Arte e letteratura. Amore e tradimento. Nuovi studi su Morgana, la Fata femminista che odiava i maschi traditori. Donna vendicatrice per le altre donne. Approfondimenti e nuove ricerche

Lei cerca di incastrare il fedifrago. Ecco, segue una traccia. Cammina nel bosco. Sente suoni di voci. Una cupa, maschile, l’altra d’usignolo. Cammina fino a sorprenderli. Lui dovrà pagare duramente la rottura del patto. Come? E come pagheranno tutti gli uomini che hanno tradito?

Morgana sorprende due amanti, in campagna. Cycle du Lancelot-Graal : III. Roman de Lancelot
© Bibliothèque nationale de France
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Il 2 giugno 2025, la Bibliothèque nationale de France (BnF) ospiterà una conferenza dedicata alla figura enigmatica di Morgana, la fata dell’amore e del tradimento. L’evento si terrà presso la sede centrale parigina, offrendo un’immersione nelle rappresentazioni medievali di Morgana attraverso manoscritti illustrati conservati nella BnF . Notevole, nell’ambito di questi studi, è l’apporto di Danielle Quéruel.

Origini letterarie: la sorellastra di Artù

Morgana droga Lancillotto Cycle du Lancelot-Graal : III. Roman de Lancelot
© Bibliothèque nationale de France
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Morgana, nota anche come Morgane o Nimüe, appare nel “Roman de Merlin” come sorellastra di Re Artù. Educata da Merlino nelle arti liberali e nella “nigromanzia” (magia nera), Morgana utilizza le sue conoscenze per sedurre e ingannare gli uomini, diventando una figura ambivalente nel ciclo arturiano .

La Prigione degli Infedeli

Una delle creazioni più celebri di Morgana è la “Val senza ritorno”, un luogo incantato dove rinchiude gli uomini infedeli nei loro giuramenti d’amore. Dopo aver scoperto il cavaliere che amava tra le braccia di un’altra donna, Morgana crea questa valle per punire l’infedeltà. In vent’anni, 253 cavalieri vi rimangono intrappolati con le loro amanti, fino a quando Lancillotto non li libera.

Ambivalenza magica: benefica e malefica

Morgana incarna una dualità affascinante: in alcune narrazioni è una fata curativa e benefica, mentre in altre utilizza la magia per fare del male, tendendo trappole e disonorando i Cavalieri della Tavola Rotonda. Le sue vittime includono Lancillotto e lo stesso Re Artù, evidenziando la sua natura ambivalente.

Simbolo del potere femminile

Oltre i secoli, Morgana è rimasta un simbolo di potere femminile inquietante e ambivalente. La sua figura rappresenta la complessità delle donne nel ciclo arturiano, oscillando tra la seduzione e la saggezza, la vendetta e la guarigione.

Conferenza BnF: un’esplorazione visiva

La conferenza del 2 giugno fa parte del ciclo “Gli eroi del romanzo arturiano” e si concentra su Morgana come personaggio femminile affascinante del ciclo arturiano. Durante l’evento, saranno presentate le stupende illustrazioni contenute nei manoscritti conservati alla BnF, offrendo un’esperienza visiva unica.

Il cavaliere che scelse l’infamia per amore

L’amore proibito tra Lancillotto e Ginevra nel “Cavaliere della carretta” di Chrétien de Troyes

Lancillotto prigioniero di Morgana Cycle du Lancelot-Graal : III. Roman de Lancelot
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È uno dei momenti più paradossali della letteratura medievale.
Lancillotto, il più nobile e valoroso dei cavalieri della Tavola Rotonda, sceglie di salire su un carro dell’infamia pur di ritrovare la sua amata: la regina Ginevra, moglie di re Artù.
Bastano due passi d’esitazione perché tutto cambi: l’onore è compromesso, l’umiliazione è inevitabile. Ma per Chrétien de Troyes, questo è solo l’inizio.

Un amore fuori dalla legge del re

Chrétien e la committenza cortese della contessa di Champagne

Le Chevalier de la Charrette non nasce per caso. Chrétien de Troyes, il più grande romanzista arturiano della Francia del XII secolo, lo compone su richiesta di Maria di Champagne, figlia di Eleonora d’Aquitania e nipote di Guglielmo IX, il primo trovatore.
Nel prologo, l’autore dichiara di aver seguito fedelmente il tema affidatogli: un cavaliere innamorato, disposto a perdere l’onore per la sua dama.
L’opera è dunque un riflesso diretto della raffinata cultura cortese delle corti aristocratiche: qui l’amore non è coniugale, bensì segreto, sovversivo, spesso adulterino. È un fin’amor che esige dedizione assoluta e sacrificio.

La vergogna del carro

L’inizio di una passione sopra le regole della cavalleria

Il punto di svolta avviene presto. Ginevra è stata rapita da Meleagant. Lancillotto si mette in viaggio per salvarla, ma lungo la strada incontra un nano che guida un carro: simbolo d’infamia, riservato ai criminali.
Il nano promette di condurlo dalla regina, ma a una sola condizione: dovrà salire sul carro.
Lancillotto esita. Due passi appena. Poi accetta.
Questo minimo intervallo temporale – questa indecisione – sarà sufficiente perché Ginevra lo accolga con gelo e disprezzo, quando finalmente la raggiungerà.
In quella brevissima esitazione Chrétien concentra tutto il dramma del cavaliere cortese: la tensione tra amour e proeza, tra la fedeltà al codice d’onore e la devozione assoluta all’amata.

La dama senza pietà

Ginevra, crudele e onnipotente, regina del cuore del cavaliere

Il ritratto che Chrétien offre di Ginevra è a tratti sorprendente.
Non è solo la regina: è la domina in senso feudale, la signora a cui il cavaliere deve obbedienza assoluta.
Lancillotto si umilia, si mortifica, si svilisce. E Ginevra, pur amandolo, lo punisce per ogni minima imperfezione.
L’autore esagera deliberatamente questa dinamica, giocando sul filo del paradosso e della caricatura.
Il cavaliere che ha osato esitare per un solo attimo deve pagare il prezzo più alto: l’indifferenza della donna amata.

Il pensiero ossessivo

Il “cavaliere pensieroso” tra letteratura e parodia

Lancillotto, trasformato dall’amore in una creatura quasi irreale, si aggira come in stato di trance.
Trovando un pettine con un capello della regina, sviene.
Quando la scorge da lontano, tenta di gettarsi dalla finestra pur di raggiungerla.
Dimentica gli avversari, non sente le sfide, cade in acqua con goffaggine.
Chrétien tratteggia con ironia questo stato di alienazione amorosa, ispirato alla lirica trobadorica, ma trasportato in contesto narrativo.
Lancillotto non è più un cavaliere invincibile, ma un uomo smarrito, privo di volontà, in balia della passione: «Non sa se esiste o no. Non sa da dove viene né dove va. Non sa se è armato. Ricorda solo una cosa: la regina.»

L’eroe martirizzato

Il Ponte della Spada, le sbarre di ferro e il culto dell’amata

L’amore richiede prove.
E Chrétien ne immagina una che ha la forza di una visione mistica: il Ponte della Spada, una lama sospesa su un fiume, che Lancillotto attraversa a mani e piedi nudi, tagliandosi fino al sangue.
Segue un altro ostacolo: la torre dove è prigioniera Ginevra ha una finestra chiusa da sbarre di ferro. Il cavaliere le piega a mani nude, ferendosi ancora.
Ma non sente il dolore: l’estasi dell’incontro con l’amata annulla ogni altra percezione.
Lancillotto si prostra davanti al letto della regina come davanti a un altare.
L’amore cortese qui assume una valenza quasi religiosa. La dama è un idolo, e l’amante è un martire.

Dall’estasi al dolore

L’unione e la separazione: «Il corpo se ne va, ma il cuore resta»

La notte d’amore è evocata come una gioia sovrumana, una festa dei sensi, una rivelazione mistica.
Ma al mattino, la separazione è inevitabile.
Lancillotto parte distrutto, privo d’anima.
Nel verso 4705 Chrétien sintetizza l’intero ethos dell’amore cortese: «Il corpo se ne va, ma il cuore resta.»
Un amore così assoluto non può essere felice, né duraturo.
È destinato al sacrificio, alla sofferenza, alla sublimazione.

Una nuova vita in prosa

Il “Lancillotto in prosa” e la rielaborazione del mito

Nel XIII secolo, il personaggio creato da Chrétien trova nuova vita.
Un autore anonimo compone un ciclo in prosa che arricchisce la storia: l’infanzia di Lancillotto, l’educazione presso la Dama del Lago, il primo incontro con Ginevra, il riconoscimento alla corte di Artù.
L’amore tra i due protagonisti resta il cuore del racconto, ma assume toni più cupi, più moralistici.
Il “Lancillotto in prosa” prepara il terreno alla condanna dell’adulterio, che si concretizzerà nel ciclo del Lancelot-Graal, dove l’amore per Ginevra impedirà a Lancillotto di trovare il Santo Graal.

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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa