L’opera di questo gigante della scultura del Novecento ha assunto i connotati di un’intera epoca, eroica e interrogativa rispetto al vissuto e al bisogno di speranza. Presto una grande antologica
Michelangelo più apprezzato di Raffaello? Secondo Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani, il 60% dei visitatori tralascerebbe le sale affrescate dall’Urbinate in favore della Cappella Sistina. La motivazione, sostiene Paolucci, è da ricercare nell’“attualità” del Buonarroti, che “sembra un nostro contemporaneo”, in pittura non meno che nella scultura.
La geometria non come fine ma come mezzo che consente di capire il significato poetico della forma
e ciò che essa nasconde. “Mi sento l’ago della bilancia - dice l’artista - che ha su un piatto Giorgio de Chirico e sull’altro Malevich”
Salvador Dalí influenzato dal Futurismo e dal Cubismo? E’ la suggestiva ipotesi avanzata da Antoni Pitxotche, direttore del Museo-teatro Dalí di Figueras, luogo nel quale è esposto per la prima volta al pubblico, fino a settembre, un piccolo olio dell’artista, intitolato Autoritratto che si dispiega in tre o anche Arlequin.
Miro' con le virgole mette in crisi Picasso. Il quotidiano è fantascienza in Bernard Faucon. Sironi è l’incubo di una modernità senza futuro. E la coreana Lee Bul? Torbidamente sublime
Lo scultore si confronta con la realtà quotidiana ricavando da una materia consunta dalla routine un senso più alto che si colloca al di là dell’abitudine di vedere senza osservare. Uomini e oggetti apparentemente senza storia divengono nuovi eroi e titani che sbrecciano la lastra della banalità
Gabriel è un artista globale, un ricercatore di immagini che traggono spunto dal degrado delle periferie delle metropoli del mondo. La grazia del suo lavoro prende origine, come per miracolo, da tale magma incandescente, di cui egli è diventato un moderno poeta
La creazione di questo mese - ragout di polpa di rane e coda di gamberi in salsa di crostacei al vino rosso - gioca sul contrasto della materia.
Da una parte, l’algida, assoluta levigatezza degli involucri - autentiche sculture, nel perfetto equilibrio volumetrico e formale - e la placida immobilità della salsa, sorta di occhio del ciclone, di quieto sole addormentato tra le concavità di un candido cielo personale; dall’altra, il sussultante palesarsi del contenuto, il lieto affastellamento di tocchetti deliziosi.
Allegra Betti van der Noot viaggia e poi dipinge il suo peregrinare tra volti, luoghi, memorie e miti. Racconta di donne-isole e isole che sembran donne. E sogna come Ulisse la terra agognata dell’approdo definitivo
Il giovane writer ha lasciato tracce del suo passaggio in tutto il mondo, con uno stile insieme ironico
ed introspettivo, sempre di forte impatto. E le sue tele, poeticamente concettuali, hanno la stessa
forza comunicativa delle sperimentazioni urbane