Un piccolo disco d’argento, martellato oltre seicento anni fa nelle officine della Serenissima, è tornato alla luce sotto i cieli umidi della campagna inglese. A restituircelo è stata la dedizione di un cercatore solitario, armato di pazienza, intuito e un metal detector, in una realtà in cui tale attività è aperta e incoraggiata, contrariamente a quanto accade in Italia.
Nella piana coltivata che circonda la cittadina di Boston, nel cuore del Lincolnshire, in Inghilterra – omonima rispetto alla ben più nota città americana – il terreno custodisce segreti millenari. È proprio qui che Rob Baker, appassionato cacciatore di reliquie d’epoca, ha rinvenuto in queste ore una preziosa moneta: un soldino veneziano, coniato tra il 1400 e il 1413 sotto il dogato di Michele Steno. Questo piccolo frammento d’argento, dal valore nominale di un ventesimo di lira, si distingue non solo per la sua delicata iconografia, ma anche perché rappresenta un ponte tra culture e territori molto distanti.
Caratteristiche della moneta

Il soldino veneziano si distingue per la sua composizione in argento e per la tecnica della coniazione a martello – guardate bene nella foto scattata da Rob Baker, qui sopra – che ha donato alla moneta una forma rotonda, seppur irregolare. Sul dritto troviamo l’effigie del doge Michele Steno, raffigurato inginocchiato e accompagnato dalla bandiera di Venezia, il gonfalone, e dalla scritta ✠ MIChAEL • STEN’ DVX.

Sul rovescio, il Leone di San Marco, emblema indiscusso della Repubblica, è incorniciato in un cerchio e avvolto da una scritta che ne evidenzia l’origine e l’autorità.
Chi era il doge Michele Steno
Michele Steno, insignito del titolo di Doge della Repubblica di Venezia dal 1400 al 1413, occupa una posizione di rilievo nella storia della Serenissima in un periodo di transizione e vitali trasformazioni. Figlio di una famiglia nobile, Steno salì gradualmente alle vette del potere in una città-stato che all’epoca era un importante crocevia tra Oriente e Occidente.
Durante il suo mandato, Steno si trovò a navigare in acque agitate: la sua leadership si confrontò con complesse ed avverse dinamiche politiche sia interne che esterne, cercando di rafforzare il dominio veneziano attraverso una politica di alleanze e una riforma dell’apparato burocratico. La sua figura, meno celebrata rispetto ad altri grandi dogi, ha però lasciato un’impronta significativa, soprattutto nel modo in cui si cercò di consolidare il potere economico e commerciale della Repubblica.
Il periodo di governo di Steno vide una consolidata espansione commerciale: Venezia, grazie alla sua abilità nel tessere reti diplomatiche e commerciali, sfruttava le proprie capacità marittime per estendere la propria influenza in territori che andavano ben oltre i confini del Mediterraneo. In tale contesto, la moneta battuta sotto il suo dogato non era soltanto un mezzo di scambio, ma un simbolo tangibile della prosperità e della capacità innovativa della Repubblica, capace di adattarsi alle dinamiche di un commercio internazionale in espansione.
Il valore intrinseco dell’argento e del soldino
Il valore di questo soldino non si limitava al suo ruolo nelle transazioni quotidiane nella laguna veneziana, bensì andava ben oltre la mera funzione monetaria. Essendo composto da argento, una materia prima sempre apprezzata per il suo valore intrinseco, il soldino manteneva un valore economico anche in contesti e territori lontani dalla sua origine. L’argento, infatti, era universale nelle antiche economie come mezzo di riserva del valore, rendendo il soldino un oggetto di scambio valido non solo in Italia, ma anche in quelle realtà commerciali dove il metallo prezioso rappresentava una valuta comune.
I commerci tra Venezia e l’Inghilterra: il caso del Lincolnshire
Il ritrovamento del soldino nel Lincolnshire suggerirebbe collegamenti commerciali tra la Repubblica di Venezia e l’Inghilterra. Durante il tardo Medioevo, Venezia consolidò la sua posizione quale principale intermediario nei commerci tra Oriente e Occidente, esportando prodotti di lusso e materie prime raffinate.
In particolare, alcuni ambiti di scambio che potrebbero aver coinvolto il Lincolnshire e il resto dell’Inghilterra includono:
- Mercato dell’argento e dei metalli preziosi: L’argento, materia prima di valore, era uno dei beni commerciati su scala internazionale. I commercianti veneziani potevano scambiare l’argento o prodotti derivati, come le monete, per beni di prima necessità o prodotti finiti dell’Inghilterra.
- Prodotti tessili e spezie: Sebbene il tessile fosse in larga parte una specialità italiana, Venezia era ben inserita in una rete commerciale che includeva l’importazione di tessuti pregiati e spezie, alcuni dei quali potevano avere il Lincolnshire come mercato d’esportazione grazie ai robusti collegamenti marittimi e terrestri.
La distanza in linea d’aria tra Venezia e Boston, Lincolnshire è di circa 1.250 chilometri.
Tuttavia, se consideriamo i percorsi medievali realmente percorribili — lungo rotte marittime e terrestri — un carico partito da Venezia avrebbe probabilmente:
- navigato lungo l’Adriatico,
- costeggiato l’Italia occidentale e la Francia meridionale,
- attraversato lo Stretto di Gibilterra,
- risalito l’Atlantico fino alle coste della Manica,
- approdato in uno dei porti inglesi, come London, King’s Lynn o Hull,
- proseguito via terra fino a Boston.
In questo caso, la distanza effettiva via mare e terra potrebbe superare i 2.000 km, rendendo ancora più affascinante il viaggio di questo piccolo soldino d’argento.