C’è una chiesa-grotta sotto questo prato di Castellamare. Interventi per renderla accessibile

Le indagini e le attività di monitoraggio in corso sono propedeutiche allo studio della stabilità del versante del costone della collina di Varano e della volta della grotta San Biagio, al fine di rimuovere le strutture attualmente presenti e permetterne la visita

Il consolidamento e il restauro della Grotta di San Biagio, luogo di culto risalente al V-VI secolo d.C. situata ai piedi della collina di Varano, a Castellammare di Stabia, nell’area sottostante Villa Arianna, è tra gli interventi che il Parco archeologico di Pompei sta programmando con la collaborazione del Centro Interdipartimentale dei Beni Culturali (CiBEC) dell’università di Napoli Federico II.
Le indagini e le attività di monitoraggio in corso sono propedeutiche allo studio della stabilità del versante del costone della collina di Varano e della volta della grotta San Biagio, al fine di rimuovere le strutture attualmente presenti e permetterne la visita.

Il consolidamento e il restauro della Grotta di San Biagio, luogo di culto risalente al V-VI secolo d.C. situata ai piedi della collina di Varano, a Castellammare di Stabia, nell’area sottostante Villa Arianna, è tra gli interventi che il Parco archeologico di Pompei sta programmando con la collaborazione del Centro Interdipartimentale dei Beni Culturali (CiBEC) dell’università di Napoli Federico II.

Le indagini e le attività di monitoraggio in corso sono propedeutiche allo studio della stabilità del versante del costone della collina di Varano e della volta della grotta San Biagio, al fine di rimuovere le strutture attualmente presenti e permetterne la visita.

Secondo studi recenti questo Ipogeo, cioè costruzione sotterranea, fu sfruttato dai romani per la costruzione delle loro ville di otium sulla collina di Varano. Difatti questa grotta è costituita da materiale tufaceo, materiale cioè utilizzato nelle costruzioni fino a meno di settant’anni fa, prima dell’avvento del cemento armato. Quindi, in origine, avrebbe potuto essere una grotta naturale, ampliata dai Romani per l’estrazione del tufo da costruzione. Le prime testimonianze di epoca post romana di questa grotta risalgono al V-VI secolo dell’era nostra. Secondo antichi autori (Milante, de Ruggiero, de Rosania) e autori meno recenti (Cosenza, Di Capua) questa grotta di epoca romana fu trasformata, forse, dai primi cristiani in catacomba e successivamente in chiesa dai monaci Benedettini. Questo oratorio diventa così il centro spirituale della città, primo ed unico luogo di culto, dove officiarono i primi vescovi. Questa grotta, quindi, fu trasformata in chiesa, con una pianta a croce latina, con presbiterio ed altare maggiore. L’interno è arricchito da un pregevole ciclo di affreschi di epoca altomedievale (secc. VI-X). Recenti lavori di restauro hanno svelato l’esistenza di un cimitero paleocristiano.

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Maurizio Bernardelli Curuz
Maurizio Bernardelli Curuz

Maurizio Bernardelli Curuz è uno storico e un critico d'arte. Fondatore di Stile arte, è stato direttore dei Musei Bresciani (Fondazione Brescia Musei, Pinacoteca Tosio Martinengo, Santa Giulia e Castello dal 2009 al 2014) coordinando, tra le altre cose, il dossier della candidatura Unesco di Brescia e dell'Italia Longobarda, titolo concesso dall'ente sovrannazionale. Ha curato grandi mostre sia archeologiche - Inca - che artistiche - Matisse - con centinaia di migliaia di visitatori. Ha condotto studi di iconologia e di iconografia. Ha trascorso un periodo formativo giovanile anche in campo archeologico. E' uno specialista della pittura tra Cinquecento e primo Seicento ed è uno studioso del Caravaggio. E' iscritto all'Ordine dei professionisti professionisti E' stato docente di Museologia e Museografia all'Accademia di Brescia