Scoperte. Vegetariani o vegani egualitari dopo l’abbuffata di carne e di potere? Uno studio rivela i meccanismi dell’entrata in crisi della “bistecca” nella tarda Età del bronzo

Articolo originale redatto dalla redazione di Stile arte – completamente accessibile.

Un radicale mutamento di dieta, mobilità e struttura sociale colpì le comunità del bacino carpatico: un nuovo studio bioarcheologico ne ricostruisce le fasi attraverso i resti sepolti nel sito ungherese di Tiszafüred-Majoroshalom. Certo, nulla può essere attualizzato. Ma esiste la possibilità di vedere una “linea evolutiva”, che poi si è sviluppata nel tempo – divenendo attuale, oggi -, che lega il concetto moderno di libertà alla dieta vegetale? Vi lasciamo meditare attorno a questo nodo. Mentre leggiamo il lavoro degli studiosi, appena uscito.


Ci sono luoghi in cui la terra conserva con cura i segreti delle civiltà perdute, dove l’argilla, il calcare e l’humus imprigionano nel silenzio del tempo le storie degli uomini. Uno di questi luoghi è Tiszafüred-Majoroshalom, nel cuore dell’attuale Ungheria orientale, a poco più di 150 km a est di Budapest. È lì che un’équipe internazionale di archeologi, antropologi e scienziati ha scavato nel profondo dell’Età del Bronzo, riportando alla luce uno dei momenti più enigmatici della preistoria europea.

Lo studio, pubblicato a maggio 2025 sulla rivista Scientific Reports, è firmato da un team multidisciplinare guidato da Tamás Hajdu dell’Università Eötvös Loránd di Budapest e Claudio Cavazzuti dell’Università di Bologna. Gli studiosi hanno esaminato i resti umani provenienti dal cimitero di Tiszafüred-Majoroshalom, confrontando due periodi cruciali: quello della cultura di Füzesabony (Età del Bronzo Medio) e quello della cultura del tumulo, o Tumulus Culture (Età del Bronzo Tardo).


Cosa accadde intorno al 1500 a.C.?

Intorno a quella data – apparentemente priva di eventi eclatanti – l’Europa centrale fu attraversata da una serie di trasformazioni che cambiarono radicalmente il volto delle società locali. L’indagine su Tiszafüred ha permesso di gettare nuova luce su questo passaggio epocale, rivelando un declino strutturale accompagnato da profonde riorganizzazioni economiche, alimentari e demografiche.


Triticum turgidum Foto di Roger Culos, Creative Commons Attribuzione-3.0

Gli scheletri custoditi nella necropoli parlano chiaro. Analisi isotopiche, esami dentali e confronti archeobotanici hanno permesso di tracciare una parabola inaspettata: nel passaggio dall’Età del Bronzo Medio al Bronzo Tardo si assiste a una drastica semplificazione del sistema sociale.


Una dieta più egualitaria, ma più povera

Uno dei risultati più sorprendenti dello studio riguarda la dieta delle popolazioni sepolte nel cimitero. Durante l’Età del Bronzo Medio, le analisi isotopiche hanno mostrato una forte disuguaglianza nutrizionale: le élite avevano accesso privilegiato a carne e proteine animali, mentre le fasce più basse si nutrivano con una dieta più povera e vegetale.

Nel Bronzo Tardo, questa differenza scompare. Ma non per un improvviso slancio di giustizia sociale: al contrario, la dieta diventa uniformemente povera, segno di un collasso nella disponibilità di risorse. La comparsa del miglio comune (Panicum miliaceum), un cereale a crescita rapida e molto energetico, segna un tentativo di adattamento.

Il sito di Tiszafüred rappresenta la prima attestazione europea del consumo sistematico di miglio, un evento chiave nella storia dell’alimentazione continentale. Ma se da un lato questa coltura garantiva raccolti rapidi, dall’altro indicava una fase di sopravvivenza, non di prosperità.


Migrazioni e nuovi equilibri demografici

Un altro aspetto analizzato nello studio riguarda la mobilità delle popolazioni. Nel periodo Füzesabony (Bronzo Medio), Tiszafüred accoglieva individui di provenienza mista: locali, ma anche migranti dai Carpazi settentrionali o dal bacino alto del Tibisco. Una comunità fluida, aperta, inserita in una rete regionale ampia.

Con la cultura del tumulo, le dinamiche cambiano. Le analisi isotopiche mostrano una diminuzione nel numero dei migranti, ma con provenienze più lontane: Transdanubio, Carpazi meridionali, forse anche l’attuale Serbia o Croazia. Questo fa pensare a una maggiore selettività e specializzazione degli scambi, in un contesto però meno dinamico e più chiuso.

La datazione al radiocarbonio colloca l’inizio di questi flussi migratori al XVI secolo a.C., periodo in cui la cultura di Barrow si espande dall’Europa occidentale verso la Piana ungherese. Tuttavia, non si trattò – come ipotizzato in passato – di una sostituzione violenta della popolazione. Al contrario: l’integrazione fu graduale e limitata, mentre il grosso delle trasformazioni avveniva per via endogena.


L’abbandono dei tell e il tramonto delle gerarchie

Uno dei segnali più eloquenti del cambiamento fu l’abbandono dei tell, i caratteristici villaggi-fortezza su colline artificiali che dominavano il paesaggio del Bronzo Medio. Questi insediamenti erano centri di potere, costruiti in posizione elevata, circondati da fossati e palizzate.

Con l’avvento della cultura del tumulo, i tell vennero progressivamente dismessi. La popolazione si disperse in insediamenti più piccoli, meno difesi e più orizzontali nella struttura sociale. Una vera e propria decentralizzazione del potere.

È un fenomeno archeologicamente documentato in tutto il bacino carpatico: la fine dei tell corrisponde alla frantumazione del vecchio ordine, all’indebolimento delle élite guerriere e probabilmente al crollo di sistemi di redistribuzione centralizzati.


La falsa immagine della “complessità crescente”

Ciò che emerge da Tiszafüred-Majoroshalom è una contro-narrazione rispetto all’idea tradizionale dell’Età del Bronzo come epoca di continua crescita e stratificazione sociale. Se nel Bronzo Medio si registrava una forte gerarchizzazione e una notevole articolazione economica, il Bronzo Tardo segnò una fase di “semplificazione”: meno mobilità, meno carne, meno potere concentrato.

Il modello economico che sostituì quello precedente si basava su un’agricoltura più instabile, dipendente da colture resilienti come il miglio, ma incapace di sostenere lo stesso livello di complessità. Anche il consumo di latticini e carne diminuì sensibilmente, sfatando l’idea di una cultura nomade pastorale associata ai tumuli.


Una crisi superata… o solo trasformata?

Questo scenario suggerisce che la crisi non fu solo ecologica o politica, ma anche culturale, e che le società dell’Europa centrale del tempo dovettero reinventarsi, ridisegnando i propri modelli abitativi, alimentari e sociali. Più che una caduta, fu una transizione verso una nuova forma di sopravvivenza, più semplice, forse più fragile, ma capace di perdurare.

Il lavoro di Cavazzuti, Hajdu e colleghi ci invita a ripensare il concetto stesso di progresso nella preistoria. Non ogni passaggio comportò un avanzamento in senso lineare; non ogni cambiamento fu segno di evoluzione. Talvolta, come accadde nel bacino carpatico, la storia andò incontro a una semplificazione, una ritirata, forse anche un atto di resilienza di fronte a mutamenti climatici, pressioni demografiche o crisi interne.


👉 Lo studio completo è consultabile a questo link: doi.org/10.1038/s41598-025-01113-z

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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa