Il 26 giugno 2025 la rivista Science ha pubblicato una ricerca straordinaria — “Linee femminili e mutevoli modelli di parentela nel neolitico Çatalhöyük” — che getta luce su un vecchio mito: il Neolitico era matrilocale? Oppure è solo leggenda? La nostra esplorazione prende avvio da questa domanda.
Il contesto: Çatalhöyük e la priorità femminile
Çatalhöyük, insediamento neolitico in Anatolia centrale (occupato tra 7100 e 5950 a.C.), rappresenta una delle società agricole più antiche e complesse. Qui, il ruolo del genere femminile è stato a lungo discusso, specie alla luce della presenza delle note statuette femminili, reinterpretate come possibili segni di culto della Dea Madre. La cultura popolare ha subito affermato: “il Neolitico era femmina”.
Queste statuette, rinvenute anche in Italia neolitica, da Sardegna alla Sicilia, hanno da sempre alimentato suggestioni su una centralità femminile in contesti rituali e simbolici. Ma erano sufficienti? Forse no. Finora, le prove archeologiche e paleoantropologiche hanno oscillato tra patrilocalità e patrilinearità, specialmente in Europa; il quadro, tuttavia, rimaneva sfumato e incerto.
Il cuore dello studio
Gli autori — Yüncü, Küçükakdağ Doğu, Kaptan, Mazzucato, Somel e altri 37 collaboratori — hanno analizzato isotopi stabili e resti scheletrici di 395 individui, di cui 131 paleogenomi (extra-collezioni di DNA) da 35 edifici diversi. Il risultato? Le linee di parentela tra individui sepolti nella stessa casa erano prevalentemente materne: tra il 70% e il 100%, la prole femminile restava nel suo nucleo, mentre quella maschile era più mobile.
Inoltre, le bambine ricevevano sepolture più ricche di corredi rispetto ai bambini. Il trattamento funerario differenziato suggerisce una gerarchia di genere con una spiccata attenzione alle linee femminili.
Evoluzione sociale e pratiche di parentela
Il quadro non era statico. Nelle prime fasi, le sepolture evidenziavano famiglie allargate fortemente correlate geneticamente; con l’avanzare del tempo, la parentela presente nelle stesse abitazioni si indeboliva, lasciando spazio a meccanismi analoghi all’adozione contemporanea: bambini geneticamente non imparentati condividevano la stessa casa e la dieta materna .
Tuttavia, la priorità alle linee materne è rimasta costante per un millennio. È emerso così un modello combinato: matrilocalità, mescolato a un’attenzione rituale, simbolica e sociale incentrata sul femminile, certamente non un caso isolato.
Il mito del Neolitico “al femminile”
Diversi autori del passato hanno interpretato le statuette oggi come testimonianze di un culto matrifocale: “Dea Madre”, “Madri delle nevi”, apparizioni iconiche di potere femminile. Ma queste interpretazioni mancano spesso di evidenze genetiche o strutturali . Lo studio di Yüncü et al. fornisce invece un ponte tra testimonianza simbolica (statuette) e organizzazione sociale reale (DNA, tombe, isotopi).
Matriarcato? Matrilinealità? La terminologia conta
Importanti distinzioni:
- Matrilinearità → discendenza trasmessa tramite la madre.
- Matrilocalità → le donne restano nel luogo natio, mentre gli uomini si spostano.
- Matriachismo o matriarcato → dominazione femminile su strutture istituzionali e sociali.
Lo studio di Çatalhöyük documenta matrilinearità e almeno elementi di matrilocalità, ma non prova un matriarcato politico o economico. Rimane comunque un segnale significativo di potere simbolico e rituale condiviso o guidato da personalità femminili.
Il declino e la specializzazione maschile
Col passaggio verso Età dei Metalli e produzione metallurgica, festività e guerre, si afferma un paradigma patriarcale: gli uomini assumono ruoli specialistici come fabbri e guerrieri; le linee patrilineari diventano dominanti socialmente e simbolicamente. In molte società neolitiche europee emergono strutture patrilocali; si costruiscono tombe maschili con corredi distintivi – un allontanamento rispetto a Çatalhöyük
Altre conferme: la Cina neolitica
In parallelo, uno studio sul sito cinese di Fujia (4800‑4500 a.C.) dimostra una società organizzata in due clan materni, con sepolture suddivise secondo l’albero materno e una forte eterogeneità patriarcale – ovvero, uomini provenienti da linee diverse. Un secondo caso, che rafforza il quadro di donne al centro della riproduzione sociale ed economica del Neolitico.
Conclusioni
- Çatalhöyük mostra che un millennio di organizzazione matrilineare era possibile in una società agricola complessa.
- Il trattamento privilegiato di bambine e linee femminili indica un riconoscimento simbolico e rituale stabile.
- Il Neolitico non era malignamente patriarcale né semplicemente matriarcale, ma capace di alternare modelli di genere flessibili e innovativi.
- Con l’avvio dell’Eta dei Metalli, l’affermarsi di specializzazioni maschili – armi, metallurgia – ha accentuato la deriva verso forme patriarcali.
- Due siti, due culture distanti (Anatolia e Cina), due strutture comuni: questo è un segnale che il Neolitico, in certe regioni, poteva davvero essere al femminile.