STILETTATE
diTonino Zana
La campagna sconosciuta. Ho visto un verde, là in fondo, precisamente finto, confuso con una barricata di plastica. Invece autentico, lucidato dalle rugiade del mattino. Dice il contadino di non averlo mai notato, sta in mezzo a dieci tipi di verde e non se ne accorge. Un verde della lucentezza macchiaiola, un verde d’Africa, qui, a due passi dal paese. Non conosciamo la nostra buona cera e pure riempiti di azoto, illustriamo un verde museale. Non conosciamo la terra che viviamo, i suoi colori, le mutazioni positive, annotiamo il peggio e appena appare un verde preistorico non ci crediamo.
Torno a casa e a quest’ora, le 18, il verde dei campi è perfetto, è quel verde confuso con la barricata di plastica. I nostri occhi non vedono i colori vissuti nello stesso giorno e nonostante la siccità, quest’anno proprio da record, rimbalza una terra vitale. Il male inferto alla campagna è minore della sua resistenza. Approfittiamone, non siamo al punto zero, meglio starne lontani, magari affrettiamoci al rimedio, meglio per tutti. Non riguarda una questione estetica, si riferisce alla nostra salute, allo star bene tra tutti noi, persone, piante, campi, animali.
A proposito di animali: Clint, un bastardino nero e rosso è tornato da mezza ora e adesso accetta la catena lunga. Stanotte dormirà dietro la caldaia, abbaierà per guardia e non per freddo al costo di una carezza e di due ore libere tra il verde reale di questi campi di sempre.
Le stilettate di Zana. Con i boschi di Cesare Bertolotti. Abbiamo perso sensibilità verso le tonalità del verde
La campagna sconosciuta. Ho visto un verde, là in fondo, precisamente finto, confuso con una barricata di plastica. Invece autentico, lucidato dalle rugiade del mattino. Dice il contadino di non averlo mai notato, sta in mezzo a dieci tipi di verde e non se ne accorge. Un verde della lucentezza macchiaiola, un verde d'Africa, qui, a due passi dal paese. Non conosciamo la nostra buona cera e pure riempiti di azoto, illustriamo un verde museale. Non conosciamo la terra che viviamo, i suoi colori, le mutazioni positive, annotiamo il peggio e appena appare un verde preistorico non ci crediamo