione urbanistica dell’antica Siscia. Non più solo snodo militare ed economico, ma centro di vero e proprio fermento culturale, in cui le arti sceniche e oratorie avevano un luogo privilegiato. Gli archeologi ipotizzano che la struttura servisse tanto per spettacoli musicali o teatrali quanto per assemblee pubbliche, in linea con la funzione polifunzionale degli odea romani. Tuttavia, restano molti interrogativi: chi sedeva tra quelle gradinate? Quali artisti arrivavano in città per le loro performance? E quanto l’edificio influenzava la vita politica e sociale di Siscia?

Collegando il nuovo ritrovamento ad altri teatri e odea della regione, si apre la possibilità che questa zona balcanico-danubiana fosse più viva culturalmente di quanto finora documentato. Gli studiosi attendono gli sviluppi degli scavi e nuove analisi, consapevoli che sotto il moderno centro di Sisak riposano ancora sorprendenti testimonianze di ingegno, vita quotidiana e memoria collettiva.


Fonti

  • The Miami Herald, “Ancient ruins discovered under Croatia town hall after earthquake”, 2023



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Redazione
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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa