Il gesto che fa luce.
Un volto che svanisce in bianco e nero, una sagoma che si scolora nella luce. Una donna, forse Kiki, si abbandona sul lenzuolo della storia, col violino disegnato sulla schiena. È un clic senza flash, una lama d’ombra; è la forma pura dell’idea. Tutto, in Man Ray, nasce da un gesto che fa luce: la mano che chiude l’otturatore non ferma il tempo, lo trasforma.

L’artista che reinventò la fotografia
Emmanuel Radnitzky, in arte Man Ray, è stato più di un fotografo: un regista del visibile, un illusionista del reale, un funambolo tra sogno e pensiero. Nato nel 1890 a Philadelphia da genitori ebrei russi, è tra i fondatori della fotografia come arte concettuale. Dopo l’iniziale formazione a New York, entra in contatto con Marcel Duchamp e le avanguardie Dada. Ma è a Parigi, dal 1921, che esplode. Qui intreccia la sua opera con i poeti surrealisti, ritrae muse iconiche e inventa tecniche fotografiche che ancora oggi sembrano aliene: le rayografie, ottenute senza macchina fotografica, e le solarizzazioni, che restituiscono volti e corpi come apparizioni. A metà tra pittura e meccanica, tra eros e astrazione, il suo lavoro è una continua riflessione sulla natura dell’immagine e della percezione.
La mostra di Palazzo Reale: un viaggio tematico
L’autunno milanese del 2025 si apre con un’esposizione di grande fascino: MAN RAY. FORME DI LUCE, allestita a Palazzo Reale dal 19 settembre 2025 all’8 febbraio 2026. Il percorso, articolato per sezioni tematiche (autoritratti, nudi, muse, moda, rayografie), permetterà di esplorare in profondità le principali stagioni dell’opera di Man Ray. La retrospettiva raccoglie materiali rari e suggestivi: 250 opere, tra cui stampe vintage, negativi originali, collage, documenti e immagini provenienti da importanti archivi internazionali.
Chi era Man Ray: genio inquieto e visionario
Man Ray nasce negli Stati Uniti, ma è a Parigi che trova la sua patria spirituale. Artista poliedrico – fotografo, pittore, regista, designer – incarna l’ideale avanguardista di abbattere i confini tra le arti. Le sue collaborazioni con Duchamp, Picasso, Breton e Paul Éluard lo pongono al centro di una rivoluzione culturale. Negli anni Venti e Trenta, è il fotografo di moda più richiesto, ma anche il più provocatorio. Nel 1940, durante la guerra, torna negli USA, ma nel 1951 rientra definitivamente a Parigi, dove vivrà fino alla morte, nel 1976. La sua opera è disseminata nei musei più importanti del mondo, ma anche nel nostro immaginario collettivo: un metronomo che batte su un occhio, un corpo che si smaterializza nella luce, un volto che si fa pittura.
Il taglio della mostra: un ritorno al laboratorio del pensiero
L’esposizione milanese non si limita a presentare capolavori già noti. Il taglio scelto si concentra sull’aspetto sperimentale del lavoro di Man Ray: le sue tecniche rivoluzionarie, le ricerche su materiali e luci, l’ossessione per la forma e per il corpo come superficie di scrittura visiva. In mostra anche documenti d’epoca, lettere e fotografie meno conosciute, che gettano nuova luce sull’uomo oltre il mito. La mostra invita a entrare nel suo laboratorio mentale, dove ogni immagine è una domanda, una possibilità, un invito a spostare lo sguardo.
Tecniche e invenzioni: rayografie, solarizzazioni, oltre la camera oscura
La rayografia – invenzione che gli dà il nome – consiste nel posizionare oggetti direttamente su carta fotografica sensibile, esposta poi alla luce. Il risultato è un negativo poetico, privo di messa a fuoco, carico di suggestione. Con Lee Miller sperimenta la solarizzazione, un’inversione parziale dei toni che dona agli scatti un’aura spettrale. Ma è anche maestro nell’uso del collage, nella manipolazione del negativo, nel montaggio filmico. Ogni tecnica è per lui un modo per disorientare e sedurre l’occhio.
Le curiosità più affascinanti in mostra
Tra le opere esposte spicca il celebre Le Violon d’Ingres, fotografia-manifesto del surrealismo erotico.

Saranno visibili anche ritratti iconici di Kiki de Montparnasse, muse mascherate, strumenti ottici manipolati, e uno stravagante autoritratto come “oggetto d’arte”. In mostra anche alcune lettere inedite, appunti di laboratorio, pagine di diario. Un’intera sezione è dedicata ai suoi esperimenti con la moda e alle copertine realizzate per celebri riviste internazionali.
Cinque cose sorprendenti su Man Ray
- Non volle mai rivelare pubblicamente il suo vero nome.
- Realizzò cortometraggi d’avanguardia oggi considerati precursori del videoarte.
- Lavorò come fotografo per grandi maison di moda.
- Fu amico e rivale di Salvador Dalí.
- La sua tomba a Montparnasse reca la scritta: “Unconcerned but not indifferent”.
Cosa ci lascia Man Ray: immagini come idee
L’eredità culturale di Man Ray è quella di un artista che ha reso visibile l’invisibile. Ha liberato la fotografia dai suoi vincoli documentari, elevandola a forma di pensiero. La sua opera ci insegna a guardare oltre la superficie, a sospettare della realtà, a cercare poesia anche nei dettagli minimi. Guardare una rayografia oggi significa ripensare il senso stesso di ciò che chiamiamo immagine.
Date, orari, indirizzi e catalogo
MAN RAY. FORME DI LUCE
📍Palazzo Reale, Piazza del Duomo, Milano
📅 19 settembre 2025 – 8 febbraio 2026
🕒 Martedì – domenica: 10:00 – 19:30. Giovedì fino alle 22:30. Lunedì chiuso.
🎟️ Intero €15, ridotto €13. Gratuito per minori di 6 anni, guide abilitate, disabili.