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Il pozzo delle meraviglie d’Orvieto è “senza fondo”. Trovate ancora brocche medievali e rinascimentali. Raccontano storie del bere


C’è da farne mezzo museo. Mezzo museo dedicato all’evoluzione della ceramica medievale italiana – con particolare riferimento all’Italia centrale – nel passaggio al Rinascimento e al Barocco. I pezzi recuperati dal pozzo di Campo della Fiera di Orvieto sono di assoluta bellezza e testimoniano una “civiltà del bere” che poggiava sulla narrazione e sulla bellezza. Che fosse acqua o vino il liquido agognato giungeva al consumatore racchiuso in una storia policroma, con una suggestione simbolica.

Le indagini e lo studio dei vari pezzi recuperati dal fondo della cavità cilindrica sono coordinate dal prof. Danilo Leone dell’Università di Foggia. Sono centinaia i pezzi recuperati. Ora c’è da chiedersi il motivo per il quale i nostri antenati si disfecero di un numero così consistente di pezzi, molti dei quali in condizioni ottime.L’acqua, infatti, rese soft l’impatto con il fondo e numerose splendide brocche vengono ora ricostituite in ogni pezzo e restaurate.

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“A -11,15 metri termina lo scavo del pozzo del convento di San Pietro in Vetere a Campo della Fiera. – dicono i membri del gruppo che si occupa del Campo – Una indagine complessa, soprattutto per la presenza dell’acqua di falda che riempie il pozzo per oltre metà della sua altezza. Per questo non possiamo non ringraziare gli amici della ASSO – Archeologia Subacquea Speleologia Organizzazione, archeospeleosubacquei di lunga esperienza e la società IRE4 di Orvieto che ha gentilmente messo a disposizione le pompe idrovore. I numerosi reperti recuperati ci aiuteranno a ricostruire la storia di questo territorio dal XIII al XVII secolo”.
Tutto si svolge nell’area del pozzo medievale, ricco di sovrapposte testimonianze, del Campo della Fiera, un sito archeologico che si trova alla base della rupe di Orvieto, dove sono stati trovati, negli anni, reperti che risalgono all’età etrusca, romana e medievale. La parte più cospicua dei reperti risale all’età etrusca. Il ritrovamento di templi, edifici, strade e fontane, ha permesso di studiare approfonditamente l’area di questo monumentale insediamento che dovrebbe corrispondere al Fanum Voltumnae, ovvero al luogo religioso federale della dodecapoli etrusca. Un punto cruciale di convergenza politica e culturale delle popolazioni etrusche che, come sappiamo, presentavano forme autonome di governo ma un patto federativo con i vicini appartenenti allo stesso popolo.

L’area fu poi frequentata in epoca romana, come dimostrano i resti di un edificio termale e di un residenza di età augustea, mentre al Medioevo risalgono i resti della chiesa di San Pietro in Vetere, che venne edificata sopra un’area sacra del santuario etrusco. L’edificio cristiano fu costruito a partire dal IV secolo – a questo periodo si riferisce un primo pavimento, restaurato nel VI e VI secolo – com’è testimoniato da un secondo pavimento a mosaico e infine nel XII secolo, quando il luogo di culto venne ricostruito e successivamente abbandonato.


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