Inquietante. Una “processione spettrale” emerge dagli scavi. Scoperta la sepoltura reale con 18 cavalli: proprio come nei racconti di Erodoto

Una straordinaria scoperta archeologica riporta alla luce un’antica sepoltura reale che sembra uscita dalle pagine di Erodoto. Durante gli scavi in una vasta necropoli, gli archeologi hanno rinvenuto una tomba monumentale contenente i resti di 18 cavalli, allineati in modo rituale. Accanto a loro, il corpo di un personaggio di alto rango, forse un sovrano, sepolto con ricchi corredi funerari.

Un sacrificio rituale per accompagnare l’aldilĂ 

Secondo gli esperti, la disposizione dei cavalli non è casuale: gli animali sembrano stati deposti in modo cerimoniale, suggerendo un rituale funerario che richiama da vicino le descrizioni di Erodoto sui riti funebri dei re sciti. Lo storico greco raccontava che, alla morte di un sovrano, i suoi cavalli e i suoi servi venivano sacrificati e sepolti insieme a lui, ricreando una sorta di “processione spettrale” destinata ad accompagnarlo nell’aldilĂ .

I resti equini mostrano chiari segni di sacrificio, con tracce di ferite inflitte prima della sepoltura. Accanto ai cavalli sono stati trovati finimenti e altri accessori, testimoniando la loro importanza simbolica nella cultura scita, dove il cavallo non era solo un mezzo di trasporto, ma un compagno fondamentale nella vita e nella morte.

Un legame con la Mongolia e l’arte della cavalleria

Questa scoperta suggerisce che la cultura scita, nota per la sua abilitĂ  equestre, potrebbe aver avuto legami ancora piĂą profondi con le prime tradizioni della cavalleria dell’Asia centrale. Gli archeologi ipotizzano infatti che i finimenti rinvenuti possano fornire indizi su scambi culturali tra la Siberia meridionale e la Mongolia, dove l’uso del cavallo era giĂ  altamente sviluppato in epoca arcaica.

Importanza archeologica e nuove prospettive

La scoperta di Tunnug 1, in Tuva (Siberia meridionale), rappresenta un tassello fondamentale per comprendere meglio i rituali funerari delle popolazioni nomadi dell’Età del Ferro. La perfetta conservazione dei resti, favorita dal permafrost, permette agli studiosi di analizzare nel dettaglio sia le pratiche funerarie che le tecniche di allevamento e addestramento dei cavalli in quel periodo.

Le ricerche proseguiranno per determinare con maggiore precisione l’identitĂ  del defunto e il significato esatto del rituale. Quel che è certo è che la “processione spettrale” di Tunnug 1 ci offre una finestra unica su un mondo antico, in cui la vita e la morte si intrecciavano in un viaggio mistico a cavallo.

Lo scavo: un ritrovamento eccezionale

Gli scavi sono stati condotti con estrema attenzione per preservare la disposizione originaria dei resti. Gli archeologi hanno impiegato tecniche avanzate di stratigrafia e fotogrammetria per documentare ogni fase del ritrovamento. La tomba, situata in una zona già nota per altre sepolture nobiliari, si è rivelata una delle più imponenti mai scoperte nella regione. Il lavoro di recupero è stato reso complesso dalla delicatezza dei resti organici, ma ha permesso di ottenere informazioni preziose sulla disposizione e sul contesto funerario.

Cosa è stato trovato?

La sepoltura contiene:

  • 18 cavalli, disposti in posizione cerimoniale, probabilmente sacrificati in onore del defunto.
  • Il corpo di un uomo di alto rango, forse un re o un principe, sepolto con armi, gioielli e oggetti di valore.
  • Corredi funerari, tra cui ceramiche raffinate, ornamenti in oro e argento, e resti di un carro da guerra.

L’orientamento della tomba e la disposizione degli elementi suggeriscono un rituale funebre complesso, legato a credenze sull’aldilĂ  e al prestigio del defunto.

Lo studio condotto dall’UniversitĂ  di Cambridge colloca la sepoltura tra il IV e il III secolo a.C., un periodo che coincide con il culmine dell’Impero Scita nella regione. Questo dato è significativo perchĂ© si sovrappone alle cronache di Erodoto, che nel V secolo a.C. descriveva i rituali funerari dei re sciti, in cui venivano sacrificati cavalli e servi per accompagnare il defunto nell’aldilĂ .

Archeologa al lavoro durante le operazioni di scavo a Tunnug. In primp piano le ossa dei cavalli emerse durante le operazioni (credit: Trevor Wallace)

Le ipotesi degli studiosi

Gli esperti ipotizzano che la tomba possa appartenere a un sovrano nomade, forse di un’antica popolazione eurasiatica. Il sacrificio dei cavalli, una pratica diffusa tra gli Sciti e altre civiltĂ  delle steppe, suggerisce un forte legame con le credenze religiose e guerriere di queste culture. L’analisi del DNA dei resti equini e umani potrĂ  fornire ulteriori dettagli sull’identitĂ  del defunto e sulle pratiche rituali della sua epoca.

Il confronto con Erodoto

Il ritrovamento richiama da vicino i racconti di Erodoto, lo storico greco del V secolo a.C., che descriveva i riti funebri dei sovrani sciti. Secondo le sue cronache, alla morte di un re, i suoi cavalli e i suoi servi venivano sacrificati e sepolti con lui, formando una sorta di corteo ultraterreno. Il recente scavo sembra confermare questi resoconti, dimostrando ancora una volta la precisione delle testimonianze storiche antiche.

Gli studi sulla sepoltura proseguiranno nei prossimi mesi, con analisi approfondite sui resti organici e sui manufatti rinvenuti. La scoperta apre nuove prospettive sulla conoscenza delle civiltà antiche e sulle loro credenze riguardo alla morte e all’aldilà.

Condividi l'articolo su:
Redazione
Redazione

Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa