Le Stilettate di Zana. Con Vincenzo Campi. Beni culturali: non sappiamo cucinare la nostra bellezza

Cuciamo e cuciniamo la nostra bellezza visto che cuciniamo tante di quelle verdure e carni e sapori da essere intrisi di ispirazioni - dico del naso che tira su - non certo appena di zucca amara, dalla mattina alla sera

Vincenzo Campi (1530/1535 ca.-1591), Cucina, ante 1580, olio su tela, 220 cm x 145 cm, Brera, Milano
STILETTATE
di Tonino Zana
Ho visitato il circo massimo di Santa Maria Capua Vetere, l’arena di Spartaco, dei migliori gladiatori al mondo. Bella la pietra, ricca la storia in didascalia, nessun visitatore di martedì, nessuno. Che spreco! Persone intelligenti e preparate di lì, amici, non conoscevano bene il luogo e appena ho suggerito di una mancanza, ovunque, di un’unione delle bellezze in una città, in un circondario, di una presentazione dell’anfiteatro di Spartaco alla Reggia di Caserta e viceversa una volta al circo massimo e via di seguito, hanno condiviso.
Così è da noi, a Brescia, la Pinacoteca non si lega a Santa Giulia ed essa scompare da piazza Vittoria e dalla provincia, i laghi si prendono per conto loro e in questo modo scade l’offerta di una terra intera di arte di cultura di lavoro di intelligenza e di conoscenza siccome Ermengarda non disdegnerebbe di stare a tavola con Romanino e Raffaello e Moretto e loro sorriderebbero al Bigio se il Bigio non fosse tenuto in prigionia da contese ridicole.
Per non dire della provincia, ricca più di ogni altrove di principi e principesse, di castelli e di palazzi, di chiese stracolme di genialità estetica in pittura e in architettura e dovendo tacere sui primi fortilizi poi castelli e quindi fortezze fino alla caduta e un poco dopo di Napoleone, il dittatore democratico, come Cesare, come dieci altri.
Cuciamo e cuciniamo la nostra bellezza visto che cuciniamo tante di quelle verdure e carni e sapori da essere intrisi di ispirazioni – dico del naso che tira su – non certo appena di zucca amara, dalla mattina alla sera.

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Maurizio Bernardelli Curuz
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